di Silvia Anna Barrilà
Daniel Hug, direttore artistico Art Cologne (credit Gene Glover, Berlin, Courtesy Art Cologne)
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Nuova settimana, nuova fiera. Chiusa miart a Milano, si parte per Art Cologne , la più antica delle fiere d'arte moderna e contemporanea, che quest'anno celebra la sua 53ª edizione (11-14 aprile). Il direttore Daniel Hug, americano, nipote dell'artista László Moholy-Nagy, negli ultimi anni dieci anni è riuscito a ridare slancio alla fiera riportando gallerie importanti e ritagliando spazi significativi per le gallerie di ricerca. Quest'anno ha rivoluzionato di nuovo la struttura tagliando notevolmente il numero delle gallerie. Gli abbiamo chiesto perché.
In che modo e perché ha modificato la struttura della fiera?
Ho deciso poco dopo l'ultima Art Cologne nel 2018 di portare i settori Neumarkt, dedicato alle giovani gallerie, e Collaborations, dedicato ai progetti condivisi, dal terzo piano della fiera al piano principale, sul 2° livello. Negli ultimi tre anni abbiamo separato le giovani gallerie dal resto, cosa che all'inizio ha funzionato bene, ma ora è diventata scomoda per molti visitatori. La mossa ha richiesto la riduzione del numero di espositori da 210 a 177. Ciò a sua volta ha fatto aumentare anche la qualità delle gallerie. Alla fine penso che sia gli espositori che i visitatori trarranno beneficio da questa decisione.
Quali saranno i pezzi forti tra le presentazioni delle gallerie nelle varie sezioni della fiera quest'anno?
Una presentazione eccezionale sarà quella di Rita Ackermann da Hauser & Wirth , artista fondamentale per me, il cui lavoro ho esposto per la prima volta negli anni '90 attraverso la galleria di Andrea Rosen . Inoltre, Nathalie Obadia esporrà una mostra personale dell'artista belga Joris van de Moortel, che seguo da quasi un decennio. Sono poi particolarmente entusiasta della nostra sala al primo piano, dove presenteremo altri lavori storici, tra cui la mostra personale di Lee Ufan da Kamel Mennour . Da Suppan di Vienna si potrà osservare una mostra personale dell'artista e designer del Bauhaus, Herbert Bayer.
Puoi dirci di più della mostra speciale dedicata all'Archivio Conz?
Quest'anno ad Art Cologne espone nell'atrio una mostra speciale dell' Archivio Conz , fondato da Francesco Conz e composto da edizioni Fluxus che [l'editore] ha pubblicato nel corso della sua vita e dalla sua collezione personale di oggetti unici di artisti Fluxus.
Le opere saranno in vendita?
Sì, alcune delle opere sono effettivamente disponibili attraverso Supportico Lopez . I direttori Stefania Palumbo e Gigiotto Del Vecchio hanno chiuso la loro galleria a Berlino e sotto l'ombrello di Supportico Lopez ora gestiscono l'Archivio Conz.
Quali giovani artisti, tedeschi e internazionali, suggerisce di tenere d'occhio in fiera?
Melike Kara alla Galerie Jan Kaps di Colonia, Tobias Spichtig da Deborah Schamoni, Anne Imhof da Daniel Buchholz, Carolin Eidner da Natalia Hug di Colonia, Jana Schröder da Nino Mier di Los Angeles e Tiril Hasselknippe dalla Galerie Drei di Colonia.
Quali sono le sfide di una fiera d'arte oggi?
Dal momento della folle proliferazione delle fiere d'arte qualche anno fa riuscire a mantenere e costruire un profilo unico e avere anche uno scopo oltre a essere una piattaforma di vendita internazionale. Ciò che funziona per alcune fiere non funziona per altre, tutte dipendono dalla regione in cui si svolgono. Inoltre, ciò che ha funzionato per una generazione non funzionerà necessariamente per la prossima di gallerie e visitatori.
Che cosa fa Art Cologne per continuare ad essere attraente per le gallerie?
Cerco di seguire la direzione in cui il mercato si sta dirigendo, di riflettere e attuare i cambiamenti prima che sia tardi quando siamo costretti a farlo. Art Cologne è in continua evoluzione per mantenere le cose interessanti, per ottimizzare ciò che una fiera può essere, per svilupparsi costantemente. Anche la regione del Reno è, certamente, estremamente attraente [per le gallerie] con la sua alta concentrazione di collezioni d'arte pubbliche e private.
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