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Sanremo 2020, le canzoni in anteprima: ecco le pagelle

Anastasio e Junior Cally stupiscono, poi Bugo e Morgan ma anche i Pinguini Tattici Nucleari. Con Rita Pavone vince il kitsch. I nostri giudizi «cattivissimi»

di Francesco Prisco

Sanremo, bufera sull'uscita di Amadeus su Francesca Sofia Novello

7' di lettura

Sono 24 le canzoni in gara a Sanremo 2020 per la categoria Big. «Per tutti i mesi in cui ho lavorato al Festival, sono diventate la playlist che mi portavo in giro ovunque andassi», ha detto il direttore artistico Amadeus, durante la conferenza stampa di anteprima ascolto, tenutasi presso la sede Rai di Milano. Con lui, anche Stefano Coletta, neo-direttore di Rai 1 che, al termine della seduta, ha detto di «avere già in mente quello che potrebbe diventare il podio ma mi guarderò dal dirvelo». In alternativa, vi diremo l’effetto che hanno fatto su di noi.

Achille Lauro (Ansa)

Achille Lauro, Me ne frego 5.5
Ritorno all’insegna del dancefloor e della cantabilità per il trapper più furbo del giro dei trapper. Dovrebbe essere una canzone d’amore, ma il titolo strizza astutamente l’occhio al politically uncorrect, specialità della casa. Promette la nostalgia di quando c’era lui, ma alla fine parla di «fragole e panna montata al veleno». Pensata per piacere. E arrivare al podio.

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Alberto Urso (Ansa)

Alberto Urso, Il sole ad est 4.5
Rullo di tamburi e grandi manovre orchestrali per questo epigono del tenorismo pop che prova a muoversi alle stesse coordinate dei vari Andrea Bocelli e il Volo. La modernità, questa sconosciuta. Se non fosse per una drum machine che affiora qua e là. Di che parla? Risposta scontata: l’amor che move il sole e l’altre stelle. «Per te ho nel cuore il sole ad est/ E nel mondo ovunque vada/ mi ricorderò la strada che porta fino a te». Pensata per le mamme di ieri. Che son le nonne di oggi.

Bugo e Morgan (Ansa)

Bugo e Morgan, Sincero 7.5
Visto che Tommasone Paradiso ha fatto i soldi con le ambientazioni anni Ottanta, perché uno che è bravo non deve cavalcare il filone? Se quelli bravi sono addirittura in due, la cosa potrebbe funzionare eccome. Il brano è una specie di testamento di due grandi reduci dell’indie quando era indie: «Volevo fare il cantante delle canzoni inglesi/ così nessuno capiva che dicevo», canta Bugo. «Abbassa la testa/ lavora duro/ paga le tasse/ buono buono», si sfoga Morgan. Più sincero di così...

Anastasio (Ansa)

Anastasio, Rosso di rabbia 8
Chitarre distorte e slide sulla dobro per il vincitore di X Factor 2018: più che un rap Rosso di rabbia è un talkin’ blues poggiato su un riff. Il testo parla di terrorismi e sabotaggi: «Perfetto/ sono un rivoluzionario provetto/ è corretto/Ma se davvero hai capito cosa ti ho detto/ allora hai visto un paralitico che si alza dal letto». Un rivoluzionario che fa una botta sola, come Il Bombarolo di De André. Se non lo avete capito: il ragazzo punta al podio.

Diodato (Ansa)

Diodato, Fai rumore 4.5
Ballatona intima piano e voce che nel refrain cresce esattaente come tutti si aspettano. «Che fai rumore qui/ E non lo so se mi fa bene/ Se il tuo rumore mi conviene/ Ma fai rumore sì/ Che non lo posso sopportare/ Questo silenzio innaturale/ Tra me e te». Diodato è un altro che, quest’anno, torna sempre da lei. Potrebbe essere il Sanremo dell’eterno ritorno.

Elodie (Ansa)

Elodie, Andromeda 5
L’accoppiata Mahmood-Dardust, vincente a Sanremo 2019, stavolta parla al femminile e lo fa attraverso Elodie. Ambientazioni moderniste, ritornello danzereccio-acchiapponico: «La mia fragilità è la catena che ho dentro/ Ma se ti sembrerò piccola/ Non sarò la tua Andromeda». E scusate se è poco. In effetti non è moltissimo, ma in ottica gara può arrivare lontano.

Enrico Nigiotti (Ansa)

Enrico Nigiotti, Baciami adesso 3
Cantautorato mainstream senza grande fantasia in quanto a idee e soluzioni musicali: «Tu sei quello/ Che proteggo dentro me/ Ancora adesso/ Che ti leggo senza scrivere». E poi: «Baciami, baciami, baciami adesso». Per chi non avesse capito dove vogliamo andare a parare.

Elettra Lamborghini (Ansa)

Elettra Lamborghini, Musica (e il resto scompare) 5
Chitarre spagnoleggianti che già il maestro Gigi D’Alessio vent’anni fa, ritmo reggaeton, perle di riccanza: praticamente l’idea platonica del latin tamarro. Segnatevi queste massime: «La vita è corta per l’aperitivo». Oppure: «Mi piace guardare le luci dell’alba/ Girare nuda per casa e nessuno mi guarda». Parafrasando il titolo: Elettra Lamborghini e il resto scompare.

Francesco Gabbani (Ansa)

Francesco Gabbani, Viceversa 6
Si dice che l’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Nel caso di Gabbani, finora due passaggi in Riviera e due vittorie. Stavolta però è un po’ più sofisticato rispetto ai tempi della scimmia nuda. Il cantautore carrarino porta una ballata che si movimenta nel ritornello sull’insostenibile leggerezza di chi ce l’ha fatta ma poi scopre che deve ricominciare: «E detto questo che cosa ci resta/ Dopo una vita al centro di festa? Protagonisti e numeri uno/ Invidiabili da tutti e indispensabili a nessuno». Il triplete non sarà facilissimo.

Giordana Angi (Ansa)

Giordana Angi, Come mia madre 3
Ballata pianistica sul rapporto madre-figlia. Vi ricordate «Son tutte belle le mamme del mondo»? Aggiornatela al tempo della gig economy: «Ti chiedo scusa se non ti ho mai detto quanto ti voglio bene». Oppure: «Perché l’amore non è solo un posto/ È il tuo modo di fare». Quindi: «E se un giorno sarò una mamma/ vorrei essere come mia madre». Va bene lo zucchero, ma attenti al diabete.

Michele Zarrillo (Ansa)

Michele Zarrillo, Nell’estasi o nel fango 4
Un grande reduce dei grandi festival - nel senso del budget - degli anni Ottanta, torna in Riviera con un pezzo che parla dell’amicizia, parte latineggiante e approda a un ritornello ballabile che sembra un prodotto dell’ultimo Nek: «Vorrei fosse vero/ Vorrei ora è chiaro/ Sto qui come vedi/ Io resto ancora in piedi/ Sia nell’estasi o nel fango». Zarrillo che prova a non fare Zarrillo. Straniante.

Junior Cally (Ansa)

Junior Cally, No grazie 8
Rap che poggia i piedi su un riff rock tagliente, testo sintonizzato sulle cose che succedono là fuori: ce n’è per Salvini («Spero si capisca/ Che odio il razzista/ Che pensa al Paese/Ma è meglio il mojito») e per Renzi («E pure il liberista/ Di centro sinistra/ Che perde partite/ E rifonda il partito»). Ma pure i leoni di tastiera M5S stiano in campana: «Dovrei puntare il dito contro/ E fare il populista/ Non fare niente tutto il giorno/ E proclamarmi artista/ No no/ No no no grazie». Gran bel pezzo.

Paolo Jannacci (Ansa)

Paolo Jannacci, Voglio parlarti adesso 6
Figlio di cotanto padre, Paolo Jannacci scrive per la figlia: «Voglio parlarti adesso/ Solo per dirti che nessuno può da questo cielo/ in giù volerti bene più di me». Parole semplici e profonde per provare a descrivere sentimenti semplici e profondi. Sfida complicatissima.

Irene Grandi (Ansa)

Irene Grandi, Finalmente io 6
Con Irene Grandi torna al festival Vasco Rossi, autore del brano insieme con Gaetano Curreri, Roberto Casini e Andrea Righi. Una bottarella di vita: «Facciamolo adesso/ Oppure è lo stesso». Pop grintoso che da una strofa roccheggiante esplode nel più classico ritornello easy listening: «Ma quando canto... sto da Dio/ Lo so che quando canto finalmente io». Irene Grandi fa Irene Grandi. Sufficienza alla carriera.

Le Vibrazioni (Ansa=

La Vibrazioni, Dov’è 5
Ballatona pianistica che in altri tempi avrebbe furoreggiato. Nei primi anni Duemila, quando c’era la fanbase delle Vibrazioni. Adesso, parafrasando il ritornello, la fanbase delle Vibrazioni «Dov’è dov’è dov’è».

Rancore (Ansa)

Rancore, Eden 6
Rap su beat d’ambientazione classicheggiante con lo sguardo rivolto ai grossi temi internzionali: «L’11 settembre ti ho riconosciuto/ Tu quando dici grande mela/ È un codice muto tu vuoi nemici sempre/ Se la strega è in Iraq/ Biancaneve è con i sette nani/ E dorme in Siria». Sei politico.

Pero Pelù (Ansa=

Piero Pelù, Gigante 4.5
Pure il frontman dei Litfiba è caduto sulla via di Completamente Sold Out. In quanto a musica, siamo al pop thegiornalistico. Il testo, scritto sempre dal nonno rock Pelù, parla del nipotino e l’effetto è curiosamente kitsch: «Cavalcare draghi e mostri già ti penso/ dacci dentro». Piero, ma come? Hai una storia!

Pinguini Tattici Nucleari (Ansa)

Pinguini Tattici Nucleari, Ringo Starr 7.5
Qualcuno diceva che i Beatles sono la più grande prova dell’esistenza di Dio. Non sappiamo se Riccardo Zanotti, frontman e autore dei Pinguini Tattici Nucleari, sia d’accordo con l’assunto ma di sicuro individua nel batterista dei Fab Four una perfetta metafora esistenziale: «In un mondo di John e di Paul/ Io sono Ringo Starr». Il funky pinguinesco flirta con gli strombazzanti arrangiamenti pepperiani. Il testo fotografa una generazione e strizza l’occhio a Mamma Rai («Gli amici ormai si sposano alla mia età/ E io m’incazzo se non indovino all’eredità»). Non il miglior pezzo dei Pinguini Tattici Nucleari in assoluto, ma una porta che può aiutare molti a entrare nel loro mondo.

Levante (Ansa)

Levante, Tikibombom 6
Pop sofisticato scritto per immagini da cui si coglie su un atto d’accusa a una società sessista e discriminatoria: «Ciao tu, freak della classe/ Femminuccia vestito con quegli strass/Prova a fare il maschio/Ti prego insisto». Così è, se vi pare.

Marco Masini (Ansa)

Marco Masini, Il confronto 5
Ognuno, arrivato alla mezza età, fa una specie di bilancio esistenziale. Masini si guarda allo specchio e parla a sè stesso («La vita è un flipper/ E ci giochiamo»). Ne esce fuori una ballata piano e voce, «urlando oltre la paura del confronto». Il solito, prego.

Rita Pavone (Ansa)

Rita Pavone, Niente (Resilienza 74) 4
La leggendaria Pel di Carota torna all’Ariston con un’improbabile cavalcata pop: «Niente, qui non succede proprio niente». E invece è successo di tutto dalla sua volta ultima partecipazione a Sanremo. È come se Rita Pavone avesse preso ripetizioni, ma dovendo concentrare quattro decadi in poche ore, ha capito quello che ha capito. Perché tutto questo?

Riki (Ansa)

Riki, Lo sappiamo entrambi 3
I dolori del giovane ex concorrente di talent: «Però qualcosa non torna/ tralsciando i ricordi che ho dite». Pop iper-prodotto, buono solo per i fan. Forse.

Tosca (Ansa)

Tosca, Ho amato tutto 6
E, per la rubrica i grandi classici, Tosca torna a Sanremo. Ballata pianistica jazzy con sopra un carico di bel canto. Solennità di chi scrive un testamento: «Se tu mi chiedi in questa vita cosa/ Ho fatto io ti rispondo/ ho amato tutto». Vintage.

Raphael Gualazzi (Ansa)

Raphael Gualazzi, Carioca 5.5
È da un po’ che Gualazzi lavora per alleggerirsi. Stavolta ci invita a ballare una specie di samba: «Non me ne importa di quel che pensi/ Non me ne importa di quel che senti/ Non mi ricordo neanche chi sei tu». Musicista sopraffino, trovate non sempre eccezionali.

PER APPROFONDIRE:
Musica, classifiche sempre più local
Fenomenologia di Sanremo

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