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Diritto d’autore, ricavi mondiali 2021 in crescita (ma ancora sotto il pre Covid)

Il rapporto Cisac: raccolta a 9,6 miliardi (+5,8%), boom del segmento digital (+27,9%). L’Italia si conferma sesto mercato globale ma ha sofferto tanto

di Francesco Prisco

Museo della Scienza, arte digitale e musica per nuove connessioni

3' di lettura

I ricavi globali da diritto d’autore tornano a crescere, nel 2021, con la ripresa degli spettacoli dal vivo ma si attestano comunque al di sotto dei livelli pre Covid. È quanto emerge dal nuovo Rapporto Cisac, la confederazione mondiale delle società che, come Siae, raccolgono royalties per conto di chi crea e pubblica le opere: la raccolta nell’anno in questione ha raggiunto quota 9,6 miliardi di euro per un incremento del 5,8% sullo sciagurato 2020. La crescita del 27,9% delle royalties digitali, incoraggiata anche dalla crescita degli abbonamenti streaming, non è bastata a bilanciare il parziale stop agli eventi 2021. Il dato complessivo è determinato appunto da broadcasting (3,6 miliardi, -1,5%), digital (3,1 miliardi) e live (1,6 miliardi, -0,7 per cento).

L’avanzata del digitale

Nonostante il trend positivo dello streaming, in particolare durante e dopo il Covid, il digitale rappresenta ancora soltanto il 32,6% di tutta la raccolta di royalties: meno della metà di quanto il digital pesa invece nell’industria discografica. Gli incassi dal comparto dei live e della musica di sottofondo sono rimasti pressoché invariati nel 2021, attestandosi a 1,6 miliardi di euro, ma pur sempre registrando un -45,8% rispetto ai 2,9 miliardi di euro del 2019.

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Italia sesto mercato mondiale

L’Italia, con ricavi pari a 412 milioni, in lievissimo calo rispetto all’anno precedente (-1,2%), si conferma il sesto mercato mondiale del diritto d’autore, alle spalle di Stati Uniti (capofila con oltre 2 miliardi di business), Francia, Regno Unito, Germania e Giappone. Tra i principali dieci mercati del mondo il nostro Paese è quello che rispetto al 2019 ha pagato un pegno maggiore (-3,2%), in virtù delle politiche particolarmente restrittive sul versante spettacoli dei governi Conte e Draghi. La musica resta il principale pilastro del mercato globale: a livello mondiale muove 8,3 miliardi di euro (+7,2%). Ma attenzione: i ricavi arrivano dalla raccolta digitale, cresciuta del 27,9%, non certo dal live. Anche nel segmento musica l’Italia è sesta, a quota 308 milioni (-0,8%).

Gli altri segmenti di mercato

L’audiovisivo vale 608 milioni (-2,8%) e qui l’Italia è terza forza a quota 52 milioni dietro Francia e Svizzera. Le arti visive valgono 196 milioni (-1,2%) con il nostro Paese sesta forza a 10 milioni. Drama a quota 89 milioni (-13,8%) con Italia prima forza mondiale (36 milioni, -14,6%). Chiude il quadro la letteratura, con una raccolta dal 199 milioni (-3,9%) e l’Italia settima potenza (5,9 milioni, -3%).

Per Björn Ulvaeus, membro fondatore degli Abba e presidente di Cisac, «le royalties digitali stanno crescendo in modo impressionante, ma il mercato dello streaming è ancora un business incompleto sul versante della garanzia agli autori di un giusto reddito. Gran parte delle informazioni necessarie a identificare e remunerare i creatori delle opere, una volta che queste sono caricate sui servizi di streaming, sono incomplete o mancanti. Il risultato è che una grande quantità di denaro resta sul tavolo, anziché finire nelle tasche dei creatori delle opere». Per Gaetano Blandini, direttore generale uscente di Siae, «nonostante i primi segnali di ripresa del settore, siamo ancora lontani dai numeri del periodo pre-pandemia e la crisi economica internazionale causata anche dalla tragedia della guerra in Ucraina continua a creare serie difficoltà a causa della complessità della situazione. È un periodo di grandi cambiamenti e gli esiti sono difficilmente prevedibili». Uno scenario in cui, comunque la si voglia mettere, la tutela del diritto d’autore resta un tema centrale per l’economia dell’entertainment.

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