Economia

Tim, Labriola: superate stime, nel 2023 cresciamo anche in Italia

Roma, 16 feb. (askanews) - Il contesto macroeconomico è profondamente mutato rispetto all'anno scorso. Si è fatto più complesso con un'inflazione galoppante e tassi di interesse in rialzo. Ma nonstante questo Tim ha chiuso il 2022 con risultati superiori alle guidance con ricavi in crescita di oltre il 3%, trainati dal Brasile e dai buoni risultati della business unit Enterprise. Il piano industriale per il prossimo triennio vede un'azienda che sembra aver voltato pagina con una ripresa dei ricavi e del margine operativo lordo anche per il mercato interno, dopo ben sei anni. A presentare i risultati alla comunità finanziaria è stato l'amministratore delegato, Pietro Labriola, che ha rivendicato i risultati ottenuti e di aver mantenuto la parola al mercato con un'azienda che può guardare al futuro con più serenià.

"Abbiamo invertito un attimo alcune posizioni dal punto di vista della strategia di marketing. Cerchiamo di essere e di attivarci come market leader. Siamo molto attivi sui tavoli di crisi per spiegare che le telecomunicazioni in Italia stanno cambiando quindi bisogna fare qualcosa di diverso. Ricordo che siamo la seconda azienda italiana in termini di investimenti in Italia, qualcuno non lo ricordava e quindi abbiamo anche bisogno di regole che ci garantiscano un'adeguata remunerazione in un mercato in cui finanziarsi costa. Devo ricordare che siamo anche l'azienda più grande dal punto di vista del consumo energetico. Siamo la seconda azienda italiana come consumi energetici ma non ci viene riconosciuto un beneficio fiscale. Abbiamo ripreso una leadership sia nel mercato, quaindi quanto competiamo con i nostri concorrenti sia per i tavoli così detti di politica industriale".

Obiettivo del gruppo attraverso una gestione indipendente delle sue 4 business unit il taglio del debito in una prospettiva di consolidamento del mercato in cui Tim potrebbe giocare un ruolo di player. Una tendenza, ha spiegato Labriola, che coinvolge tutta Europa e che è sotto certi aspetti inevitabile. Per questo un eventuale scorporo e vendita della rete potrebbe servire al gruppo a focalizzarsi meglio su altre attività strategiche. Al momento Tim sta valutando le opzioni in campo dopo una prima offerta del fondo Kkr.

"Se leggiamo anche gli amministratori delle altre aziende hanno detto o stanno dicendo che c'è un'esigenza, non è un desiderio, è un'esigenza per rendere e far tornare questo settore un settore profittevole. Se lo dice anche l'amministratore delegato dell'ultimo operatore entrato in Italia vuol dire che c'è qualcosa di cui c'è bisogno. È chiaro che guardando alle regole antitrust, è abbastanza difficile che noi riusciremo ad essere un player e quindi a giocare una partita attiva fintanto che siamo verticalmente integrati. È difficile che tu possa giocare una partita fintanto che tu hai un dato livello di debito. L'eventuale vendita della rete ti mette nell consizioni da un lato di ridurre il debito e dall'altro di perdere dei vincoli probabili Antitrust per poter giocare un ruolo in un consolidamento del mercato".

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