Green pass e container

Trieste, quanto vale il porto italiano delle materie prime

Negli ultimi anni il terminal giuliano ha trovato un ruolo di rinnovata importanza come scalo di collegamento tra il mediterraneo e la Mitteleuropa

di Raoul de Forcade

Detto e contraddetto: la battaglia dei tamponi

3' di lettura

«È in gioco il futuro del porto: turchi e danesi mi hanno già detto che si cercheranno altri scali, se quello di Trieste resta chiuso. I traghetti turchi domani (15 ottobre) resteranno in rada, ma per quanto tempo? Le linee container ci mettono un attimo ad andarsene a Capodistria o a Fiume».

Sono parole di Zeno D’Agostino, già commissario straordinario e poi presidente (dal 2016) dell’Autorità di sistema portuale di Trieste e Monfalcone, l’uomo che ha consentito allo scalo giuliano di fare lo scatto di qualità che l’ha portato ai primi posti della portualità nazionale, quanto a dinamicità di crescita dei traffici.

Loading...

- Da Trieste a Palermo, la cronaca in tempo reale della prima giornata

Trieste ai vertici nazionali

Ma quanto conta Trieste nel panorama dei porti nazionali? Negli ultimi anni, con D’Agostino alla guida appunto, ha trovato un ruolo di rinnovata importanza, in particolare, come scalo di collegamento tra il mediterraneo e la Mitteleuropa.

A giocare un ruolo chiave, in questo senso, è certamente l’autostrada del mare con la Turchia, grazie ai traffici di navi ro-ro per il trasporto di merci rotabili. Ma strategici sono anche i collegamenti ferroviari che l’Adsp supporta con la controllata Adriafer, la società di manovre ferroviarie dello scalo.

Vocazione mitteleuropea

Ed è qui che si vede la vocazione mitteleuropea dello scalo, con i collegamenti con la Germania (Amburgo ma anche l’hub di Norimberga e il corridoio intermodale con il terminal Neuss Trimodal di Dusseldorf) nonché quelli con Svizzera a Danimarca.

Collegamenti che hanno portato Trieste a essere il primo scalo italiano (seguito dalla Spezia) per quantità di merce spostata su rotaia. E hanno spinto la Cina ad accendere un faro sullo scalo italiano nel momento (pre pandemia) in cui il Governo di Pechino stava spingendo sulla belt an road initiative, la nuova Via della seta, poi notevolmente frenata dalle vicende legate al Covid.

Per un paio d’anni Trieste è stato anche il primo scalo italiano in assoluto, quanto a merce movimentata, battendo Genova, che ha il primato nazionale come gate di movimentazione container. Nel far salire il tonnellaggio triestino, giocano, infatti, un ruolo preminente le rinfuse liquide, cioè il terminal della Siot, che è il porto petrolifero numero uno del Mediterraneo e immette milioni di tonnellate di greggio l’anno nelle pipeline verso l’Austria, la Germania e la Repubblica Ceca (ancora la Mitteleuropa).

Pandemia e traffici

Con la pandemia i traffici, anche quelli delle rinfuse liquide, a Trieste, come in altri porti italiani, sono scesi notevolmente; e se nel 2019 lo scalo ha totalizzato 66milioni di tonnellate di merci complessive (contro i 67,1 milioni di Genova), nel 2020 queste sono scese a 57 milioni (contro i 57,4 di Genova).

Nel primo semestre 2021, peraltro, lo scalo ha ricominciato a marciare a un ottimo ritmo, tornando a livelli pre Covid; tanto che, nel primo semestre del 2021, i treni movimentati sono stati 4.657, con un incremento del +19,47% rispetto allo stesso periodo del 2020.

Tra le categorie merceologiche il comparto ro-ro ha segnato +38,87%, con 147.760 unità transitate. In decremento, invece, i container (-2,29%) e le rinfuse solide (-22,45%) e liquide (-7,17%). Motivo per cui volumi i totali dello scalo, nei primi sei mesi dell’anno, si sono attestati su 25,7 milioni di tonnellate (-1,95%).

Porto franco

Ad aumentare il valore dello scalo giuliano contribuiscono certamente anche gli spazi di porto franco. Nel 2017, infatti, Governo, ha riconosciuto all’Adsp il ruolo di gestore unico del regime di porto franco di Trieste.

Un passo che ha consentito all'ex scalo asburgico di giostrarsi, tra l’altro, parte dei 700mila metri quadrati del porto vecchio, che sono stati sdemanializzati ma (grazie a una norma della Finanziaria 2015) restano, come spazio di zona franca, in capo all’Adsp e possono essere spostati a piacimento, purché all’interno della provincia di Trieste.


Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti