di Maximilian Cellino
(Stefano Capra / IMAGOECONOMICA)
3' di lettura
La «banca diretta multicanale del gruppo UniCredit», in un futuro non molto lontano probabilmente soltanto la «banca diretta multicanale» vista l’ultima mossa del gruppo di Gae Aulenti , che ha quasi dimezzato la propria partecipazione cedendo una quota del 17% e lasciando la porta aperta a un completo disimpegno.
Finecobank ama esser definita con queste due parole e in effetti proprio in «diretta» e «multicanale» si nascondono la specificità di un modello di business che non ha eguali in Europa e la sua storia di successo lunga ormai 20 anni.
L’origine nel 1999 con il trading online
L’origine della Fineco come la si conosce nella forma attuale può esser fatta risalire infatti al 1999. L’allora Fineco Sim del gruppo Bipop Carire punta dritta sul trading online: Fineco Online è il primo servizio offerto ai clienti retail in Italia ed è una rivoluzione, per la piattaforma tecnologica e anche per in costi, drasticamente ridotti fin da subito rispetto a quelli dei tradizionali ordini di Borsa in atto al momento. Il riconoscimento da parte del pubblico è pressoché immediato, ma cullarsi sugli allori è vietato e la società lancia anche il primo conto deposito remunerato nel nostro Paese, uno strumento che a breve termine diventa anche un conto corrente completo.
L’evoluzione di prodotti e clientela
È questa la seconda costola di Fineco, che sempre del 2000 avvia i servizi di consulenza finanziaria con una propria rete di promotori, allargando quindi il proprio raggio di azione. E ad espandersi, in modo continuo, è anche il numero dei clienti: sono già 250mila nel 2001 (anno in cui Fineco diventa anche il numero uno del trading online in Europa), raggiungono il milione nel 2015 f ino ad attestarsi oggi a quota 1.280.000 . Nel frattempo la società è passata al gruppo Capitalia prima e UniCredit poi, fino alla nascita del vero e proprio attuale modello di banca attraverso l’integrazione con Xelion nel 2008.
La carriera a Piazza Affari
L’esordio in Borsa di Finecobank avviene nel luglio 2014 a 3,7 euro per azione (prima dell’annuncio di ieri di UniCredit il titolo viaggiava oltre i 12 euro), mentre gli ingressi nel Ftse Mib e nello Stoxx 600 paneuropeo risalgono rispettivamente al 2016 e al 2017 e sono la migliore testimonianza della progressione di un gruppo che negli ultimi 10 anni ha creato utili per oltre 1,3 miliardi di euro, in gran parte poi redistribuiti ai soci sotto forma di dividendi (930 milioni sempre dal 2010 a oggi).
FinecoBank ai giorni nostri
Negli ultimi anni la nuova accelerazione del gruppo nel settore dei prestiti, con il ritorno alla concessione di mutui a clientela selezionata e lo sviluppo di strumenti per il finanziamento di privati e imprese, sempre però improntato alla prudenza e al rispetto dei coefficienti di capitale. Nel 2018 si aggiunge l’ultimo tassello di Fineco Asset Management, società irlandese con il compito di gestire Fondi di Fondi, con partnership strategiche e i migliori gestori internazionali. Si arriva quindi al modello di business dei giorni nostri, estremamente diversificato e differente da quello iniziale - nel 2018 i ricavi dell’area brokerage sono stati appena il 20%, mentre dal banking è arrivato il 48% e dall’investing il 33% - e quindi in grado di creare utili in modo costante e in ogni fase di mercato fin quasi a far risultare Fineco «noiosa» agli analisti finanziari.
Con un occhio a Charles Schwab
Un modello che, come unanimemente riconosciuto dagli esperti, non trova eguali nel Vecchio Continente: per imbattersi in qualcosa di simile occorre volare negli Stati Uniti per trovare Charles Schwab, un gruppo al quale, forse, potrebbe essersi ispirato anche l’attuale management. A partire da Alessandro Foti, che fin dai primi momenti lega in modo indissolubile il proprio nome alla società, diventandone amministratore delegato nel dicembre del 2000 e assumendo nel luglio 2014 anche la carica di Direttore Generale. Premiato negli ultimi due anni da Institutional Investor come miglior amministratore nel settore bancario per la categoria small e mid cap: il successo di Fineco, in fondo, dipende in gran parte proprio dalle sue scelte.
Maximilian Cellino
Redattore
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy