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Nella manovra 14 miliardi di flessibilità. Stop all’aumento Iva e deficit al 2,2% nel 2020

di Marco Rogari e Gianni Trovati

Ecco cos'è e perché è così importante la Nadef

Con un deficit che si ferma al 2,2% come da attese, un obiettivo di crescita che non va oltre lo 0,6% e un debito che scende dal 135,7% al 135,2%, la Nota di aggiornamento al Def approvata il 30 settembre dal consiglio dei ministri disegna i contorni di quella che per il governo sarà una manovra di transizione

30 settembre 2019
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2' di lettura

Con un deficit che si ferma al 2,2% come da attese, un obiettivo di crescita che non va oltre lo 0,6% e un debito che scende dal 135,7% al 135,2%, la Nota di aggiornamento al Def approvata il 30 settembre dal Consiglio dei ministri disegna i contorni di quella che per il governo sarà una manovra di transizione.

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Perché i numeri si fanno più ambiziosi sul 2021 e sul 2022, quando secondo i programmi del Conte-2 la crescita dovrà arrivare a all'1% all'anno e il debito scendere a quota 133,4% il primo anno e 131,4% il secondo. Aiutato anche dalle scadenze dei buoni postali fruttiferi che hanno alzato il conto con l'ultimo aggiornamento dettato dall'Eurostat ma contribuiscono a velocizzarne la discesa nei prossimi anni.

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La correzione strutturale
Dopo una vigilia di tensioni il governo Conte-2 chiude una Nota di aggiornamento al Def che garantisce una correzione strutturale da 0,1% del Pil, aprendo lo spazio a una manovra che si dovrà attestare intorno a quota 30 miliardi. «Negli ultimi 15 mesi l'Italia ha attraversato una fase complessa», scrive il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri nella premessa, ma la resilienza mostrata dall'economia italiana offre «una buona base di partenza».

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Base da consolidare nelle intenzioni del governo con una manovra da 30 miliardi che dovrà comprendere «la completa cancellazione degli aumenti dell'Iva» e poggiare su due pilastri: quasi 15 miliardi di flessibilità da parte di Bruxelles, con un deficit che passa appunto al 2,2% dall'1,4% calcolato a politiche invariate, e altrettanti di coperture da trovare a Roma. Fra queste, un ruolo da protagonista sarà assegnato alle misure anti-evasione, sotto forma di aiuti e incentivi ai pagamenti tracciabili: da lì il ministero dell'Economia si aspetta un maggior gettito da quattro decimali di Pil, cioè oltre 7 miliardi di euro. Il resto dovrà arrivare dalla spending review (quasi 2 miliardi) e dalla revisione di tax expenditures e sconti fiscali dannosi per l'ambiente (altri 2 miliardi). Altri due miliardi circa arriveranno dalla proroga di misure fiscali come la rivalutazione di terreni e partecipazioni.

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Bloccare gli aumenti Iva
Tutto ciò servirà per bloccare tutti gli aumenti Iva, e avviare il taglio al cuneo fiscale che per il primo anno costerà poco più di 2,5 miliardi, confermando quindi le ipotesi di partenza a giugno. Nel menu anche il rilancio delle misure di Impresa 4.0, il rilancio degli investimenti pubblici e l'aumento di risorse per istruzione e ricerca: misure, queste, indicate esplicitamente dalla Nota di aggiornamento, ma ancora da cifrare con esattezza

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