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Bio-On, l’attacco nel report di Quintessential

La vicenda che vede coinvolta Bio-On era partita a fine luglio, con un’inchiesta de Il Fatto basata su un rapporto di Quintessential che accusava la società Bio-On di illeciti sui bilanci e di conflitti di interesse

di Monica D'Ascenzo

2' di lettura

La Procura di Bologna ha disposto tre misure cautelari e il sequestro di beni per 150 milioni a carico della società quotata Bio-On che produce bioplastiche. L’accusa è di false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato.
La vicenda è partita a fine luglio, con un’inchiesta de Il Fatto basata su un rapporto di Quintessential che accusava la società Bio-On di illeciti sui bilanci e di conflitti di interesse. Sul mercato era quindi arrivata una pioggia di ordini di vendita e a niente erano servite le note di ferma smentita di Bio-On.

Gli investitori si aspettavano chiarezza, ma il comunicato emesso dalla società sottolineava che «i contenuti diffusi citano fonti che hanno forti conflitti di interesse rispetto all’operato Bio-On, pertanto non possono essere considerati come pareri di terze parti disinteressate».

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Il fondo Quintessential, però, non indietreggiava neanche di fronte al fatto che Bio-On stava valutando azioni legali. A questo proposito Bio-On presentava una denuncia dei fatti ai carabinieri di Bologna.

In precedenza Quintessential aveva inoltrato le risposte del revisore consulente del fondo, Maurizio Salom, che il 9 luglio scorso aveva fornito il parere in base al quale è nato il report. Il rapporto di Salom sottolineava la «fumosità» delle argomentazioni legate al tema delle immobilizzazioni, che nel bilancio 2018 avrebbero dovuto essere valutate con gli stessi criteri di quelle già completate. Secondo il parere, erano invece evidenti indicatori di perdita di valore, a partire dal raddoppio dei costi di produzione, dall’assenza di una produzione di vendite significative nel 2019 prima della redazione del bilancio, dall’assenza di un business plan operativo e della effettuazione di un impairment test. Il revisore chiedeva quindi lumi sull’andamento «delle vendite al 30 giugno 2019».

Inoltre, per quanto riguarda le licenze, l’iscrizione all’attivo del loro valore sarebbe dovuto avvenire solo nel caso di verifica di poter ususfruire di benefici futuri, con un piano economico-finanziario che mostri i tempi e i costi dei progetti di sviluppo degli impianti e le modalità di finanziamento, cosa che non era avvenuta. Salom, quindi, scriveva che «i valori delle vendite potrebbero risultare “gonfiati” per la parte imputabile alle licenze».

Infine, sul fronte dei crediti, il report diceva che le affermazioni di Bio-On non corrisponderebbero «a quanto rappresentato nel bilancio, dove il 98% dei crediti sono iscritti tra quelli incassabili a breve». I 12,5 milioni incassati tra i crediti «sono quelli relativi all’operazione con la partecipata Zeropack, che ha ricevuto da Bio-On 6 milioni di euro per un aumento di capitale che sono stati poi “restituiti” alla Bio-On per il pagamento delle licenze».

Ora il nuovo capitolo della vicenda, con le misure cautelari e il sequestro di beni per 150 milioni.

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