bioplastica

Bio-On accusata di false comunicazioni sociali: ai domiciliari il presidente Astorri

False comunicazioni sociali da parte di una società quotata e manipolazione del mercato: sono le accuse nei confronti dei vertici di Bio-On, società bolognese quotata in Borsa e operante nel settore delle bioplastiche

di Monica D'Ascenzo

4' di lettura

False comunicazioni sociali da parte di una società quotata e manipolazione del mercato: sono le accuse nei confronti dei vertici di Bio-On, importante società bolognese quotata in Borsa e operante nel settore delle bioplastiche. La Guardia di Finanza sta eseguendo tre misure cautelari personali emesse dal Gip di Bologna nei confronti di altrettante figure apicali dell’azienda. In corso anche il sequestro di beni per 150 milioni di euro. Borsa Italiana ha annunciato che i titoli di Bio-On «sono sospesi dalle negoziazioni» e che «seguiranno comunicazioni».

Arresti domiciliari per il presidente Marco Astorri, misure cautelari interdittive del divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche per il vicepresidente Guido Cicognani e il presidente del collegio sindacale Gianfranco Capodaglio. Nove indagati in tutto e sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie per 150 milioni di euro. Sono questi i primi dettagli sull’operazione “Plastic Bubbles”, con l’accusa di falso in bilancio e manipolazione del mercato. Le indagini della Guardia di Finanza di Bologna, partite nel luglio scorso dopo la pubblicazione del report da parte di un fondo americano (Quintessential), hanno evidenziato “numerose irregolarità in ordine alla formazione dei bilanci e all’informazione societaria riportata al mercato, con particolare riferimento ai ricavi e al livello di produzione dichiarati dalla società. «Le false informazioni di bilancio - evidenzia il Gip - sono risultate strettamente funzionali ad accrescere la capitalizzazione» e, conseguentemente, rendere più appetibili sul mercato le azioni della società.

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Il fondo speculativo Quintessential aveva messo in dubbio la trasparenza dei bilanci e le capacità produttive dello stabilimento di Castel San Pietro Terme. Nel report, dal titolo “Una Parmalat a Bologna” si parlava di una società che si regge su «un castello di carte», ha una «situazione finanziaria precaria» e una contabilità che «presenta serie irregolarità». Bio-on, guidata dal presidente Marco Astorri, aveva smentito e presentato denuncia.

Lo scontro Quintessential/Bio-on
La vicenda è partita prima dell’estate con uno scontro a suon di comunicati fra la società quotata all’Aim e il fondo Quintessential. Il fondo, che ha una posizione ribassista sul titolo Bio-On, aveva pubblicato a metà luglio un rapporto che accusava la società di illeciti sui bilanci e di conflitti di interesse. Sul mercato era arrivata una pioggia di ordini di vendita e a niente erano servite le note di ferma smentita di Bio-On. Gli investitori si aspettavano chiarezza, che non è arrivata però dalla raffica di note incrociate che si erano susseguite nelle settimane successive.

Dopo la notizia di stampa del report, infatti, il fondo era tornato all’attacco con nuove accuse, sostenendo che il management dell’azienda emiliana «è stato colto in flagrante con nuove falsità». La società emiliana di plastica biodegradabile aveva annunciato il 29 agosto 2013 un accordo con Virdhi, «che dopo sei anni non ha prodotto niente», secondo il fondo. che proseguiva: Virdhi è stata presentata come una società tecnologica, «ma lo è solo in apparenza». Secondo Quintessential Virdhi non è una start up innovativa e non è neppure una società indipendente ma «è una scatola vuota che fa capo a Marco Astorri e Guido Cicognani, i due fondatori di Bio On». Virdhi, sostiene sempre il fondo, è stata creata soltanto un mese prima dall’annuncio dato da Bio On. Il fondo sostiene che «questo comportamento ingannevole del management di Bio On non è degno di una società quotata e pertanto è necessario un allontanamento di Astorri e Cicognani».

Sul fronte Bio-On, il management aveva risposto con un nuovo comunicato sottolineando che «i contenuti diffusi citano fonti che hanno forti conflitti di interesse rispetto all'operato Bio-on, pertanto non possono essere considerati come pareri di terze parti disinteressate». La società specifica «di avere dimostrato che la commercializzazione di prodotti in Pha dalla propria tecnologia è possibile, avendola attuata con successo con partner internazionali (Unilever, Kartell)» e che l'impianto di Castel S.Pietro Terme «è funzionante e operativo».

Il fondo, però, non aveva indietreggiato neanche di fronte al fatto che Bio-On aveva deciso di intraprendere azioni legali, presentando una denuncia dei fatti aui carabinieri di Bologna.

Gli antefatti
In precedenza Quintessential aveva inoltrato le risposte del revisore consulente del fondo, Maurizio Salom, che il 9 luglio scorso aveva fornito il parere in base al quale era nato il report. Il rapporto di Salom sottolineava la «fumosità» delle argomentazioni legate al tema delle immobilizzazioni, che nel bilancio 2018 avrebbero dovuto essere valutate con gli stessi criteri di quelle già completate. Secondo il parere, sono invece evidenti indicatori di perdita di valore, a partire dal raddoppio dei costi di produzione, dall'assenza di una produzione di vendite significative nel 2019 prima della redazione del bilancio, dall'assenza di un business plan operativo e della effettuazione di un impairment test. Il revisore chiedeva quindi lumi sull’andamento «delle vendite al 30 giugno 2019». Inoltre, per quanto riguarda le licenze, l’iscrizione all'attivo del loro valore sarebbe dovuto avvenire solo nel caso di verifica di poter ususfruire di benefici futuri, con un piano economico-finanziario che mostri i tempi e i costi dei progetti di sviluppo degli impianti e le modalità di finanziamento, cosa che non è avvenuta. Secondo Salom, quindi, «i valori delle vendite potrebbero risultare “gonfiati” per la parte imputabile alle licenze». Infine, sul fronte dei crediti, le affermazioni di Bio-On non corrisponderebbero «a quanto rappresentato nel bilancio, dove il 98% dei crediti sono iscritti tra quelli incassabili a breve». I 12,5 milioni incassati tra i crediti «sono quelli relativi all'operazione con la partecipata Zeropack, che ha ricevuto da Bio-On 6 milioni di euro per un aumento di capitale che sono stati poi “restituiti” alla Bio-on per il pagamento delle licenze». Una vicenda che preannuncia nuovi capitoli.

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