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Nasce a Bologna l'impianto pilota di Bi-Rex, il più grande «patto» pubblico-privato sui big data per la meccatronica

di Ilaria Vesentini

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25 febbraio 2019
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3' di lettura

Muove il primo passo concreto il competence center di Bologna Bi-Rex, il primo e più grande consorzio-pubblico privato, degli otto previsti in Italia dal Piano Industria 4.0, dedicato all’implementazione dei big data e dell'innovazione digitale additiva per l’industria meccatronica. Partono infatti i cantieri per realizzare l’impianto pilota all'interno della «cittadella della scienza» della Fondazione Golinelli, prima periferia a ovest delle Due Torri: un investimento di 2,3 milioni di euro solo per l’hardware che rientra nei 24 milioni di dote finanziaria con cui il centro bolognese affronta la fase di start-up, tra i 9 milioni stanziati dal Mise e i 15 messi sul piatto dai partner privati.

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Bi-Rex, che sta per «Big data innovation & research excellence» ha coagulato interessi e risorse di 57 società tra università, centri ricerca e 45 imprese industriali, tra cui multinazionali della meccanica come Sacmi, Ima, Ducati, Marposs e colossi dell’It come Ibm e Crif e ha nel Dna la specializzazione trasversale della via Emilia. Terra di motor valley, food valley e di packaging valley ma anche della più alta capacità di calcolo del Paese, perché a poca distanza dalle Due torri si trovano Cineca, Infn, Cnr e il futuro centro per le previsioni meteo a medio termine che entro il 2020 saranno concentrati nel tecnopolo all’ex Manifattura Tabacchi di via Stalingrado.

«Chiamarlo impianto pilota è riduttivo, si tratta di un centro completo che racchiude 11 tecnologie 4.0 e connetterà mondo fisico e digitale. Contiamo di piazzare i macchinari in autunno per mettere a disposizione della comunità il competence center entro fine anno», spiega Domenico Bambi, presidente del Comitato esecutivo di Bi-Rex e dg della divisione Quality & Process control di Sacmi Imola. E aggiunge che, superata la fase di start-up di tre anni grazie al co-finanziamento pubblico, la struttura ambisce a sostenersi autonomamente attraverso le attività sul mercato. Oltre al team iniziale (una decina di persone tra amministrativi e tecnici) Bi-Rex dovrà dotarsi nel tempo di una massa critica interna di conoscenze per supportare concretamente l’innovazione hi-tech delle imprese e competere per le call europee al fine di calamitare ulteriori fondi.

«L’impianto pilota è una vera “fabbrica del futuro” tra robotica collaborativa, big data, Iot, blockchain, cybersecurity e sarà lo strumento tecnologico per dare forma ai 33 progetti di innovazione già sviluppati dal consorzio in otto aree tematiche delle tecnologie abilitanti (additive manufacturing; automazione e diagnostica predittiva; robot e cobot; connettività in cloud; big data; security e blockchain; agroalimentare e biomedicale; economia circolare e sostenibilità) e sarà sia una sorgente di dati sia un nodo di interconnessione di informazioni per efficientare i flussi informativi dentro e fuori le aziende, perché il futuro ci porta da un modello di business B2B ad un approccio B2B2C a C2B in cui il consumatore dialoga direttamente con i processi industriali», interviene Michele Poggipolini, direttore esecutivo della Poggipolini e membro del Comitato esecutivo di Bi-Rex.

«Il grande valore di questo progetto – sottolinea il rettore dell’Università di Bologna, Francesco Ubertini – è che nasce focalizzato sulle eccellenze dell’industria emiliana, meccatronica e automotive, ma mette in squadra realtà e competenze diverse del territorio e lavorerà su assi e questo genererà una tale mole di dati e soluzioni con cui alimentare valore aggiunto di conoscenza e innovazione per tutte le altre filiere».

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