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Tim, sul dossier rete in cda i nodi antitrust e valutazione

Il primo esame del comitato parti correlate sul piano di Cdp e Macquarie. L’allarme dei sindacati: «Dallo spezzatino decine di migliaia di esuberi»

di Andrea Biondi

(REUTERS)

3' di lettura

Si avvia all’esame del Consiglio d’amministrazione di Tim la proposta presentata da Cdp e Macquarie domenica scorsa, ieri passata al vaglio del Comitato parti correlate visto che la Cassa Depositi e prestiti è azionista al 9,8% della compagnia telefonica. Il dossier è stato istruito e inviato al Cda che ora dovrà dire la sua. Su una proposta che, a quanto risulta al Sole 24 Ore, il Comitato presieduto da Paolo Boccardelli porta al cospetto del Cda una proposta su cui, fra i vari elementi, sarebbe stata ribadita la tematica dei possibili nodi antitrust.

Lo scoglio

Del resto è su questo punto che Kkr ha fatto saltare il banco della possibile unione di intenti fra le due cordate di offerenti cui Palazzo Chigi puntava. Il naufragio di quel tentativo – che comunque, secondo alcune indiscrezioni, il Governo starebbe tentando di riproporre – ha avuto come reazione quasi immediata poi la presentazione dell’offerta da parte di Cdp e Macquarie. Che il 15 a questo punto arriverà sul tavolo del Cda accompagnata dai focus sollevati su antitrust e con le valutazioni di sorta che saranno fatte sul valore della proposta.

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Nel primo caso va detto che Cdp e Macquarie considerano risolutiva, dal canto loro, la pianificata disponibilità a prenotificare a Bruxelles l'offerta presentata a Tim per rilevare la Rete. Una mossa strategica e funzionale a definire un pacchetto “completo” su cui avviare le negoziazioni con il gruppo Tlc, fornendo in partenza visibilità su eventuali dismissioni richieste dall'Antitrust europeo, insieme all’individuazione di potenziali compratori fra i quali potrebbe esserci, come anticipato sul sole 24 Ore dell’8 marzo, F2i.

I valori in campo

Quanto al tema dei valori in campo, l’offerta di Cdp si avvia all’esame del consiglio con il pregresso di una Kkr che è stata invitata da Tim a una offerta migliorativa rispetto ai suoi 20 miliardi comprensivi dei 2 di earn out per il matrimonio con Open Fiber. Nei giorni scorsi a Cdp e Macquarie è arrivata da Tim una richiesta di chiarimenti tecnici sull’offerta con risposte inviate giovedì.

A ogni modo, lato Cdp-Macquarie da quel che è trapelato non si intenderebbe dar vita a una gara al rialzo. Da quel livello di offerta la Cassa e il fondo si riterrebbero indisponibili a muoversi ritenendo di aver messo sul piatto una proposta migliorativa. Il calcolo parte dalla sottrazione dei 2,6 miliardi per le minorities di Fibercop (Kkr e Fastweb) con componente in cash e debito a 15,4 miliardi, incorporando il valore di Sparkle di 600 milioni e non 1,2 miliardi come per la proposta Kkr.

Dall'altra parte la cordata nel suo dossier inviato alla telco ritiene di confrontarsi con un'offerta cash e debito per Tim di 13,4 miliardi, che discendono dai 20 miliardi di cui si parla sottraendo i 2 miliardi di sinergie per l'unione con Open Fiber oltre a 3,9 miliardi di valore delle minorities per Fibercop e il valore di Sparkle.

La posizione di Vivendi

Chiaro che tutto questo si scontra con il malcontento espresso apertis verbis dal ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, durante la presentazione dei conti. E la media company francese che ha svalutato al fair value di 21 centesimi la sua partecipazione non intenderebbe fare sconti soprattutto sulla strategia che la vede contraria e preferire un’operazione di take private.

Sul fronte del Governo c’è da registrare la posizione del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che riguardo alle due offerte concorrenti, di Kkr e di Cdp-Macquarie, ha commentato: «Siamo in attesa delle decisioni di Tim e degli azionisti». E a chi gli chiedeva se considerasse soddisfacenti le offerte, Urso ha precisato: «Non è il momento per entrare in questa partita».

La vicenda Rete vede attentissimi i sindacati. In una nota la Fistel Cisl ribadisce la contrarietà «allo smembramento di Tim» perché «il Paese perderebbe la capacità di rendere universale la connettività e la seconda è di carattere sociale, si creerebbero decine di migliaia di esuberi. La prospettiva che si sta delineando negli ultimi giorni con l’offerta di 18 miliardi di CDP-Equity e del Fondo Macquaire e quella di 20 miliardi del Fondo KKR rischia di indebolire sia gli Assets che si vogliono acquisire Netco Rete e Sparkle e sia gli Assets che resterebbero in Tim, Enterprise e Consumer».

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