Giustizia

Giustizia, come funziona la riforma della prescrizione: rischio ricalcolo per 12mila processi

Ecco cosa prevede il lodo Conte-bis, che intende correggere il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado in vigore dal 1° gennaio

di Valentina Maglione e Bianca Lucia Mazzei

Prescrizione, ecco cosa prevede il lodo Conte-bis

4' di lettura

Se il lodo Conte-bis diventerà legge, le assoluzioni in appello per cui scatterà il recupero del periodo di prescrizione bloccato dopo la condanna in primo grado saranno circa 12-14mila. Negli ultimi anni (2017 e 2018) è stato questo infatti il numero dei processi per i quali la Corte d’appello ha ribaltato con un’assoluzione il verdetto di condanna emesso dal tribunale.

Sarebbe questo l’effetto più problematico del lodo Conte-bis: vale a dire l’intesa raggiunta da M5S, Pd e Leu (il nome viene proprio dal deputato Federico Conte di Leu che l’ha proposta) per modificare il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, in vigore dal 1° gennaio scorso.

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Lo stop alla prescrizione è una bandiera grillina, non condivisa dagli alleati di Governo, tanto da mettere a rischio la maggioranza. Le trattative per superarlo hanno partorito il lodo Conte-bis, un accordo che si basa su un diverso trattamento per assolti e condannati in primo grado.

Secondo l’intesa, la prescrizione si bloccherà infatti solo per i condannati, mentre per gli assolti continuerà a decorrere. Se, però, il giudizio di appello riformerà il verdetto del tribunale e trasformerà la condanna in un’assoluzione, un sistema di ricalcolo restituirà all’imputato i tempi di prescrizione perduti.


COME FUNZIONERÀ LA NUOVA PRESCRIZIONE

Come decorrerà la prescrizione se verrà approvato il lodo Conte bis e l'impatto numerico in base ai processi penali conclusi nel 2018

COME FUNZIONERÀ LA NUOVA PRESCRIZIONE

Ma cerchiamo di capire l’impatto del lodo per ogni grado di giudizio.

Nel processo di primo grado resta la prescrizione
Il blocco della prescrizione scattato il 1° gennaio scorso e il lodo Conte-bis che intende modificarlo non investono il primo grado di giudizio: nelle procure e nei tribunali, quindi, il decorso del tempo continua a essere una causa di estinzione del reato.

In particolare, si continuano ad applicare le regole stabilite dalla legge “ex Cirielli”, varata durante il terzo Governo Berlusconi, per cui il reato si prescrive se decorre il tempo che corrisponde alla pena massima prevista dal Codice e comunque almeno sei anni per i delitti e quattro per le contravvenzioni.

Ma quanti sono i reati che vanno in fumo prima di arrivare alla sentenza di primo grado? Secondo i dati elaborati dal ministero della Giustizia (che esclude le pronunce delle sezioni Gip e Gup), nel 2018 sono stati 45.200, il 15% delle 303.283 pronunce.

Il diverso trattamento per assolti e condannati
La riforma Bonafede in vigore dal 1° gennaio blocca la prescrizione dopo la sentenza di primo grado: in pratica, in caso di impugnazione, i procedimenti restano in piedi fino a che non si arriva alle sentenze d’appello o di Cassazione.

Con il lodo Conte-bis, invece, la prescrizione continuerebbe a scorrere solo nei casi di assoluzione: in base ai dati 2018, si tratterebbe di circa 63mila processi, il 21% del totale delle sentenze di primo grado.

Fanno eccezione i casi in cui la prescrizione scada entro un anno dalla sentenza di primo grado e il Pm faccia appello: il lodo prevede che il decorso del tempo resti sospeso per un anno e sei mesi in modo da finire il processo. Lo stesso schema si ripete dopo la sentenza di appello: se la prescrizione scade entro un anno, resta sospesa per sei mesi.

Nei casi di condanna, invece, la prescrizione resterebbe sospesa. Sarebbe l’ipotesi più ricorrente: nel 2018 le sentenze di condanna sono state quasi 160mila, il 53% del totale delle pronunce.

Nel 2018 le sentenze di condanna sono state quasi 160mila, il 53% del totale delle pronunce

Conferma della condanna in appello
Con il lodo Conte-bis, lo stop definitivo alla prescrizione scatterà con la conferma in appello della condanna emessa dal giudice di primo grado. A questo punto la prescrizione non solo smetterà di decorrere ma non potrà più in alcun modo essere recuperata.

In base ai dati del ministero della Giustizia, quella della doppia condanna è la situazione più frequente. Nel 2018, circa il 45% (35.154) delle 78.315 sentenze emesse dalle Corti d’appello ha confermato completamente la decisione di condanna formulata in primo grado. Ci sono poi altre 29.250 verdetti sempre di condanna (il 38% del totale) che hanno sì “riformato” le decisioni di primo grado ma, come ha spiegato il procuratore generale in Cassazione in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario 2020, senza ribaltare una precedente assoluzione. Il più delle volte (dati precisi però non ce ne sono), hanno infatti solo modificato la misura della pena o delle statuizioni accessorie. Nell’ottica della prescrizione, si tratterebbe quindi sempre di doppie condanne e quindi di stop definitivo.

Gli assolti in secondo grado
La situazione più complicata è quella dei condannati in primo grado e dichiarati innocenti in appello. In questo caso infatti, gli assolti si vedranno restituire il periodo di prescrizione che avrebbero maturato se non fosse scattato lo stop dopo la prima condanna. Nel 2018, il ricalcolo avrebbe riguardato 11.849 casi, circa il 15% del totale delle sentenze. Di più nel 2017: 13.920, il 19% delle sentenze emesse quell’anno (72.192).

In base alle informazioni attuali, si potrebbero quindi verificare situazioni in cui - se non ci fosse stato il blocco dopo la condanna in primo grado - la prescrizione sarebbe maturata prima della sentenza di appello. L’imputato rischierebbe così un allungamento dei tempi processuali che non avrebbe subìto se fosse stato assolto già in primo grado.

Per approfondire:
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