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A Milano Unica il tessile made in Italy non teme il coronavirus

di Marta Casadei

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L'opera di Michelangelo Pistoletto «Terzo paradiso per la sostenibilità della moda», realizzata utilizzando tessuti sostenibili delle aziende presenti a Milano Unica

L'opera di Michelangelo Pistoletto «Terzo paradiso per la sostenibilità della moda», realizzata utilizzando tessuti sostenibili delle aziende presenti a Milano Unica

Nel 2019 conti in calo per il settore, alle prese con un profondo processo di evoluzione, fra nuove tecnologie, materiali e sostenibilità

7 febbraio 2020
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3' di lettura

Se, tra uno stand e l'altro, la classica domanda che si fanno compratori e i designer impegnati a visionare tessuti, bottoni, zip e decori è «cosa vorranno indossare le persone tra un anno?», gli interrogativi che hanno accompagnato l'inaugurazione della trentesima edizione di Milano Unica sono stati ben altri: come e quando si risolverà l'epidemia di coronavirus che ha messo sotto scacco l'intero globo? E quale sarà l'impatto sul settore tessile made in Italy, appena uscito da un anno difficile?

Impatto limitato del coronavirus
Tre giorni dopo questo inizio in chiaroscuro, i dubbi non si sono dissolti, ma i primi bilanci dalla fiera tessile sono all'insegna della stabilità.Con un -2% di aziende clienti rispetto a un anno fa, le assenze dalla Repubblica Popolare non hanno avuto un peso eccessivo: «L'edizione di febbraio ha sempre avuto luogo in concomitanza con il Capodanno cinese – spiega Ercole Botto Poala, ceo del lanificio Reda e presidente uscente di Milano Unica – e quindi molti compratori cinesi non venivano comunque.

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Quest'anno, probabilmente, le aziende hanno fatto viaggiare meno persone, puntando solo su quelle necessarie, ma non sono stati cancellati appuntamenti, anzi». C'è, ovviamente, il nodo Milano Unica Shanghai, che avrebbe dovuto svolgersi in marzo: «Per ora è rimandata, come tutte le altre fiere tessili in Cina. Ma non abbiamo informazioni dettagliate», dice Botto Poala.

Secondo il bilancio finale le nazionalità che hanno registrato l'incremento maggiore in termini di presenze sono gli Usa (+15%), seguiti da Turchia e Polonia, mentre hanno registrato un calo le presenze di compratori tedeschi (-16% su febbraio 2019) - un decremento che riflette la flessione dell'export verso la Germania, ma dipende anche dalla concomitanza della fiera tessile Munich Fabric Start- e giapponesi (-36%), frenati, loro sì, dalla paura del coronavirus.

Buyer alla ricerca di qualità
Milano Unica – che quest'anno ha riunito a Rho Fiera 477 espositori, in crescita rispetto all'edizione di febbraio dello scorso anno – continua a rappresentare un punto di riferimento per le aziende italiane e i compratori che scelgono il tessile made in Italy. Un segmento che, lo scorso anno, ha registrato un calo di fatturato del 4,7% a 7,6 miliardi di euro, complice una flessione dell'export, sceso a 4,1 miliardi (-3,7%).

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Tessuto in lana Reda 1865

Di fatto, come tutta la moda, il tessile è protagonista di un importante processo di evoluzione. Che porta, in molti casi, a uscire dagli schemi: «Allo stand di Reda, per la prima volta – spiega Botto Poala – è venuto un team di Nike. Qualche anno fa sarebbe stato difficile immaginare un marchio sportivo che si interessa alle collezioni di uno storico lanificio che produce tessuti d'altagamma».

Focus su novità e performance
A confermare la centralità di Milano Unica nella strategia dei buyer a caccia di novità e performance è Alessandro Barberis Canonico, amministratore delegato del lanificio di famiglia (fondato nel 1663), e prossimo presidente della fiera: «In questo momento di incertezza sono tutti a caccia di novità. Sia in termini di performance, sia di estetica e creatività. Su questo fronte i feedback dei clienti sono stati positivi», dice.

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Tessuto Vitale Barberis Canonico

Sottolineando ciò che viene apprezzato di più in questo momento: «Tessuti che hanno delle performance, adattandosi ai cambiamenti climatici, ma rispettando l'ambiente e la natura. Senza, però, trascurare lo stile», chiosa Barberis Canonico. Nonostante il 2019 per l'azienda di Pratrivero (Biella) sia stato un anno all'insegna dell'incertezza – con ricavi in discesa del 12% a 153 milioni circa – l'atteggiamento dell'ad verso l'anno in corso è positivo: «La fase di incertezza dovuta al coronavirus non si sa ancora quando potrà essere risolta. Se la situazione dovesse riuscire a normalizzarsi al più presto siamo confidenti che nel secondo semestre ci possa essere una ripresa», conclude.

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Lavorazioni da Canepa

Il futuro: green e informale
Tra gli espositori di Milano Unica c'è anche il gruppo comasco Canepache, tra gli altri, produce tessuti in seta. Il serico è un segmento che, rispetto al tessile nel suo complesso, lo scorso anno ha registrato un andamento migliore. Merito, nel caso dell'azienda di San Fermo della Battaglia, dell'innovazione: «Stiamo orchestrando il rilancio dell'azienda – spiega Michele Canepa, che, lo scorso aprile, ha rilevato l'impresa fondata da suo padre, ma la cui maggioranza era stata ceduta a un fondo di private equity–. Lavoriamo sia sull'efficienza della produzione, sia sulle nuove collezioni: puntiamo sulla sostenibilità, sviluppando fibre naturali ma anche di riciclo».

Quello della sostenibilità è stato uno dei grandi temi che hanno avuto spazio a Milano Unica, dove spiega Canepa, «c'è stato interesse per i prodotti meno formali, per i tessuti fantasia sia da donna sia da uomo».

Per approfondire:
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Biella, il tessile reclama strade e reti

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