di Isabella Bufacchi
La Germania verso una tassa sui voli per salvare il clima
3' di lettura
Sarà un maxi piano per proteggere in realtà un po’ di tutto: non solo il clima ma anche l’economia che rischia di entrare in recessione tecnica , la massa di risparmiatori e pensionati invano a caccia di rendimenti a basso rischio. Andrà persino a protezione del futuro dei partiti Cdu/Csu e Spd della GroKo, dilaniati dalla disaffezione degli elettori. Sono questi i molteplici ambiziosi obiettivi, alcuni dichiarati altri sottintesi, del grande annuncio previsto per venerdì a Berlino: un pacchetto di provvedimenti e nuovi investimenti per consentire alla Germania di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, riportandosi in linea con traguardi interni, europei e con l’accordo di Parigi.
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Per centrare tutti questi bersagli in un colpo solo, dal riscaldamento globale al raffreddamento dell’economia e degli elettori, il ministro dell’Economia Peter Altmaier propone di istituire una “Fondazione dei Cittadini per Proteggere il Clima”, strumento «senza precedenti» : un Bürger-Stiftung Klimaschutz capace di iniettare nel sistema fino a 50 miliardi, «mobilitando soprattutto i capitali privati».
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Come funziona la Fondazione architettata da Altmaier, il ministro Cdu più vicino ad Angela Merkel che deve riuscire entro domani a convincere tutto il governo ad appoggiarlo in questa impresa erculea? Gli “azionisti” o membri di questa sorta di spv (special purpose vehicle o trust) potranno essere persone fisiche e giuridiche, cittadini, associazioni, aziende, sindacati: la sottoscrizione di capitale dovrebbe spaziare da un minimo simbolico di 5 euro a un massimo di 10 milioni ma il peso sarà uguale per tutti, nel senso che chi investirà di più non dovrebbe acquisire più diritti di voto. Lo Stato federale parteciperà, una tantum, al capitale, per 5 miliardi. Questa struttura dovrebbe evitare che Eurostat un giorno si svegli (come è accaduto per le spv italiane) e consolidi il veicolo, che avrà pochi dipendenti fissi e conterà molto sul volontariato, portandolo dentro il perimetro della pubblica amministrazione e dunque conteggiando come debito pubblico i suoi Green bond.
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La Fondazione dovrebbe avere come scopo primario l’erogazione di prestiti senza interessi a cittadini e imprese per finanziare progetti e interventi mirati esclusivamente alla riduzione delle emissioni di CO2. Un singolo prestito, con piano di ammortamento fino a 30 anni, potrebbe avere un importo massimo di 50 milioni di euro: il totale dei finanziamenti non potrà superare la soglia dei 50 miliardi. Dove reperirà la Fondazione le risorse per erogare i prestiti? Emetterà Citizens bond, titoli di debito del cittadino (con chissà quale rating): obbligazioni con durata minima di dieci anni e un rendimento fisso del 2%, stellare rispetto al -0,60% circa dei Bund decennali. La sottoscrizione sarà circoscritta: da un minimo di 100 euro a un massimo per singolo cittadino, forse molto basso, per esempio 2.500 euro. La Fondazione dovrebbe inoltre mirare a raccogliere fondi tramite donazioni, che fino a un certo importo saranno agevolate fiscalmente e deducibili. Dal secondo anno in poi, lo Stato darà 1 miliardo l’anno in sussidi: resta da capire se questo si renderà necessario per pagare la cedola del 2%, dal momento che la Fondazione concede prestiti a tasso zero.
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Invece di investire di più, in aiuti e agevolazioni, i Verdi sostengono che l’azione più efficace per proteggere il clima è tassare le emissioni di gas serra e aumentare il prezzo del combustibile fossile. Ma la GroKo oltre al clima vuole proteggere l’economia sull’orlo della recessione, mente i suoi partiti puntano a riconquistare quell’elettorato che popolerà i cortei a Berlino in questo Vederdì per il futuro. Un bond che rende il 2%, risk free o quasi, tutto sommato è una forma di helicopter money.
Isabella Bufacchi
vicecaporedattore corrispondente dalla Germania
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