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Wind Tre, scorporo a rischio: trattativa in salita con Eqt

È corsa contro il tempo per non mancare la data del closing del 12 febbraio. Resta il nodo della trattativa con Iliad che sulla rete ha un accordo con Wind Tre

di Andrea Biondi

Imagoeconomica

4' di lettura

Dal punto di vista cronologico, quella che vede protagonisti Wind Tre e il fondo svedese Eqt nelle vesti di acquirente rappresenta la prima operazione di scorporo della rete nelle Tlc in Italia. Che però rischia di rimanere solo sulla carta con un nulla di fatto a valle di una trattativa che, a quanto risulta al Sole 24 Ore, al momento non sembra far presagire all’orizzonte quello scatto necessario per il closing.

No comment delle parti, ma a quanto rilevato dal Sole 24 Ore le cose non sembrano essere posizionate per il meglio in vista della deadline per il closing, fissata al prossimo 12 febbraio. Data, questa, già frutto di uno slittamento di tre mesi che si è reso necessario visto che le parti «non sono riuscite a raggiungere un accordo con i terzi interessati i cui consensi sono necessari per soddisfare le condizioni sospensive», si legge nella comunicazione dello scorso 6 novembre emessa da Ck Hutchison, controllante di Wind Tre.

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Il ruolo di Iliad e Fastweb

Il riferimento, non esplicitato, è alle trattative con Iliad (in particolare) e Fastweb, con cui Wind Tre ha accordi per la condivisione del 5G. Un intoppo sul finale cui, almeno al momento, non sarebbe stata trovata soluzione e che starebbe facendo scivolare la trattativa fra Ck Hutchison ed Eqt verso una fase di stallo che potrebbe portare al non rispetto della data per il closing. Il che significherebbe la pietra tombale sul progetto.

Va detto che dalle parti dei soggetti interessati trapela l’indicazione di un lavoro pienamente in corso in vista del 12 febbraio, con l’aspettativa di arrivare a un esito positivo. E del resto prima di allora non si avrà l’ufficialità né in un senso né nell’altro. Ad ogni modo il nodo, in particolar modo quello legato ai rapporti con Iliad, al momento rischia di rivelarsi asfissiante per questa operazione annunciata lo scorso 12 maggio e che si inserisce in un contesto in cui, nei mesi a seguire, anche l’ex incumbent Tim ha avuto l’ok del suo cda alla “madre di tutte le operazioni di scorporo”: quella separazione e vendita della rete che vede impegnati l’ex monopolista e Kkr con il Mef atteso all’ingresso in partita.

L’accordo di maggio

Quanto alla rete Wind Tre, con Eqt – fondo svedese controllato dalla famiglia Wallenberg attraverso Investor AB che include nella propria orbita ABB, AstraZeneca, Ericsson, Electrolux – a maggio è stato siglato un accordo per permettergli di acquisire il 60% della società di nuova costituzione che possiederà e gestirà la rete mobile e fissa dell’operatore guidato in Italia da Gianluca Corti e Benoit Hanssen. La transazione, come riportato allora in un comunicato dello stesso fondo svedese, era prevista sulla base di un enterprise value di 3,4 miliardi di euro con l’attuale proprietario di Wind Tre – la conglomerata di Hong Kong Ck Hutchison – chiamato a restare in partita insieme a Eqt Infrastructure con una quota del 40 per cento.

Il nodo Zefiro

Da risolvere ora resterebbe però ancora la questione Zefiro. Si tratta della joint venture fra Wind Tre e Iliad creata giusto un anno fa e che ha visto l’operatore guidato in Italia da Benedetto Levi essere entrato al 50% nella società già creata in precedenza da Wind Tre con all’interno circa 7mila siti radio nelle aree meno densamente popolate del Paese. Un’alleanza, insomma, per affrontare la necessità di contenere le spese per investimenti sulla rete mobile.

L’operazione pensata da Wind Tre su tutta la sua rete (comprensiva dei circa 7mila siti di Zefiro che pesano per un terzo sul totale dei siti della telco) a un certo punto ha dovuto fare i conti con l’operatore che fa capo a Xavier Niel. Il quale, a sua volta, avrebbe messo sul tavolo le clausole contenute negli accordi in caso di cambio di assetti proprietari. E contestualmente anche la necessità di rivedere quegli accordi. Da qui lo stallo, legato anche al fatto che l’uscita da Zefiro di Iliad rappresenterebbe comunque un cambio nei “fondamentali” dell’operazione per la quale si era fatta avanti Eqt. Iliad (come Fastweb) non avrebbe alcun potere di veto. Ma senza Iliad è un’altra operazione. E qui il meccanismo avrebbe finito per incepparsi.

Contesto fluido

In questa cornice nessun esito, come detto, è comunque da dare per scontato. Anche perché sulla scena c’è ora da fare i conti con novità che rendono il contesto sempre più fluido. Proprio Iliad è protagonista dell’ultimo affondo di fine anno nel mondo delle Tlc, con l’offerta a Vodafone per una fusione relativa alle attività in Italia. Secondo analisti e osservatori interpellati dal Sole 24 Ore l’operazione rappresenterebbe anche uno dei motivi per i quali Iliad starebbe prendendo tempo. Se la multinazionale inglese delle Tlc dovesse infatti dire di sì, Iliad avrebbe con ogni probabilità la necessità di uscire da Zefiro. A quel punto l’entrata di Eqt in partita potrebbe aver rappresentato l’occasione per mettersi nelle condizioni migliori per farlo. Ma dall’altra parte è difficile che Iliad voglia avere un altro interlocutore rispetto a Wind Tre nel momento in cui dovesse avere desiderio di maggiori margini di manovra. E alla fine a farne le spese, in un caso o nell’altro, potrebbe essere il deal.

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