L’ACCORDO ONU

Il Global Compact e la «bufala» dell’invasione migratoria

di Alberto Magnani

(EPA)

3' di lettura

Il governo italiano ha annunciato mercoledì 28 novembre che non aderirà al Global Compact for migration , nome abbreviato di «Global Compact for Safe, Regular and Orderly Migration»: un documento Onu che stabilisce linee guida e best practice sull’immigrazione, frutto di un processo negoziale durato due anni e avviato con la Dichiarazione di New York su migranti e rifugiati (2016).

Il testo avrebbe dovuto essere approvato ad un summit in programma il 10 e l’11 dicembre a Marrakech, in Marocco, prima del testacoda ufficializzato - con toni diversi - dal premier Giuseppe Conte e il suo vice Matteo Salvini . Conte sostiene che l’argomento deve essere «parlamentarizzato», passando per un dibattito in aula prima dell’adesione formale del Paese. Salvini ha messo in chiaro che il «Governo italiano non firmerà alcunché e non andrà a Marrakech», lasciando la parola definitiva al parlamento. L’attacco più frontale è arrivato da Paolo Formentini, capogruppo della Lega alla Commissione Esteri alla Camera, con una risoluzione che spiega «punto per punto» perché sfilarsi dall’accordo. «Ci sembra assurdo - dice Formentini - dare a un organismo non eletto che non risponde direttamente ai cittadini una competenza propriamente statale».

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Perché il Global compact non ruba competenze
Il dettaglio che sfugge alla risoluzione di Formentini è che il Global compact non sottrae alcune «competenze statali» ai paesi aderenti. Il testo propone una cooperazione internazionale incentrata sul raggiungimento di 23 obiettivi, dall’analisi sistematica dei dati sui flussi migratori alla collaborazione dei paesi sui rimpatri, senza intaccare il principio di sovranità nazionale. Un principio messo in chiaro dagli stessi autori del documento: il Global compact, si legge nel testo, non è un trattato internazionale, non è vincolante e «afferma il diritto sovrano degli Stati a determinare la loro politica di migrazione nazionale e la loro prerogativa di governare la migrazione nella propria giurisdizione, in conformità al diritto internazionale».

Come spiega Matteo Villa, ricercatore Ispi ed esperto di migrazioni, il documento ha poco più di un valore «simbolico» per tracciare una linea comune sulla questione migratoria. «È molto simile ai documenti programmatici dell’Onu - dice Villa - Non dà alcun obbligo, è una sorta di consiglio sul fatto che le migrazioni andrebbero gestite internazionalmente. Ma non è quello che dice anche questo governo?». Il dietrofront dell’Italia e di altri paesi europei, d’altro canto, avrà un impatto minimo sulle sorti del documento. Esponenti del governo spiegano che l’Italia «non firmerà» l’accordo. Anche volendo, però, non sarebbe stato possibile: come spiega la Commissione europea, «non ci sarà alcuna firma: l’adozione del testo avrà luogo per acclamazione o su voto, con la richiesta di una maggioranza di almeno due terzi». La seconda ipotesi è formalmente possibile, ma sfavorita nella prassi. Come testimonia il fatto che i paesi contrari all’intesa preferiscono saltare del tutto la conferenza, piuttosto che tentare la via del voto in Marocco.

La bufala del documento «immigrazionista»
La linea della Lega, comunque, non è un caso unico. Il documento è finito nel mirino delle destre populiste in tutta Europa e di molti paesi centro-orientali (fra i paesi contrari Austria, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Croazia, Slovacchia, Bulgaria), con l’accusa di obbligare gli Stati ad accettare nuove regole e promuovere slogan «immigrazionisti» (espressione che dovrebbe alludere a una ideologia pro-immigrazione). La questione dell’«obbligo» è smentita dal fatto che il documento non ha il valore di un trattato, mentre il «rispetto della sovranità nazionale» viene difeso in maniera esplicita. Il secondo capo di imputazione, «l’esaltazione della migrazione», trova pochi riscontri fra le righe del testo. Fra gli obiettivi evidenziati nel documento Onu si parla, ad esempio, di «prevenire, sradicare e combattere il traffico di esseri umani» (obiettivo 10) o «cooperare per semplificare rimpatri sicuri e dignitosi» (obiettivo 21).

Argomenti cari anche al contratto di governo Lega-Cinque stelle e ai propositi di contrasto del «business dell’immigrazione», anche se la linea fra i due è sempre più divergente: l’argomento sta spaccando a metà la maggioranza, stretta fra l’ostilità della Lega e il pressing di alcuni esponti Cinque stelle, favorevoli al Global compact (e a un atteggiamento più accomodante sull’immigrazione). I dissidi sono interni anche al Movimento. Giuseppe Brescia, deputato Cinque stelle e presidente della Commissione affari costituzionali, ha dichiarato via Twitter che il Global compact va «sottoscritto assolutamente». Il risultato è un diluvio di attacchi alla «deriva anti-italiana» del partito di Di Maio e (soprattutto) Roberto Fico. Tra gli utenti ce n’è uno che scrive: «Se lo firmate, diventeremo tutti leghisti».

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