Governo

Meloni su Tim: assumiamo il controllo strategico della Rete. «Andrò a Caivano»

Domani si terrà una riunione tecnica per scongiurare lo stop ai veicoli diesel euro 5 in Piemonte dal prossimo 15 settembre

di Nicola Barone

Manovra tutta in salita, si teme un negoziato difficile con l'Ue

7' di lettura

Via libera dal Consiglio dei ministri a due provvedimenti su Tim. Si tratta di un decreto legge per assicurare le risorse finanziarie e un Dpcm che autorizza il ministero dell’Economia a entrare nella Netco con una quota di minoranza. Il Dpcm rende operativo il memorandum d’intesa firmato il 10 agosto tra il ministero dell’Economia e il fondo americano Kkr per presentare un’offerta vincolante al consiglio di amministrazione di Tim per rilevare fino al 20% della Necto, società della rete fissa.

«Dopo aver trovato una soluzione seria per Ita con un accordo con Lufthansa, Commissione Ue permettendo, e che a volte solleva problemi che difficilmente capiamo, ora è venuto il momento di dare una prospettiva a quello che è stato uno dei campioni internazionali delle telecomunicazioni», spiega Meloni. «La direzione intrapresa dal governo è quella che il centrodestra ha sempre auspicato e sostenuto: assumere il controllo strategico della rete di telecomunicazioni e salvaguardare i posti di lavoro».

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Partecipazione Mef per massimi 2,2 miliardi

La partecipazione del Mef alla Netco di Tim “sarà di minoranza per un importo massimo di 2 miliardo e 200 milioni ma è una partecipazione finalizzata a assicurare comunque l’esercizio di poteri speciali, sostanzialmente la capacità di incidere in termini di strategia di sicurezza su quella che consideriamo una infrastruttura, la rete di Tlc, come decisiva per il futuro del paese. Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in conferenza stampa dopo il Cdm. «Speriamo che con questa azione si possa in qualche modo dare un quadro stabile e definitivo a una vicenda che da molto tempo vive situazione di impasse, e che nei prossimi mesi potrebbe avere un soluzione definitiva’». La partecipazione, sottolinea il ministro, «è finalizzata ad assicurare l’esercizio dei poteri speciali, e quindi la capacità di incidere in termini di strategia e di sicurezza su quella che consideriamo un’infrastruttura, cioè la rete di telecomunicazioni che fa riferimento in particolare all’implementazione della fibra, come decisiva anche per il futuro Paese».

Giorgetti: Tim strategica, Stato ci deve essere e ci saremo

«Kkr non è nuova a Telecom-Tim, esiste già la partecipazione in Fibercop, quindi è un naturale interlocutore». È ancora Giorgetti a parlare. «Quello che interessa al governo è ribadire il controllo pubblico su alcune scelte strategiche, su un’infrastruttura che noi giudichiamo strategica. Siccome questo è un investimento strategico e il controllo della rete, in particolare per alcuni aspetti come Sparkle, lo Stato ci deve essere e noi ci saremo».

La premier annuncia, «andrò a Caivano»

Diverse priorità incombono nella ripresa. Palazzo Chigi punta a «bonificare l’area» di Caivano dove sono avvenuti gli abusi di gruppo su due cuginette. Lo ha detto in Consiglio dei ministri la premier Giorgia Meloni, secondo cui «per la criminalità non esistono zone franche». Annunciando l’intenzione di «accogliere l’invito di don Patriciello a recarmi sul posto», Meloni precisa che la sua «non sarà una semplice visita: offriremo sicurezza alla popolazione». E ha aggiunto che il centro sportivo in stato di abbandono «deve essere ripristinato e reso funzionante il prima possibile».

Caivano, due 13enni stuprate da coetanei

«Su cuneo e famiglia non ci fermiamo ma rafforziamo»

«Il primo appuntamento che abbiamo davanti è la scrittura della legge di Bilancio, la più politica tra le leggi che un governo possa fare» premette la premier in apertura di riunione. Lo scorso anno, l’emergenza energetica «ha assorbito due terzi della manovra», ma «questo non ci ha impedito di lanciare alcuni segnali importanti e di tracciare una direzione: penso al taglio del cuneo fiscale o alle risorse che abbiamo scelto di destinare alla famiglia, a partire dall’aumento dell’assegno unico. Misure che hanno tracciato una direzione. Direzione che ora dobbiamo consolidare e rafforzare».

«Massima attenzione a risorse, piedi per terra»

Per la presidente del Consiglio «finora abbiamo conseguito risultati superiori a quelli di Germania e Francia, i mercati hanno premiato le nostre scelte, lo spread è basso, i dati sull’occupazione sono ottimi, il Pil nel primo semestre ha sorpreso tutti, l’andamento delle entrate fiscali è positivo. Ma dobbiamo tenere i piedi ben piantati a terra». Di qui la raccomandazione ai membri dell’esecutivo. «Tutti gli osservatori dicono che la congiuntura si sta facendo più difficile, a partire dal rallentamento dell’economia tedesca che si ripercuote in tutta la Ue e sul nostro tessuto industriale. Quindi le risorse disponibili devono essere usate con la massima attenzione».

Lavoratori dello spettacolo, riviste le indennità

Arriva su proposta del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano il via a uno schema di decreto legislativo riguardante il riordino e la revisione degli ammortizzatori e delle indennità nonché l’introduzione di un’indennità di discontinuità in favore dei lavoratori dello spettacolo. Il provvedimento è il risultato del lavoro congiunto svolto dal ministro Sangiuliano e da quello del Lavoro Marina Elvira Calderone. La copertura finanziaria prevista è di 100 milioni di euro per il 2023, 46 milioni per il 2024, 48 milioni per il 2025 e 40 milioni a decorrere dal 2026. Tali cifre saranno incrementate dagli oneri contributivi a carico dei datori di lavoro (pari all’1 per cento dell'imponibile contributivo); dal contributo di solidarietà, a carico dei lavoratori iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo (pari allo 0,50 per cento della retribuzione); dalla revisione e dal riordino degli ammortizzatori sociali e delle indennità.

Una platea di 20.600 lavoratori, 1.500 euro di media

Il numero dei beneficiari del provvedimento sarà di circa 21mila lavoratori discontinui dello spettacolo (autonomi, co.co.co. e subordinati a tempo determinato) per attività connessa direttamente con la produzione e la realizzazione di spettacoli o in modo meno diretto rispetto al settore dello spettacolo (maschere teatrali, guardarobieri etc.) individuati con decreto interministeriale (Lavoro - Cultura), nonché i lavoratori a tempo indeterminato con contratto di lavoro “intermittente”, se non sono titolari di indennità di disponibilità. A questi andranno in media, a decorrere dall'anno 2023, circa 1.500 euro. L’indennità sarà erogata in un’unica soluzione previa domanda presentata dal lavoratore all’Inps ogni anno, con riferimento ai requisiti maturati dal richiedente nell’anno precedente. «Con oggi diamo concretezza e protezione a tutti quei lavoratori del mondo dello spettacolo che subiscono più degli altri gli effetti negativi di un settore caratterizzato da alti livelli di frammentarietà e discontinuità», commenta Sangiuliano. «Grande soddisfazione» è stata espressa anche dal vicepremier e ministro Matteo Salvini (video) .

Stato di emergenza per alluvioni maggio-agosto 2023

Il governo ha deliberato lo stato di emergenza per dodici mesi, per gli eventi meteorologici che si sono verificati tra maggio ed agosto 2023, dopo la relazione del ministro per la Protezione civile Nello Musumeci . In particolare, per la Regione Lombardia (euro 9.430.000), Veneto (euro 8.330.000), Friuli-Venezia Giulia (euro 7.750.000). Dichiarato lo stato di emergenza anche per i territori delle province di Teramo, Pescara e Chieti, in Abruzzo) (euro 4.120.000), di Cuneo, in Piemonte (euro 650.000) e per le province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì Cesena, in Emilia Romagna (euro 4.500.000). «Abbiamo accolto le istanze avanzate dai presidenti delle Regioni», ha detto Musumeci.

Riunione di governo contro stop euro 5 in Piemonte

Domani, a quanto apprende l’Ansa da fonti di governo, si terrà una riunione tecnica per scongiurare lo stop ai veicoli diesel euro 5 in Piemonte dal prossimo 15 settembre. È stato deciso, spiegano le stesse fonti, nel corso del Consiglio dei ministri che si è appena concluso. Saranno coinvolti gli esperti dei dicasteri dei ministri Matteo Salvini, Gilberto Pichetto e Raffaele Fitto.

Manovra, tre i pilastri fondamentali

Come assicura Giorgetti «l’ammontare della manovra dipenderà anche da fattori internazionali ed europei: a metà mese discuteremo - forse raggiungeremo l’accordo, forse no - sulle nuove regole di governance europea». Nonostante le richieste negli ultimi giorni si vadano moltiplicando, i ministri cominceranno a fare i conti partendo dalla base comune che si regge su tre pilastri: lavoro, famiglia, pensioni. Sul primo, la priorità è per tutti il rinnovo del taglio del cuneo contributivo per i lavoratori dipendenti, in vigore da luglio e in scadenza a fine anno. Una voce piuttosto pesante che vale 9-10 miliardi nella versione introdotta con il decreto primo maggio (7 punti per i redditi fino a 25mila e 6 per quelli fino a 35mila). C’è poi la detassazione delle tredicesime - uno degli obiettivi della delega fiscale - con l’ipotesi di anticiparla rispetto alla manovra per dare un segnale già sugli stipendi di dicembre. Una mossa che piace ai partiti in vista delle Europee e che non dovrebbe avere un costo eccessivo, soprattutto se ci si limita ai redditi più bassi.

Le distanze dei partiti sulle pensioni

C’è poi il capitolo famiglia, altro tema che mette d’accordo tutti, con le misure a favore della natalità e dei nuclei numerosi: dagli aiuti alle famiglie con tre figli, alle agevolazioni per chi assume mamme, al bonus per il secondo figlio. Un pacchetto che potrebbe costare sui 4-5 miliardi di euro e sul quale verrà dirottato il miliardo risparmiato con l’assegno unico. Sulle pensioni, invece, si cominciano a misurare le distanze dei partiti. Se il vicepremier Antonio Tajani (Forza Italia) rilancia l’aumento di quelle minime (portarle a 600 euro costerebbe “appena” 210 milioni), la Lega si spinge oltre e non abbandona l’idea di Quota 41, che però andrebbe come minimo ridimensionata. Per ora, quindi, si studiano solo piccoli aggiustamenti per le misure già esistenti: dovrebbe essere confermata Quota 103, ovvero la possibilità di uscire dal lavoro con 62 anni di età e 41 di contributi e l’Ape sociale per i lavoratori disagiati, mentre Opzione donna potrebbe essere ritoccata allargando di nuovo la platea a chi ha 35 anni di contributi con un’età minima che potrebbe essere alzata.

Dal Ponte sullo Stretto ai premi di produttività

Sempre alla voce “uscite” vanno aggiunti i fondi per far partire il Ponte sullo Stretto (1-2 miliardi), la replica della tassazione agevolata sui premi di produttività, i fringe benefit (1-2 miliardi) e le spese indifferibili (6 miliardi). Senza contare l’avvio per la riforma dell’Irpef alla quale servirebbero 4 miliardi (ma si aspetterà la Nadef a fine mese per capire meglio i margini). Numeri che portano il conto della manovra già vicino a 30 miliardi, al netto delle richieste dei ministri: quello della Sanità Schillaci chiede 4 miliardi, quello della Pa Zangrillo ne vorrebbe 8 per i contratti pubblici.

Per le “entrate” incognita extraprofitti banche

Le entrate, per ora, sono ferme a 4,5 miliardi ricavati in deficit dal Def, 300 milioni della spending review, più risorse non quantificate che il Governo punta a raccogliere dal nuovo rapporto “collaborativo” tra Fisco e contribuente. Ci sarebbero i 2,5 miliardi dalla tassa sugli extraprofitti delle banche, ma si tratta di una cifra molto incerta, visto che Forza Italia ha già pronti emendamenti per modificare quattro punti della norma in Parlamento. Si punta ad escludere le banche di piccole dimensioni, a non far gravare la tassa sui titoli di Stato, a renderla deducibile, e a chiarire che si tratta di un’imposta una tantum.

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