dopo i primi casi

Il coronavirus in Italia, come difendersi da rischi reali e fake news

La mortalità finora è in linea con quella di una tradizionale sindrome influenzale e il rischio di contagio è limitato. Le precauzioni: dalla mascherina al lavaggio delle mani

di Marzio Bartoloni

Coronavirus, i consigli per chi viaggia

4' di lettura

Il coronavirus è arrivato ufficialmente anche in Italia. Positiva ai test una coppia di turisti cinesi ora ricoverata a Roma. Provenienti da Wuhan, erano atterrati a Milano il 23 gennaio e avevano fatto alcune tappe intermedie prima di arrivare 4 giorni fa in un hotel della capitale. La notizia era attesa, ma ora cosa succede? Che cosa rischia l’Italia? La reazione del Governo italiano è stata pronta sin dallo scoppio della crisi con controlli a tappeto sugli arrivi in aeroporto dalla Cina e sui casi sospetti e ora è in arrivo la dichiarazione dello stato di emergenza .

Quanto è pericoloso il virus
La prima raccomandazione è: niente panico. Se fossero vere le stime sugli oltre 200 morti di fronte a 10mila casi si parla finora di una mortalità del 2% , ma se i casi fossero 50mila - come qualcuno segnala perché i numeri sarebbero sottostimati - andiamo a una mortalità molto inferiore, che è perfettamente in linea con la mortalità di ogni altra sindrome influenzale.

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Basti pensare al numero di morti che fa l’influenza stagionale: in un anno, solo in Italia, 3mila diretti e 7-8mila indiretti. Tra l’altro finora la mortalità da coronavirus si è dimostrata molto più bassa rispetto ad altre pandemie del passato: la Sars ha provocato 813 decessi su 8.400 casi, con una mortalità quindi del 10% circa, mentre la Mers ha colpito 2.500 persone causando 858 decessi, con un indice di letalità del 30%.

Rispetto alle vittime causate in Cina dal coronavirus, bisogna vedere poi quanto questi decessi siano legati alle condizioni del paziente di base (anziani e persone con altre patologie) e quanto anche al sistema sanitario cinese, perché probabilmente non tutti gli ospedali sono organizzati per curare al meglio la polmonite.

LA MAPPA DEL CONTAGIO NEL MONDO
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In Italia al momento rischio contagio basso
Per ora non si può parlare né di pandemia né di epidemia in Italia. I casi acclarati sono al momento quelli dei due cinesi in arrivo da Wuhan che hanno incubato il virus dalla Cina e ora sono ospedalizzati (all’Istituto Spallanzani di Roma), così come sono state immediatamente isolate le altre persone che erano con loro.

Al momento  nessun caso di contagio diretto nel nostro Paese
La chiusura dello spazio aereo per i voli in arrivo dalla Cina e il monitoraggio sui possibili casi sospetti dovrebbe limitare al massimo la possibilità di contagi nel nostro Paese. Gli ultimi voli prima della chiusura del traffico sono atterrati agli aeroporti di Malpensa e Fiumicino.

Lo sbarco dei passeggeri è avvenuto con la consueta procedura prevista dal ministero della Salute, con i medici della Sanità aerea muniti di protezioni, tuta, guanti e maschere i quali hanno misurato la temperatura, consegnato l’apposito vademecum e richiesto a tutti di compilare una scheda con i dati sulla residenza ed eventuali spostamenti per poter tracciare i passeggeri in caso di eventuale contagio.

Intanto l’aereo che dovrà rimpatriare i cittadini italiani bloccati a Wuhan è atteso domenica mattina 2 febbraio e per loro è previsto un periodo di quarantena di 14 giorni in una caserma a Roma.

Coronavirus: Italia prima nell’attivare gli screening in aeroporto

Come si definisce un caso sospetto
Il ministero della Salute ha appena inviato una circolare alle Regioni con la definizione di caso sospetto per la segnalazione. Si deve trattare di una persona con infezione respiratoria acuta grave (febbre, tosse e che ha richiesto il ricovero in ospedale) e «senza un'altra eziologia che spieghi pienamente la presentazione clinica».

Devono però ricorre almeno una delle seguenti condizioni: storia di viaggi o residenza in aree a rischio della Cina, nei 14 giorni precedenti l'insorgenza della sintomatologia; oppure il paziente è un operatore sanitario che ha lavorato in un ambiente dove si stanno curando pazienti con infezioni respiratorie acute gravi ad eziologia sconosciuta.

L’altro possibile caso riguarda invece una persona con malattia respiratoria acuta e almeno una delle seguenti condizioni: contatto stretto con un caso probabile o confermato di infezione nei 14 giorni precedenti l'insorgenza della sintomatologia; oppure «ha visitato o ha lavorato in un mercato di animali vivi a Wuhan, provincia di Hubei, Cina, nei 14 giorni precedenti l'insorgenza della sintomatologia; oppure ha lavorato o frequentato una struttura sanitaria nei 14 giorni precedenti l'insorgenza della sintomatologia dove sono stati ricoverati pazienti» con infezioni da coronavirus

Come difendersi: dalla mascherina al lavaggio delle mani
La corsa all’acquisto delle mascherine, a detta degli esperti, è praticamente inutile. L’impiego non professionale della mascherina non rientra infatti tra le raccomandazioni dell’Oms e del ministero della Salute che ha pubblicato le regole per la migliore protezione dal virus respiratorio sul suo sito.

Le principali precauzioni da assumere sono le stesse di quando si ha l'influenza: si va dell'igiene delle mani (lavare spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni alcoliche almeno per 20 secondi) allecautele come quella di starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso, gettando i fazzoletti utilizzati in un cestino chiuso immediatamente dopo l'uso e lavando le mani.

Consigliate anche pratiche alimentari sicure come quelal di evitare carne cruda o poco cotta, frutta o verdura non lavate e le bevande non imbottigliate. Infine è meglio evitare il contatto ravvicinato, quando possibile, con chiunque mostri sintomi di malattie respiratorie come tosse e starnuti.

Per approfondire:
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