Il dilemma delle Borse

Inflazione Usa temporanea o duratura? Dai chip alla politica fiscale i perché della fiammata

L’inflazione negli Stati Uniti è temporanea o duratura? Il dilemma che tiene i mercati sulle spine non ha risposta. Perché alcuni fattori dureranno poco, altri di più. Ecco quali

di Morya Longo

In portafoglio strumenti per compensare il rischio inflazione

3' di lettura

Durerà o non durerà? Fenomeno transitorio o duraturo? Come tanti Amleto senza pace, sui mercati gli investitori continuano a girare intorno a questo dilemma. Senza trovare risposta. Né pace. La fiammata di inflazione in Usa (+4,2%) e in altre parti del mondo è temporanea oppure è destinata a durare? La domanda non è capziosa: dalla risposta dipenderà infatti il comportamento delle banche centrali e dunque il destino dei mercati.

Se l’inflazione fosse temporanea (come ripetono i banchieri centrali) allora per i mercati non ci sarebbe da preoccuparsi: le politiche monetarie potrebbero restare espansive a lungo. Se invece fosse almeno in parte strutturale, allora le banche centrali potrebbero ritirare gli stimoli prima del previsto. E per i mercati i dolori potrebbero essere forti.

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Qual è dunque la risposta giusta? Dato che nessuno lo sa, si può fare solo una cosa: pesare su due diversi piatti della bilancia i fattori che fanno pensare a un fenomeno temporaneo e quelli che fanno invece propendere per uno più duraturo. La realtà sta probabilmente nel mezzo: dove si fermerà l’asticella, però, è difficile da prevedere.

Inflazione temporanea: le riaperture

Un balzo dell’inflazione era atteso da tutti. Dopo un anno di economie paralizzate dai lockdown, era normale che alla ripartenza ci fosse un balzo dei prezzi. «Fin tanto che è legato alla fine della pandemia, ha carattere temporaneo», osserva Andrea Delitala, head of investment advisory di Pictet Am. «Anche perché molti fattori deflattivi, che c’erano già prima della pandemia, persistono tutt’ora - aggiunge Alberto Gallo, capo delle strategie di credito globale di Algebris -: dalla tecnologia alla demografia, fino alla bassa produttività». Tutto questo porta a pensare che la fiammata sia temporanea.

Inflazione temporanea: la carenza di materie prime

Anche perché è dovuta ad un altro fenomeno in parte legato alle riaperture: la carenza di materie prime. Rame, palladio, plastica ma anche chip: con le riaperture, e il balzo della domanda da parte delle aziende, si è creato un collo di bottiglia nelle forniture che ha lasciato molte aziende senza materie prime.

Secondo i dati di Capital Economics, in Eurozona quasi il 40% delle imprese del settore plastica-gomma lamenta la carenza di materia prima, contro una media storica inferiore al 20%. Problemi ci sono anche per tanti altri settori. Questo ha aumentato i prezzi delle materie prime, alimentando la fiammata inflattiva. «Siamo convinti che il rally delle materie prime sia destinato a invertirsi - scrive però Caital Economics -, così che le pressioni inflazionistiche nei Paesi avanzati possano risultare temporanee».

CARENZA DI MATERIE PRIME

CARENZA DI MATERIE PRIME

Inflazione duratura: l’altra faccia delle materie prime

Ma siamo sicuri che la carenza di materie prime sia solo momentanea? Materiali come il rame sono fondamentali per la transizione energetica su cui ormai puntano tutti i Paesi industrializzati: la loro carenza, a fronte di una domanda che crescerà, potrebbe durare a lungo. Stesso discorso per i chip: in un mondo che diventa sempre più digitale, la domanda potrebbe aumentare. E questo potrebbe impattare a lungo sull’inflazione: «Più dei prezzi delle materie prime, ciò che può davvero premere sull’inflazione è la loro scarsità», commenta Capital Economics. Perché questo ridurrebbe la produzione di beni: meno auto significa prezzi più alti.

Inflazione duratura: effetto deglobalizzazione

Ma ci sono altri elementi che potrebbero premere strutturalmente sull’inflazione: Alberto Gallo evidenzia per esempio la deglobalizzazone. «Oggi viviamo in un contesto in cui la produzione di beni strategici è spesso decentralizzata e le catene delle forniture molto lunghe - osserva -. Questo può diventare un pericolo in caso di tensioni geopolitiche o di pandemie, così vari Paesi stanno adottando politiche per rimpatriare le produzioni, almeno dei beni strategici, e diventare più indipendenti». Questo potrebbe premere sui prezzi.

Inflazione duratura: le politiche fiscali

Ci sono poi le politiche fiscali, diventate tutto d’un tratto ultra-espansive. Questo potrebbe essere un fenomeno temporaneo, legato al Covid. Ma rispetto all’austerità che ha caratterizzato l’ultimo decennio, qualcosa potrebbe cambiare a lungo in futuro: «L’austerità ormai è politicamente difficile da fare», chiosa Gallo. Ecco perché, rispetto al decennio passato, l’inflazione potrebbe restare più alta.

L’anello mancante: il mercato del lavoro

La variabile ancora mancante, per creare vera inflazione strutturale, è il mercato del lavoro. «Questo farebbe propendere per la temporaneità dell’attuale fiammata inflattiva», osserva Delitala di Pictet Am. «Negli Usa durante la pandemia sono stati persi fino a 22 milioni di posti di lavoro e tutt’ora 7,5 milioni sono mancanti rispetto al pre-Covid - aggiunge -. Inoltre i salari non stanno salendo». E se la gente non lavora e non ha soldi in tasca, l’inflazione difficilmente può essere strutturale. Il dilemma dunque resta insoluto.

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