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Auto, la carenza di semiconduttori nel 2023 vale 2,6 milioni di vetture in meno

I produttori di chip di tutto il mondo investono miliardi per creare nuovi impianti, mentre Stati Uniti e Unione europea lavorano per contrastare l’avanzata della Cina

di Alberto Annicchiarico

(Adobe stock)

3' di lettura

Secondo l’ultimo report disponibile di AFS, che analizza l’impatto della carenza di semiconduttori sull’industria dell’Automotive a livello globale, la situazione è in miglioramento, ma i vincoli logistici e il controllo delle scorte continueranno a moderare le prospettive complessive per quest’anno. La previsione di perdita dei volumi, dovuta ai chip, basata sulle attuali condizioni di mercato, per il 2023 è stata abbassata per il 2023: 2,6 milioni di veicoli stimati, contro i poco meno di 6 milioni effettivi tra il 2021 e oggi (la stima era di circa 11 milioni).

Intanto i produttori di chip di tutto il mondo, sulla spinta dello choc causato dalla pandemia e sull’onda delle tensioni geopolitiche, investono miliardi per creare nuovi impianti. Sono incoraggiati dal crescente utilizzo di semiconduttori nei dispositivi di uso quotidiano ma anche dai sussidi e dalle scelte strategiche degli Stati Uniti e dell’Ue, volte a contrastare l’avanzata della Cina. Incluso lo stop a insediamenti industriali in Paesi «che destano preoccupazione», a cominciare proprio dal Dragone.

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La Commissione europea ha stanziato 15 miliardi di euro per progetti di semiconduttori pubblici e privati entro il 2030, mentre l’amministrazione Biden ha approvato nel luglio 2022 il Chips Act, così da rendere disponibili sussidi per oltre 52 miliardi di dollari. Dal canto suo Pechino ha risposto recentemente con il ministro degli Esteri, Qin Gang. La Cina non vede la differenza tra «riduzione del rischio» e decoupling, ha dichiarato Qin Gang in una conferenza stampa in Germania: «Se l’Ue cerca di separarsi dalla Cina in nome della riduzione del rischio, si separerà da opportunità, cooperazione, stabilità e sviluppo».

Nel frattempo business is business. Tra i colossi occidentali spicca Intel, che negli Stati Uniti ha annunciato la realizzazione di un sito da 20 miliardi in Ohio. La società ha anche avviato due nuovi stabilimenti in Arizona nel settembre 2021. La taiwanese TSMC, la più grande fonderia del mondo, con il 55% delle quote di mercato, ha dichiarato a dicembre che prevede di investire 40 miliardi di dollari nel suo impianto di chip in Arizona, quindi ben lontano da Pechino. L’impianto dovrebbe essere operativo nel 2024. Micron a sua volta ha dichiarato di aver pianificato di investire fino a 100 miliardi di dollari nei prossimi 20 anni per costruire un complesso dedicato ai chip per computer nello stato di New York. Proprio Micron, peraltro, ha deciso di sfidare i divieti di Pechino con un nuovo investimento da 600 milioni di dollari nel suo impianto di Xi'an.

Quanto all’Europa la stessa Intel spenderà più di 30 miliardi di euro per sviluppare due impianti per la produzione di chip a Magdeburgo, città tedesca che ha scelto nel marzo 2022 come parte fondamentale del suo mega investimento da 81 miliardi in tutta Europa. Il gigante statunitense riceverà 10 miliardi in sussidi dal governo di Berlino. La stessa Intel prosegue i colloqui con l’Italia per un impianto avanzato di confezionamento e assemblaggio, ha affermato la società, dopo aver annunciato la scorsa settimana che avrebbe investito fino a 4,6 miliardi di dollari in un nuovo impianto di assemblaggio e test di semiconduttori in Polonia. Intanto però la multinazionale di Santa Clara muove anche su Israele, con un progetto da 25 miliardi di dollari e migliaia di posti di lavoro.

La tedesca Infineon, intanto, ha ottenuto l’approvazione per iniziare a lavorare su un impianto di semiconduttori da 5 miliardi di euro a Dresda. La produzione dovrebbe iniziare nel 2026. Infine, la franco-italiana STmicroelectronics ha dichiarato a ottobre di voler realizzare in Italia un impianto di wafer di carburo di silicio da 730 milioni di euro in cinque anni. L’Unione europea ha approvato un supporto finanziario da 292,5 milioni di euro a disposizione attraverso il PNRR.

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