di Alessandro Benetton
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Entrare nell’universo della relazione tra sport e donna significa introdursi in un mondo fatto di emozioni espresse e vissute alla massima potenza. La passione per lo sport di una atleta donna è ardente perché già consapevole di dover affrontare un percorso costellato di ostacoli e pregiudizi. La fatica ed il sudore sono un groviglio di energia, desideri ed ambizioni capaci di non farsi frenare dalla paura di non farcela. La competitività, ahimè femminile per definizione, fa sì che l’atleta donna non esiti di mettersi il coltello tra i denti e affronti il campo da gara come una vera combattente, non mancando di lanciare qualche sfida ai colleghi uomini. E poi ci sono loro, le lacrime, certo anche nello sport maschile ci sono le lacrime, ma le lacrime di un’atleta donna racchiudono gioia, difficoltà, rabbia: sono il tripudio di quella speciale sensibilità che caratterizza l’universo femminile.
Eppure, pensando a tutta questa lunga lista di emozioni da cui è scandito il mondo dello sport femminile, quella che continua a stupirmi più di tutte e a tenermi incollato alle imprese delle sportive è la loro determinazione.
Arrivano agli stessi gradini del podio, e spesso superano di gran lunga i colleghi uomini, portano in alto i colori azzurri nelle discipline più varie, battono record e raggiungono l’Olimpo dello sport. Lo dimostrano i risultati: in vasca, sui campi o in pista in Italia oggi lo sport è donna. Lo ricorda la splendida medaglia di Federica Pellegrini, la signora del nuoto, che, a quasi 31 anni, ha conquistato l’oro nei 200 stile ai Mondiali di Gwangju, ottava medaglia in carriera nello stile iridato, un record mai raggiunto da nessuno.
Lo dimostra la Nazionale femminile di calcio che ha conquistato l’Italia ai Mondiali di Francia 2019, riportando i colori azzurri del calcio ai campionati del mondo un anno dopo la mancata partecipazione degli uomini. Lo ricordano i successi delle atlete della neve, tra cui, Sofia Goggia, Michela Moioli, Dorothea Wierer, o ancora i bei successi della “nuova Italia” con i trionfi di Larissa Iapichino, Vittoria Fontana, e Carolina Visca agli Europei di atletica Under 20 di Boras in Svezia. E poi lo raccontano ogni giorno le meravigliose storie sportive e umane di atlete come Bebe Vio e Monica Contraffatto che hanno accesso i riflettori sullo sport femminile e sullo sport paralimpico, ricordandoci che lo sport è anche rinascita, è saper andare oltre, è osare.
Tuttavia a tutte queste atlete, insieme agli altri bellissimi esempi che portano in alto i colori della nostra Italia e alle storie di sportive che vengono raccontate in questo e-book, l’inquadramento giuridico italiano non riconosce lo status di professioniste. E se per tutti – tifosi e opinione pubblica – queste sportive sono considerate a tutti gli effetti delle «lavoratrici dello sport», per la legge italiana sono dilettanti. Un paradosso che auspico si possa superare in tempi rapidi con un lavoro di squadra che possa portare a riconoscere alle atlete pari diritti e opportunità, dando loro la possibilità di diventare professioniste. Oggi lo sport è cambiato e tutte le atlete di successo hanno fatto dello sport il loro lavoro, e per questo come tale l’attività sportiva deve essere riconosciuta, con tutte le tutele che sono proprie del professionismo.
I fatti e soprattutto i risultati danno loro ragione, le atlete italiane stanno dimostrando che la loro passione è anche il loro lavoro. E se non sarà il Diritto, saranno i loro trionfi a imporre il cambiamento e a spiegare perché è arrivato il momento che lo sport professionistico azzurro possa tingersi sempre più di rosa.
Le donne nello sport hanno la possibilità di rompere le barriere, dare dei segnali culturali forti. È un po’ come la prima minigonna negli anni ’60, capovolse le tradizioni e fu un segnale di emancipazione femminile. Allo stesso modo l’audace presenza di un arbitro donna in un campo da calcio con due squadre avversarie maschili è l’emblema di come lo sport costituisca una parte integrante del tessuto sociale e sia sinonimo di progresso.
Il mio augurio è che tutte le giovani donne che sceglieranno di vivere di sport, in qualunque disciplina sportiva, possano intraprendere questo percorso con la consapevolezza che questa scelta di vita darà loro la giusta dignità.
In questa direzione auspico perciò anche una più forte valorizzazione di sportive ed ex atlete all’interno delle Federazioni e delle Associazioni Sportive, inserendo le donne in varie aree e ruoli. È importante infatti lavorare per una più equa rappresentazione di uomini e donne in tutte le posizioni di leadership, implementando programmi che pongano al centro la questione di genere.
Non tanto e non solo per una questione di «quote rosa», ma per il grande apporto di «capitale umano e professionale» che le ex-atlete possono garantire, arricchendo così i diversi contesti di straordinari esempi positivi.
Le storie delle atlete raccolte in questo secondo ebook “Donne di Sport” sono lo spaccato di uno sport italiano che parla sempre più al femminile, che si impone a livello internazionale con figure piene di intelligenza e di fascino, straordinarie ambasciatrici di valori ed eccellenze, capaci di emozionarci e di trasmetterci messaggi che possano stimolare riflessioni e nuove domande.
Sono campionesse che condividono ansie e sogni, cadute e vittorie accompagnandoci ad esplorare quei momenti in cui hanno preso decisioni fondamentali poi per il successo.
Un lavoro fantastico e indispensabile quello di Alley Opp, per accendere i riflettori sullo sport azzurro sempre più rosa!
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