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Emilia-Romagna, il Pil 2024 scenderà al +0,6% ma ripartiranno export e industria

Le prospettive sull’economia regionale da parte di Unioncamere. Secondo le previsioni Prometeia la crescita in regione si assesterà a un +0,6% nel 2024. Il settore costruzioni segnerà un tonfo trascinando con sé in negativo tutta la filiera dell’abitare, dall’arredo alla ceramica

di Ilaria Vesentini

(industrieblick - stock.adobe.com)

4' di lettura

L’economia dell’Emilia-Romagna non è più una locomotiva ma una bicicletta «e per quanto pedaliamo più forte rispetto al resto d’Italia e a gran parte dell’Europa, sempre in bicicletta siamo, mentre Paesi come la Cina e l’India corrono in Ducati». È l’immagine che usa Guido Caselli, vicesegretario generale di Unioncamere Emilia-Romagna e direttore del centro studi regionale, per raccontare le prospettive della via Emilia, che dopo aver chiuso un 2023 allineata al +0,7% di crescita del Pil nazionale, si prepara a due anni non semplici, in cui dovrà accontentarsi di staccare di al massimo due decimi di punto i dati medi italiani, ben lontana dal +6,3% del Pil indiano o del +4,2% di quello cinese.

«Secondo le previsioni Prometeia la crescita in regione si assesterà a un +0,6% nel 2024 e un +1% nel 2025%, il settore costruzioni segnerà un tonfo trascinando con sé in negativo tutta la filiera dell’abitare, dall’arredo alla ceramica. Ma dopo il -2% del 2023 per l’industria ci aspettiamo un recupero, seppur timido, nei prossimi mesi con un +0,6% del valore aggiunto nel 2024, grazie anche alla ripresa dell’export», spiega Caselli.

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Pesa più il caos geopolitico dell’alluvione

Gli effetti dell’alluvione si misurano nella minor crescita di Ravenna e Forlì-Cesena rispetto alle altre province e continueranno a pesare anche nel 2024 sull’agricoltura (-3,2% nel 2023 e -0,7% nel 2024) ma a frenare le dinamiche emiliano-romagnole è soprattutto l’incertezza geopolitica globale, in una regione che vanta (e a volte sconta) il più alto grado di internazionalizzazione in Italia: i 64 miliardi di euro di export dei primi nove mesi del 2023 (a valori correnti) corrispondono a un dato pro capite di 14.406 euro, quasi il doppio del valore italiano (7.928 euro pro-capite) e più alto di circa 2mila euro dei concittadini di altre grandi regioni esportatrici come Veneto e Lombardia.

L’export ha però mostrato il fianco nell’anno alle spalle, con un -1,8% delle vendite in quantità, compensato in termini nominali (+1,4%) dall’aumento dei listini, ma comunque non sufficiente a sollevare le sorti della manifattura, se si escludono alimentare e meccanica: i due comparti di punta del “Made in Emilia” sono gli unici che anche nel terzo trimestre 2023 hanno aumentato il fatturato (rispettivamente del +1,8% e del +1,45) a fronte di un calo medio del -1,3%. Primo trimestre in caduta dell’industria regionale dopo dieci trimestri consecutivi di crescita, segnato da ordini a loro volta in flessione che non preannunciano nulla di buono per la prima metà di quest’anno. Anche se le vendite sui mercati esteri dovrebbero tornare in positivo già nel 2024, prevede Prometeia, con un +2,8% su base annua in termini reali.

Record di occupati e di code alla Caritas

A spiccare per l’abbondanza di segni più sono i dati sull’occupazione che emergono dal Rapporto annuale sull’economia presentato in Regione in chiusura d’anno, da leggere però con cautela: il +0,7% di occupati previsto per il 2024, dopo il +1% del 2023 (31mila nuovi posti di lavoro sono stati creati, certifica Istat, nei primi nove mesi del 2023) e il tasso di disoccupazione sceso a un fisiologico 4,8% fanno il paio con i numeri tutt’altro che confortanti che arrivano dalla Caritas e impongono una riflessione sulla qualità del lavoro e delle retribuzioni.

«Continuiamo a essere tra le regioni con il minor disagio sociale e il minor indice di povertà – assicura Caselli – ma le file davanti alle mense della Caritas vanno allungandosi e a stare peggio sono donne e giovani che hanno un’occupazione ma non guadagnano a sufficienza per garantirsi una vita dignitosa». Rispetto al 2021 le persone che hanno bussato alla Caritas in regione sono aumentate del 20%, i giovani segnano un + 45%, le donne +25% e i due terzi di questi “nuovi poveri” sono italiani e uno su quattro risulta occupato.

Il ruolo chiave dei servizi e della “cura”

Positivi, seppur stimati in netto rallentamento nel corso del 2024, sono anche i dati del settore dei servizi: il +2% del valore aggiunto del 2023 dovrebbe scendere nei prossimi dodici mesi al +0,9%. Un dimezzamento che nulla toglie al ruolo cruciale del terziario nel tenere a galla l’economia regionale, dato che vale oltre i due terzi dell’intero Pil emiliano-romagnolo. E tra i servizi merita un accenno il comparto turistico, che nonostante l’alluvione ha già recuperato, nei primi dieci mesi dell’anno, i valori pre-pandemia e genera da solo il 16% del valore aggiunto complessivo.

«Penso che il titolo scelto per il Rapporto sul 2023 e le previsioni 2024 “Avere cura” sia l’espressione più efficace per indicare la direzione lungo la quale muoversi per preparare la ripresa – conclude Caselli – dalla cura del territorio al tema sociale per arrivare alle imprese. Abbiamo sempre meno aziende attive (-1,1% nel 2023 sull’anno prima, 394.722 oggi, ndr) ed è in atto una transizione che premia le dimensioni maggiori e le aggregazioni ma rischia di tagliare fuori dal mercato le realtà minori che fanno fatica ad attrarre nuove competenze, in particolare i nuovi mestieri legati al digitale, all’AI e alla sostenibilità. Il sistema territoriale dovrà avere cura delle piccole aziende e accompagnarle in questo processo evolutivo se vuole salvaguardare il proprio modello di benessere diffuso e di coesione».

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