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Chi guiderà la rivoluzione della salute digitale?

di Francesca Cerati

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(Adobe Stock)

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22 febbraio 2019
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4' di lettura

Il futuro dell’healthcare vedrà l’industria farmaceutica cambiare due capisaldi: cosa e come vende. I farmaci rimarranno essenziali, saranno però arricchiti da un portafoglio di terapie digitali e servizi di analisi dei dati, mentre i pagatori si concentreranno sull’asssitenza basata sul valore, cioè i risultati ottenuti dai pazienti. I segnali - iniziati nel 2018 quando il mercato della salute digitale ha registrato un record di acquisizioni e fusioni - indicano che il settore è maturo.

Ma la domanda è: chi sta aprendo la strada a questa trasformazione digitale della salute? La concorrenza è agguerrita: le previsioni solo per il segmento di software e servizi di supporto alle decisioni cliniche varrà più di 1,5 miliardi di dollari entro l’inizio del prossimo decennio e quasi tutti coloro che hanno un interesse in ambito sanitario puntano ad accapararsi una fetta dell’enorme torta. Le aree più “ghiotte” sono: gli strumenti di prescrizione per la salute digitale, l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, l’uso della blockchain negli studi clinici.

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Siamo già in una fase in cui il concetto di farmaco sta evolvendo: da oggetto tangibile sotto forma di compressa o iniezione, è diventato un’infusione di cellule o geni rimodulati in laboratorio, ma anche app su prescrizione medica, che mirano a modificare il comportamento del paziente. «Le terapie digitali sono una classe di strumenti che aiutano le persone a realizzare un cambiamento di comportamento positivo e sostenibile che può essere efficace quanto l’assunzione di un farmaco, se non addirittura di più - dice Bertrand Bodson, Chief digital officer di Novartis -. Non hanno effetti collaterali nè tossicità, e hanno il grande vantaggio di essere recapitate direttamente sullo smartphone o tablet, consentendo il monitoraggio continuo dei pazienti e un incoraggiamento a seguire la terapia e ad assumere comportamenti sani». Si stima che questo mercato raggiungerà i 9 miliardi di dollari entro il 2025. E tra gli addetti ai lavori, c’è chi pensa che tra 5 anni la terapia digitale diventerà uno standard di cura di prima linea nella salute comportamentale, cioè in psichiatria, per poi farsi strada con una vera e propria una pipeline in neurologia. «Ma verranno coinvolte anche altre aree terapeutiche fino al punto in cui sarà ridicolo lanciare un farmaco non associato a un software per migliorare l’aderenza e i risultati della terapia» sottolinea Corey McCann, ad di Pear Therapeutics.

Inoltre, la crescente domanda di medicina personalizzata sta aprendo le porte a una serie di nuovi operatori nel redditizio mondo dei big data sanitari, a partire dalle aziende tecnologiche orientate al consumatore come Google, Amazon e Apple. E infatti Amazon, già presente nell'arena di archiviazione dei dati cloud, ha annunciato il lancio di un nuovo laboratorio sanitario chiamato 1492, incentrato sul miglioramento dell’interoperabilità e la creazione della suite di prodotti e-health per l’assistente vocale Alexa. Apple con le sue popolari iniziative smartwatch, CareKit e ResearchKit già raccoglie dati sulla salute personale che vengono utilizzati per la ricerca sulle malattie croniche e la salute della popolazione, e ora sta esplorando lo sviluppo di un record di salute basato sull’iPhone, che aumenterebbe ancora di più la sua capacità di combinare i dati sanitari generati dai pazienti con i dati clinici più dettagliati. Nel frattempo Google è già andato “all-in” sulle scienze con il suo laboratorio di ricerca Google X, la sussidiaria di apprendimento automatico Deep Mind e la società di test genetici 23andMe. Ma anche Proteus Digital Health, in collaborazione con Fairview Health Services e University of Minnesota Health, ha svelato i piani per accoppiare le sue pillole digitali dotate di sensore alla terapia oncologica orale.

«L’adozione di questo device per i farmaci digitali oncologici non è importante solo per i pazienti - ha dichiarato Olivia Ware, Svp di Proteus - ma sarà un punto di svolta anche per l’industria che sviluppa terapie anti-cancro, perchè i dati raccolti dalla terapia orale digitale consentiranno di ottimizzare i regimi di trattamento per ogni singolo paziente, cosa che oggi non è possibile fare».

E ancora. In un sondaggio di Deloitte, l’industria delle scienze della vita ha avuto risposte positive adottando la blockchain negli studi clinici. Pfizer, Amgen e Sanofi hanno già lavorato insieme per analizzare come la tecnologia può essere impiegata per conservare in modo sicuro i dati, per ridurre i costi di sviluppo dei farmaci e accelerare le sperimentazioni cliniche. Mentre nelle prossime settimane Boehringer Ingelheim e Ibm collaboreranno impiegando la blockchain nel primo progetto pilota di sperimentazione clinica in Canada. Nel discutere questi piani, Uli Brodl, Svp per gli affari medici e regolatori di Boehringer Ingelheim, ha precisato che “l’ecosistema della sperimentazione clinica è molto complesso in quanto coinvolge diverse parti interessate, con conseguente scarsa fiducia, trasparenza e inefficienze, senza un’autentica responsabilizzazione del paziente. Si spera che la blockchain possa aiutare ad affrontare queste sfide».

Siamo all’inizio dei giochi, ma ciò che farà la differenza tra i nuovi arrivati e le società più consolidate non sarà nei risultati, ma nell’atteggiamento verso l’adozione al cambiamento.

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