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Dal debito alle pensioni, ecco l’impatto dei migranti sull’economia italiana

Negli scenari sulla sensitività rispetto alle variabili demografiche del Def si stima con un +33% di immigrati un calo del debito al 2070 di «oltre 30 punti rispetto allo scenario di riferimento», e viceversa

di Andrea Carli

Meloni: non servono più migranti ma più figli e lavoro femminile

5' di lettura

Le ultime dichiarazioni di Giorgia Meloni e del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida delineano la visione del governo sul contributo che i migranti possono fornire all’economia italiana. Di fronte alla richieste di manodopera avanzate da numerosi comparti, dall’agricoltura al turismo, l’approccio è - in estrema sintesi - quello di dare la priorità agli italiani, rispetto alle persone che provengono da altri paesi. Negli ultimi giorni è stato messo in evidenza da più parti il contributo che i migranti garantiscono all’economia nazionale.

Sullo sfondo quanto si è verificato in occasione del click day del 27 marzo nell’ambito del decreto flussi: oltre 252mila richieste per 82.705 ingressi di lavoratori extra-Ue. Più del triplo dei posti disponibili. Il click day per l'ingresso di lavoratori stranieri in Italia è andato in overbooking ad appena un'ora dalla sua apertura. Alle 10, infatti, le domande giunte al Viminale erano già 238 mila.

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Meloni: migranti non risolvono problema mancanza lavoratori

«Credo che prima di arrivare al tema immigrazione - ha sottolineato la premier, a margine dell'inaugurazione dell'edizione 2023 del Salone del Mobile, alla fiera di Milano a Rho - si debba lavorare per esempio sulla possibilità di coinvolgere molte più donne nel mercato del lavoro. Poi c'è il tema di incentivare la natalità, queste sono le priorità su cui lavorare». «È oggettivo che noi in Italia abbiamo un problema di tenuta del nostro sistema economico e sociale dato dal fatto che per troppi anni non abbiamo investito sulla natalità e sulla demografia. Di fatto noi abbiamo sempre più persone da mantenere e sempre meno persone che lavorano, al di là della valutazione però questo problema si risolve in vari modi. E il modo sul quale lavora il governo - ha chiarito Meloni - non è risolverlo con i migranti ma risolverlo con quella grande riserva inutilizzata che è il lavoro femminile».

Lollobrigida: «Aiutare le nascite, no alla sostituzione etnica»

«Il modo è costruire un welfare che permetta di lavorare e di avere una famiglia, sostenere le giovani coppie a trovare l’occupazione - ha ricordato Lollobrigida, intervenuto al congresso della Cisal -. Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada». «Io ritengo l’immigrazione un fatto naturale fisiologico - ha aggiunto -, sono nipote di un emigrante, quindi mi guardo bene dal pensare che l’emigrazione e quindi l’immigrazione siano un problema. Anzi diventano un’opportunità di crescita per una nazione. Se ci sono richieste di forza lavoro, quando hai esaurito la domanda interna, puoi, devi dotare di forza lavoro anche che venga da altre nazioni. Bisogna chiarire che il primo nemico dell’immigrazione regolare, fatta attraverso flussi organizzati, si chiama immigrazione illegale e clandestina, ed è una strada che è stata finora percorsa e che noi stiamo provando a cambiare».

Def: con aumento immigrati debito cala, impatto rilevante

Ma le persone che giungono da altri paesi forniscono un importante contributo all’economia nazionale, anche in una prospettiva di medio e lungo termine. L’aumento o la diminuzione di immigrati, viene infatti spiegato nel Def elaborato dall’esecutivo Meloni e all’esame delle Commissioni bilancio di Camera e Senato, ha un «impatto rilevante» sul debito: negli scenari sulla sensitività rispetto alle variabili demografiche del Def si stima con un +33% di immigrati un calo del debito al 2070 di «oltre 30 punti rispetto allo scenario di riferimento», e viceversa. «Data la struttura demografica degli immigrati che entrano in Italia - si legge ancora nel Documento di economia e finanza -, l’effetto è significativo sulla popolazione residente in età lavorativa e quindi sull’offerta di lavoro». Le altre variabili sono speranza di vita (che aumenta e non modifica «di molto» le previsioni) e la «fertilità» (che cala e fa aumentare il debito).

Tridico, senza migranti tra 20 anni i conti Inps critici

Il contributo è anche dal punto di vista della tenuta del sistema previdenziale. «Senza i migranti - ha spiegato il presidente dell’Inps Pasquale Tridico in una recente intervista alla Stampa - tra 20 anni i conti Inps saranno critici». Il minimo storico di nascite, ha continuato, «è un numero molto pericoloso per la sostenibilità delle pensioni. In prospettiva, con questa demografia, avremo più o meno lo stesso numero di persone che vanno in pensione e che entrano nel mercato del lavoro. Quindi un rapporto di uno a uno, un numero che definirei davvero critico» a cui, se nulla cambia, si potrebbe arrivare «dopo il 2040». Tridico ha posto l’accento sul fatto che «le economie ricche hanno tutte molti migranti. Anche noi abbiamo l’esigenza di coprire la domanda di lavori medio bassi da Nord a Sud con gli stranieri. La soluzione non può che essere l’accesso di un’immigrazione regolare e fluida». Anche perché, ha ricordato il presidente Inps, l’attuale saldo per le casse Inps con i lavoratori stranieri «è decisamente positivo. Chi arriva in Italia in larga maggioranza è giovane. Laddove lavora in chiaro, contribuisce in modo positivo al welfare italiano».

Il lavoro che non si trova, dai tecnici agli operai

Il dibattito sul contributo che possono dare le persone che provengono da altri paesi si concentra spesso sul tema delle competenze. Ma quali sono le figure più ricercate e difficili da trovare? A rispondere a questa domanda è il Borsino delle professioni del Sistema Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal: professioni tecniche e ad elevata specializzazione, a partire dai tecnici nel campo della salute, ingegneri e analisti; e operai specializzati, come fabbri e saldatori. Ma anche addetti nel turismo e nei servizi alle persone. Per cui da un lato c’è la disponibilità delle imprese ad assumere: sono 443mila le entrate programmate ad aprile ed oltre 1,5 milioni per il trimestre aprile-giugno, sulla base degli ultimi dati del sistema, con il turismo e i servizi che trainano la domanda di lavoro. E dall’altro si fatica a trovare il personale necessario: la difficoltà di reperimento arriva al 45,2%, salendo di 4,8 punti rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Tra le figure più difficili da reperire, il Borsino delle professioni mette in testa, per le professioni tecniche e ad elevata specializzazione, i tecnici della salute (61,3%), i tecnici della gestione dei processi produttivi (60,7%), i tecnici in campo ingegneristico (59,9%), gli analisti e specialisti nella progettazione di applicazioni (59,6%). Tra gli operai specializzati si segnalano i fabbri ferrai costruttori di utensili (76,8%), gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (72,4%) i fonditori, saldatori, lattonieri e montatori (71,5%).

La partecipazione degli stranieri al mercato del lavoro

Per capire il livello di integrazione di stranieri e naturalizzati nel mercato del lavoro può aiutare il focus Istat, pubblicato lo scorso febbraio. Nonostante sia aggiornata al 2021, l’indagine spiega che nella media 2021 la popolazione residente in Italia di età compresa tra i 15 e i 74 anni è costituita per l'8,9% da cittadini stranieri, per il 2,3% da cittadini italiani per acquisizione (naturalizzati) e per l'88,8% da cittadini italiani dalla nascita. La maggior parte dei cittadini stranieri (il 56,3%) è migrata in Italia per motivi di lavoro e un ulteriore 40,3% per motivi familiari; tra i naturalizzati, invece, prevalgono i motivi familiari (55,3%) e la quota dei migranti per motivi di lavoro scende al 38,1 per cento. Poiché il lavoro costituisce il motore principale del progetto migratorio per gli stranieri, la loro presenza tra le forze lavoro è molto elevata, con tassi di occupazione e di disoccupazione tradizionalmente superiori a quelli degli italiani nati in Italia. Solo a seguito della crisi generata dall’emergenza sanitaria del 2020 e per la prima volta da quando è disponibile il dato, il tasso di occupazione tra gli stranieri è stato inferiore a quello degli italiani, soprattutto per effetto del forte crollo dell'occupazione femminile, già in sofferenza dal 2019, più presente nei settori del terziario maggiormente colpiti dalle restrizioni imposte.

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