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Tav, Giorgetti: per stop serve Parlamento, mai parlato di crisi

di Andrea Gagliardi e Alessia Tripodi

Tav: il tunnel, il percorso, i costi

3' di lettura

«Non abbiamo mai parlato di crisi di governo: siamo una forza politica responsabile e siamo sempre stati disponibili, come lo siamo oggi, a cedere qualcosa per il bene comune». Lo ha detto Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, a Mezz’ora in più. Parole rilanciate dal leader della Lega Matteo Salvini: «Mai parlato di crisi. Io non cambio e continuo a ribadire che il Governo va avanti fino alla fine». Le dichiarazioni arrivano il giorno dopo il compromesso trovato tra Lega e M5s sulla Tav. Lunedì 11 marzo partiranno gli “avis de marchés”, gli «inviti a presentare la candidatura», per i primi tre lotti, in territorio francese, per scavare 45 chilometri del tunnel di base della Tav. Entro sei mesi saranno revocabili. Una mossa - giocata sul piano giuridico e lessicale - che evita, per ora, la crisi di governo perché permette sia alla Lega che al M5s di cantare vittoria. «I bandi partono», dice il partito di Matteo Salvini. «Partiranno tra sei mesi solo se ci sarà l’ok italiano a un'opera in toto ridiscussa», ribattono dal Movimento di Luigi Di Maio.

LA LETTERA DI PALAZZO CHIGI

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LA RISPOSTA DI TELT

Giorgetti: per stop Tav serve Parlamento
«Ricordatevi che per fermare definitivamente la Tav occorre un passaggio parlamentare perché si tratta di un Trattato internazionale approvato dal Parlamento
e né Conte né il Cdm può prendere decisioni sopra il
Parlamento» ha sottolineato ancora Giorgetti parlando di Tav a Mezz'ora in più di Lucia Annunziata. E lo ha detto senza negare che un passaggio parlamentare di questo tipo possa rappresentare «un problema serio» per l’esecutivo.

Di Maio: questo governo durerà altri 4 anni
«Questo è un governo che durerà altri quattro anni. Abbiamo portato a casa delle battaglie nel primo anno, ma dobbiamo ragionare a trent'anni. Si dovrà dire
che quel processo lo ha avviato il M5S al governo» ha affermato invecer il vicepremier Luigi Di Maio intervenendo al Villaggio Rousseau. Ieri Di Maio aveva parlato di «grande successo» con «il rispetto del contratto di governo». Mentre Salvini aveva sotttolineato che «non c'è nessuno che vince o che perde, la Lega governa perché vincano gli italiani», assicurando che «non c’è nessuna crisi in vista». E aggiungendo: «La situazione economica è tale che nessuno si può permettere di giocare sul futuro degli italiani»

L’ANTICIPAZIONE: Tav, compromesso Salvini-Di Maio: lettera di Palazzo Chigi per bandi con «clausole di dissolvenza»

Anche la sottosegretaria M5S al Mef, Laura Castelli, si è affidata ai social per annunciare che «abbiamo ottenuto il rinvio dei bandi per il Tav che partiranno tra 6 mesi, solo se Italia Francia raggiungeranno un accordo serio». «Tutto questo - ha scritto ancora - senza nessun costo per lo Stato e senza toccare i soldi degli italiani». Ipotesi che sarebbe confermata da fonti di governo Cinquestelle, secondo le quali la società italo-francese Telt sarebbe pronta ad accettare il rinvio dei bandi.

Chiamparino: lettera Palazzo Chigi da repubblica delle banane
«Se i bandi non partono senza se e senza ma, il governo vada in Parlamento e si assuma le sue responsabilità. Se non è in grado di farlo, se ne vada a casa», ha accusato il presidente della regione Piemonte, Sergio Chiamparino, parlando a Torino a margine del flash mob delle madamin (le sette professioniste torinesi che guidano il movimento “Sì Tav”) a favore della Torino Lione. La lettera di Palazzo Chigi invita Telt «a non fare i capitolati d'appalto, lasciando aperto uno spiraglio non chiarissimo, vedremo lunedì», ha detto Chiamparino, secondo il quale «è come se il governo dicesse di far partire le manifestazioni d'interesse, sapendo già che i capitolati d'appalto non saranno mai affidati - ha aggiunto- una roba da Repubblica delle banane».

Lunedì Cda Telt per ok ai bandi. Imprese pronte ad azioni legali
L’appuntamento clou è per lunedì 11 marzo, quando il Cda della concessionaria italo-francese Telt dovrà dare il via libera ai bandi da 2,3 miliardi per la realizzazione del tunnel di base, passo necessario per non perdere i 300 milioni di fondi europei al progetto della Torino-Lione. Dal canto loro, le imprese piemontesi coinvolte nel progetto della Torino Lione si dicono pronte a valutare azioni legali nel caso i bandi non dovessero partire o nel caso «venissero messe in campo azioni per rallentare o contrastare l’opera».

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