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Uber, perdite trimestrali record per il re del «ride sharing». Titolo a picco

di Marco Valsania

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8 agosto 2019
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2' di lettura

NEW YORK - Perdite record per Uber. Il re del ride-sharing, sotto pressione per a crescente concorrenza su scala internazionale, ha riportato un passivo trimestrale pari complessivamente a 5,23 miliardi di dollari. In gran parte, 3,9 miliardi, questo è stato dovuto a costi per i compensi in azioni legati al suo sbarco in Borsa a maggio. Ma anche escludendo simili oneri il “rosso” è stato di 656 milioni, seppur inferiore ai 977 milioni previsti dagli analisti e degli 878 milioni di un anno fa.

Il titolo Uber affonda in apertura a Wall Street dopo la trimestrale deludente. I titoli dell'app per auto con conducente perdono il 9,03%.

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Nel dopo mercato il titolo è stato punito da una caduta dell'11 per cento.
Le entrate sono contemporaneamente aumentate del 14% a 3,17 miliardi. Un incremento inferiore ad attese di 3,3 miliardi e il piu' debole di sempre per l'azienda.

Le ripercussioni più forti dalla concorrenza si sono avute in America Latina. Nella regione, in passato un punto di forza, il fatturato di Uber è diminuito del 24% a 547 milioni. Qui oggi deve fare i conti oltre che con societa' locali con l'ingresso, in particolare in Brasile, della cinese Didi Chuxing Technology. I vertici della società hanno continuato a sottolineare che la traiettoria resta di crescita, con 1,68 miliardi di corse - tra trasporto e servizi di consegna - completate nello scorso trimestre contro le 1,65 miliardi pronosticate. I “bookings”, che includono i pagamenti agli autisti, stanno inoltre tuttora aumentando al passo del 30 per cento. La rivale statunitense Lyft è però reduce da risultati che hanno battuto le previsioni in termini di entrate e ha migliorato le sue previsioni per l'intero anno.

Uber è inoltre finito sotto i riflettori dopo aver svelato una manovra finanziaria, con al centro l'Europa, che la vede avvantaggiarsi di una potenziale deduzione a fini fiscali di 6,1 miliardi di dollari. La cosiddetta “Dutch deduction” potrebbe consentire a Uber di ridurre significativamente in futuro e per anni gli oneri legati alle tasse da pagare a livello globale. L'operazione era avvenuta prima dell'Ipo, quando in risposta alle strette europee sui paradisi fiscali Uber aveva trasferito asset offshore verso diversi paesi. La manovra ha avuto l'effetto di incrementare il valore della proprieta' intellettuale del gruppo, un fatto che ha generato una maggior potenziale deduzione dalle imposte. Qualora Uber cominciasse a riportare profitti e non perdite, stando agli esperti, un simile vantaggio, adesso accumulato, potrebbe consentirle di evitare pagamenti di tasse, anzitutto in Olanda ma con riflessi sul suo intero conto per gli erari nel mondo.

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