FESTA DEL CINEMA DI ROMA

Ieri il Libano, oggi la Siria: anche sullo schermo la storia si ripete

Il film «1982» ci riporta all’invasione israeliana di 37 anni fa e ci ricorda che, oggi come ieri, i conflitti troppo spesso finiscono in tragedia. Con un tocco di realismo magico che lo rende un film imperfetto ma necessario

di Eugenio Bruno

2' di lettura

Se è vero che la storia si ripete, in alcune zone del mondo lo è ancora di più. E la vasta area che si estende dal Mar Nero al Golfo Persico è una di questa. A ricordarcelo è 1982 di Oualid Mouaness che porta sugli schermi della Festa del cinema di Roma l’invasione del Libano di 37 anni fa da parte delle forze israeliane. Proprio nei giorni in cui, qualche centinaio di chilometri più a nord, le truppe turche hanno sconfinato in Siria per reprimere le milizie curde dello Ypg.

Il messaggio di speranza
Come sottolineato da diversi commentatori internazionali il plot di oggi è lo stesso di allora: con il pretesto di difendere i confini nazionali un paese potente ne invade all’improvviso un altro alle prese con una sanguinosa guerra civile, ma lo fa solo per colpire una comunità precisa. E se la speranza che almeno il finale sia diverso, visto che quell’operazione si concluse con il massacro di Sabra e Chatila, il film coprodotto da Libano, Usa, Norvegia e Qatar ci inculca un messaggio di speranza. Grazie a un mix tra il realismo magico a cui la cinematografia mediorientale attinge spesso e i Manga giapponesi che hanno formato l’immaginario di tante giovani generazioni in giro per il mondo.

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L’anno dei mondiali e della guerra
A differenza di tanti altri lungometraggi che hanno attinto alla stessa pagina di storia stavolta guerra la vediamo filtrata a attraverso la fantasia di un bambino. Mentre in Spagna iniziano i mondiali di calcio che vedranno trionfare l’Italia di Bearzot, a Beirut comincia l’ultimo giorno di scuola. In un istituto privato e anglofono della capitale libanese seguiamo, quasi minuto per minuto, i tentativi dell’undicenne Wissam di confessare alla compagna di classe Joanna l’amore che prova per lei. È proprio attraverso le orecchie dei bambini che sentiamo il conflitto avvicinarsi, con il rombo sempre più frequente degli aerei. Presto è la volta degli occhi che vedono i tank cominciare a farsi strada e le prime bombe cadere dal cielo. E dal mare dove sono ormai arrivate le navi da guerra della Marina israeliana.

Tra storia e tragedia
La reazione di alunni e maestri è opposta: alla curiosità dei primi fa da contraltare il panico dei secondi. Tra cui spicca uno dei volti più noti del cinema mediorientale, Nadine Labaki appena vista in Cafarnao. Un susseguirsi di piccoli gesti quotidiani ci conduce verso un finale di speranza. Che riscatta un film dal ritmo altalenante e lo rende quasi necessario. Per ricordarci che non solo la storia si ripete ma quando lo fa molto spesso finisce in tragedia. E a pagarne il conto sono spesso gli ultimi.

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