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Vaccino, J&J e Novavax presentano i risultati: buona efficacia sulla variante inglese, meno su quella sudafricana

La somministrazione one-shot di Johnson & Johnson ha generato una forte protezione contro Covid-19 in un ampio studio in fase avanzata. Settimana prossima chiederà l’autorizzazione alla Fda. Serviranno invece 2-3 mesi per il prodotto della biotech Novavax

di Francesca Cerati

(Reuters)

4' di lettura

Mentre si discute animatamente sulla riduzione delle forniture di vaccini contro il Covid-19, altre aziende protagoniste della corsa alla vaccinazione annunciano i risultati dei loro studi. La più attesa era Johnson & Johnson che ha appena reso noti i dati sul suo vaccino monodose: l’efficacia varia tra il 72% negli studi condotti negli Stati Uniti e un tasso inferiore al 66% nello studio condotto in tre continenti e contro più varianti. Scende poi a solo il 57% in Sud Africa, dove circola la mutazione B.1.351, che è quella che preoccupa di più.

Nello studio J&J, condotto in otto paesi, il 44% dei partecipanti proveniva dagli Stati Uniti, il 41% dall'America centrale e meridionale e il 15% dal Sud Africa. Poco più di un terzo dei volontari aveva più di 60 anni. Il vaccino utilizza il comune virus del raffreddore (adenovirus) per introdurre le proteine ​​del coronavirus nelle cellule del corpo e innescare una risposta immunitaria.

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La società ha detto che prevede di fornire 1 miliardo di dosi nel 2021 e produrrà il vaccino negli Stati Uniti, in Europa, in Sud Africa e in India. Gli Stati Uniti hanno un accordo per acquistare 100 milioni di dosi per un miliardo di dollari. L’Europa ha acquistato 400 milioni di dosi.

Difficile compare questi risultati con quelli forniti da Pfizer e Moderna, dal momento che all’epoca non esistevano ancora le mutazioni che oggi circolano e che interessano proprio la proteina Spike, la porzione del virus contro cui agiscono i vaccini.

J&J prevede di richiedere l'autorizzazione per l'uso di emergenza alla Food and Drug Administration statunitense la prossima settimana.

C’è poi un'altra azienda americana che potrebbe richiedere a breve l'autorizzazione di emergenza alla Fda per il suo vaccino. Si tratta della piccola biotech Novavax, la quale ha annunciato che il suo candidato ha fornito un'elevata efficacia – pari all'89,3% - in uno studio condotto in Gran Bretagna su 15.000 persone di età compresa tra i 18 e gli 84 anni.

Ma oltre all'efficacia, l'analisi preliminare - sempre secondo la società statunitense - suggerisce che il vaccino è efficace all'85,6% contro la mutazione inglese. Al momento non ci sono altri dettagli, nè pubblicazioni.

Il vaccino è però stato un po' meno efficace in un secondo studio condotto in Sud Africa, dove è prevalente la variante chiamata B.1.351. Nello studio su oltre 4.400 persone, il vaccino è stato efficace al 60% nella stragrande maggioranza delle persone positive al Covid, percentuale che scende però al 49,4%, quando sono stati contati anche 240 pazienti Hiv positivi (che hanno un sistema immunitario compromesso), si legge in una nota.

Risultato che conferma gli studi di laboratorio condotti da Moderna, dai quali emerge che gli anticorpi innescati dal suo vaccino sembrano essere un po’ meno potenti contro la nuova variante sudafricana e che stanno spingendo le aziende ad “aggiornare” i propri vaccini.

Novavax sta anche conducendo un ampio studio anche negli Stati Uniti e in Messico. Ad oggi ha arruolato 16.000 persone e prevede di completare l'arruolamento fino a 30.000 persone a metà febbraio. Non è ancora chiaro se la società richiederà l'autorizzazione di emergenza per distribuire il vaccino sulla base delle sperimentazioni nel Regno Unito e in Sud Africa, o se aspetterà i dati della sperimentazione Usa-Messico. Il che significa tra due o tre mesi.

Novavax ha ricevuto un finanziamento di 1,6 miliardi di dollari dal governo degli Stati Uniti per la sperimentazione del vaccino e per 100 milioni di dosi e almeno 388 milioni di dollari dalla Coalition for Epidemic Preparedness Innovation (Cepi), un gruppo sostenuto da 14 governi, dalla Bill and Melinda Gates Foundation e dal Wellcome Trust britannico. Il governo britannico ha già ordinato 60 milioni di dosi del vaccino Novavax, che sarà prodotto a Stockton-on-Tees, nel nordest dell'Inghilterra.

Come funziona il vaccino Novavax

Non utilizza le piattaforme tecnologiche a Rna messaggero come quelli di Moderna e Pfizer / BioNTech, nè piattaforme che impiegano virus del raffreddore inattivati, come quelli di AstraZeneca e CanSino Biologics. Il vaccino di Novavax è più convenzionale, con un approccio simile a quello utilizzato da Sanofi per produrre il suo candidato, e che alla base di quelli già impiegati contro l'epatite B o contro il Papillomavirus.

Sono chiamati a “subunità proteica”, perché impiegano una proteina (o parte di essa) del virus, più un composto che potenzia l'immunità chiamato adiuvante, In laboratorio si producono copie della proteina spike - quella il coronavirus utilizza per entrare nelle cellule - veicolate da particelle lipidiche.

L'adiuvante è un composto di origine vegetale, la saponina, che stimola la risposta immunitaria. Questi passaggi aggiuntivi rendono questo tipo di vaccini più lenti da sviluppare rispetto a quelli che forniscono istruzioni genetiche.

Novavax dice che sta già producendo vaccini in sei sedi operative e si aspetta di arrivare a un totale di otto stabilimenti in sette paesi per produrre 2 miliardi di dosi all'anno, incluso il Serum Institute of India. Non è però ancora chiaro quanto possano essere sostenibili ritmi di produzione massicci per un'azienda relativamente piccola.

E sempre oggi l'Ungheria ha approvato il vaccino anti Covid cinese Sinopharm: Budapest diventa così la prima capitale dell'Ue a dare il disco verde al vaccino sviluppato dall'omonima casa farmaceutica statale del Paese. La settimana scorsa l'Ungheria era stato il primo Paese Ue ad approvare il vaccino russo Sputnik V.

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