di Jacopo Giliberto
(Afp)
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Il viaggio ambientale nelle altre grandi acciaierie d’Europa comincia a Pasian di Prato, in Friuli, dove l’Iblu Idealservice seleziona 10mila tonnellate l’anno di rifiuti plastici che noi italiani raccogliamo con diligenza e affidiamo al riciclo del Corepla. I camion carichi di plastica usata vanno all’acciaieria modello VöstAlpine di Linz, in Austria, come agente riducente in sostituzione di una pari quantità di carbon coke. L’uso della plastica al posto del carbonaccio abbassa le emissioni dell’acciaieria più ammirata d’Europa.
Ma anche l’ArcelorMittal di Dunkerque, in Francia, è apprezzata per la qualità dei presìdi ambientali e per l’efficienza energetica.
E le altre acciaierie? A parte le sperimentazioni più coraggiose, in Europa gli standard sono simili; tutti gli impianti devono attenersi alle stesse Bat (le “migliori tecnologie disponibili”) aggiornate ogni anno dalla Commissione Ue. Un aspetto può vedere indietro Taranto: la costanza della manutenzione, che su quel tipo di stabilimento impegna almeno 300 milioni l’anno.
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Un segnale interessante è l’emissione di anidride carbonica. Il gas accusato di cambiare il clima del pianeta non è un inquinante, tuttavia è un indicatore legato in modo diretto con la produzione: più acciaio producono gli altoforni e più anidride carbonica vola in atmosfera. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, nel 2017 (quando lo stabilimento di Taranto si chiamava ancora Ilva) in testa per CO2 era l’Arcelor Mittal di Brema, con 26,6 milioni di tonnellate emesse. Seguiva l’Arcelor Mittal di Dunkerque. L’Ilva era settima fra gli stabilimenti europei di lavorazione dell’acciaio e quarta fra gli impianti integrati.
L’Arcelor Mittal sta studiando sistemi di cattura della CO2 (sono disponibili fondi Ceca per la ricerca); c’è chi punta al carbone (depositi sotterranei a Linz e in Corea), chi alla lotta contro le diossine (impianti di sinterizzazione) e chi combatte il benzopirene (mettendo sottovuoto le cokerie).
Investimenti ambientali importanti in Corea del Sud, in Giappone, in Cina ma anche la Russia ha ammodernato diversi grandi impianti. Più graduali gli investimenti ambientali in Ucraina e negli Usa.
Jacopo Giliberto
giornalista
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