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Le donne iraniane dell’arte in mostra e in asta a New York

di Hannah Jacobi

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A Bridge Between You And Everything, curata da Shirin Neshat e presentata da CHRI, High Line Nine Gallery, New York, 2019. Vista della mostra, foto di David Regan

A Bridge Between You And Everything, curata da Shirin Neshat e presentata da CHRI, High Line Nine Gallery, New York, 2019. Vista della mostra, foto di David Regan

Sotto la regia di Shirin Neshat esposizione «A Bridge Between You and Everything» inaugurata l'8 novembre nello spazio espositivo High Line Nine: le 97 opere verranno battute online da stime da 600 a 25.000 dollari, il ricavato sosterrà il CHRI

9 novembre 2019
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8' di lettura

In occasione di un'asta di beneficenza sul sito Artsy è attualmente in vendita una sessione per un ritratto fotografico con la famosa artista iraniana Shirin Neshat alla modica base d'asta di 75.000 dollari. L'asta online, che chiude il 20 novembre, presenta opere della mostra “A Bridge Between You and Everything”, inaugurata l'8 novembre allo spazio espositivo High Line Nine a New York. Curata dalla stessa Neshat e organizzata del Center for Human Rights in Iran (CHRI), la mostra include 13 artiste iraniane, tutte donne.
“Nonostante la discriminazione e la repressione all'interno dell'Iran, una delle molte aree in cui le donne iraniane sono riuscite a prosperare e distinguersi è nel mondo dell'arte” ha commentato Lauren Poehl del Center for Human Rights in Iran. “Vediamo questa mostra come una celebrazione della libertà artistica”. Da più di 10 anni l'organizzazione sostiene la libertà artistica in Iran e questa è la seconda grande mostra organizzata a New York. “Comunicare le questioni dei diritti umani attraverso l'arte ci consente di raggiungere coloro che non sono tradizionalmente coinvolti nei diritti umani e di arricchire il nostro approccio per affrontare anche il problema della comprensione interculturale” continua Poehl. Parte del ricavato dell'asta andrà a sostenere il lavoro del Center nel campo delle arti e della cultura e dei diritti dei disabili. Le stime per le 97 opere all'asta delle artiste sia giovani che affermate vanno da 600 a 25.000 $.

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Shiva Ahmadi, The Mesh, 2016, acquarello e inchiostro su carta, 101,6 x 152,4 cm. Courtesy dell‘artista, di Haines Gallery e Center for Human Rights in Iran (CHRI)

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Shirin Neshat e l'arte contemporanea iraniana nella diaspora
È stato intelligente da parte del Center di ottenere Neshat come curatrice. Di fronte al conflitto in atto tra Iran e Stati Uniti, una mostra con solo artiste donne iraniane – sebbene la maggior parte di loro provenga dalla diaspora iraniana– organizzata dalla principale organizzazione iraniana per i diritti umani negli Stati Uniti, ha già un elevato potenziale esplosivo. In più Shirin Neshat è l'artista iraniana di gran lunga più conosciuta, non solo nel mondo dell'arte occidentale. Il 17 ottobre ha aperto sua grande retrospettiva “Shirin Neshat: I Will Greet the Sun Again” al museo The Broad di Los Angeles che offre una panoramica di trent'anni del suo lavoro artistico in fotografia, video e film.

Il mercato
I suoi lavori emblematici ed altamente estetizzati mettono in scena dicotomie tra donna e uomo, bianco e nero, sogno e realtà. “Sono un'artista in esilio, i temi del mio lavoro sono profondamente radicati nella relazione nostalgica con il mio paese perduto” ha dichiarato ad ArtEconomy24 Neshat. I suoi lavori più famosi e influenti sono stati i primi, come la serie fotografica “Women of Allah” (1993-1997), che raffigura l'artista ed altre figure di donne velate con il chador, il velo iraniano, con scritte in persiano e ornamenti su viso e mani, armate. Questi immagini, che evocano una visione contrapposta tra l'osservatore occidentale e l'Altro islamico-iraniano femminile e che nel nostro contesto occidentale richiamano rappresentazioni orientaliste, hanno fino ad oggi modellato la percezione di un'arte iraniana contemporanea, anche in modo restrittivo. Ma sono anche state molto apprezzate dal pubblico, persino in Iran e nel Medio Oriente e hanno ottenuto prezzi elevati da Christie's a Dubai: nel 2007, 157.000 $ per la copia unica “Untitled” (1997) e nel 2008 265.000 $ per la prova d'artista di “Whispers” (1997). Il boom dell'arte contemporanea iraniana e mediorientale di questi anni è ormai passato e i prezzi oggi sono relativamente calati, ma i lavori di Neshat sono ancora ben rappresentati nelle aste. Solo di recente, il 23 ottobre, un'altra copia unica di misura più piccola del lavoro “Untitled” è stata venduta per 41.795 $ da Christie's a Londra.

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Shahrzad Changalvaee, It Won't Last #1, 2016, stampa a pigmenti su carta fotografica d'archivio, 50,8 x 66 cm, edizione 2/5 + 1 AP. Courtesy di Center for Human Rights in Iran (CHRI)

“È in qualche modo limitante inquadrare la mostra come arte iraniana o solo di artiste” commenta Neshat in veste di curatrice di “A Bridge Between You and Everything”. “Ma per gli artisti che lavorano fuori dell'Iran, la loro arte molto spesso diventa referenziale – prosegue –. Per alcuni solo a un livello estetico, ad esempio con calligrafia e riferimenti alla pittura in miniatura persiana. Per altri la referenza è politica: la relazione problematica tra Iran e Stati Uniti ha un impatto enorme sugli artisti che vivono qui, per la loro vita quotidiana e la loro arte. Non è stato facile collaborare con il Center for Human Rights in Iran, non potevamo includere molte artiste che vivono ancora in Iran, avevano paura di partecipare” spiega Neshat. Addirittura c'è solo un'artista nella mostra, Soudeh Davoud (1987), che vive e lavora a Teheran.

In mostra: Parastou Forouhar
Per altre artiste, invece, è stato fondamentale per decidere di partecipare il fatto che la mostra sia stata organizzata dal Center. “Conosco l'organizzazione attraverso il mio impegno da attivista da molti anni, fanno un buon lavoro” dice Parastou Forouhar (1962). L'artista vive e lavora in Germania già da 1991. Da quando i suoi genitori, che erano attivi nell'opposizione politica, sono stati uccisi in Iran nel 1998, si è attivata in Germania ed anche in Iran, cercando di chiarire gli omicidi. Nonostante l'enorme pressione da parte del regime iraniano, viaggia regolarmente in Iran e cerca di continuare l’attvità espositiva anche lì, il che sta diventando sempre più difficile. L'anno scorso ha persino dovuto difendersi in tribunale per blasfemia in un suo lavoro d'arte, una grave accusa in Iran. Per Forouhar: “la questione della libertà è una domanda esistenziale. Se le opere artistiche sono influenzate politicamente a prima vista o no, non è fondamentale qui. In questa mostra rappresentano la libertà artistica a cui aspirano”. Le tre opere di Forouhar nella mostra si distinguono per il loro contenuto diretto e critico. Nelle due stampe digitali dalla serie “Red is My Name, Green is My Name III” (2016) e “Portrait (II)” (2014), la bellezza dell'ornamento orientale viene contrapposta con scene di tortura e violenza che vengono scoperte solo al secondo sguardo. Oltre all'ornamento e alla scrittura persiana, anche il chador svolge un ruolo nelle sue opere. “Vedo la mia arte radicata nel contesto iraniano e tedesco. Questo è ciò che si chiama transculturale” dice l'artista. “La figura nel chador nel mio lavoro incarna lo sconosciuto e l'Altro assoluto nel contesto tedesco o occidentale” continua.
Anche le opere di Forouhar sono state vendute a prezzi alti sul mercato secondario solo dieci anni fa: nel 2007, il lavoro “Friday” del 2003 ha guadagnato 61.000 $ da Christie's a Dubai. Oggi la sua fascia di prezzo sul mercato primario in euro è tra 550 per le piccole stampe digitali e 50.000 per le grandi installazioni presso la sua galleria tedesca Galerie Karin Sachs . All'asta online, il 9 novembre le offerte per i suoi tre lavori erano tra $ 2.600 e $ 3.500.

In mostra: Laleh Khorramian
Anche Laleh Khorramian (1974) ha partecipato per sostenere il Center for Human Rights in Iran. L'artista è spesso riluttante a partecipare a mostre che enfatizzano il contesto iraniano. “Penso che Shirin abbia scelto i miei lavori per quello che sono, o per come sono vissuti dagli spettatori, e non perché rappresentano un'arte Iraniana” ha commentato l'artista, che è venuta negli Stati Uniti da bambina qualche anno prima della rivoluzione e che sostiene di non avere a che fare con il tema dell'esilio come molti altri. Sebbene abbia una stretta connessione con la cultura iraniana e viaggi regolarmente in Iran, non vede il suo lavoro in un particolare contesto culturale. “Il mio approccio al fare arte passa attraverso l'amore, la violenza, l'emozione, la psiche, l'esperienza umana, uno spazio primordiale, uno spazio interno, uno spazio esterno...”. Il processo materiale e la sperimentazione sono al centro della sua arte. Basata su pittura e disegno, la pratica di Khorramian include un ampio spettro di mezzi artistici, dagli oggetti e le installazioni fino ai tessuti e all'alta moda.
Per la mostra sono stati scelti disegni e dipinti del 2019 che lasciano solo intendere il suo ampio spettro artistico: il ritratto su legno “Data Portrait” (con base d'asta di 2.200 $), la pittura “Orb-Water” (3.600 $), e tre disegni a china di piccolo formato della serie “Peaks”, (2.000 $ ciascuno). Khorramian è rappresentata dalla September Gallery a New York e The Third Line Gallery a Dubai e New York. La sua fascia di prezzo presso quest'ultima è tra 4.000 e 30.000 $.

Le altre artiste in mostra
“È una mostra molto intima, che fa vedere molte opere piccole” dice la curatrice Neshat. Ciò ha anche a che fare con il budget limitato del CHRI, che ha dovuto evitare elevati costi di trasporto e installazione. Anche per la vendita all'asta di beneficenza online, disegni, dipinti e sculture sono più adatti delle installazioni. Ma dopotutto in mostra c'è anche un video della giovane artista Nazanin Noroozi (1985). Un'altra giovane artista interessante è Shahrzad Changalvaee (1983), che lavora con diversi mezzi espressivi, dalla fotografia al collage, all'installazione e alla performance. In mostra ha tre lavori, due foto, “It Won't Last #1” (2016) e “This Tool Shall Pass #6” (2017) con base d'asta di 2.500 e 3.000 $ e il recente collage su panello “Better Never Than Late #2” (2018) di 3.500 $. Changalvaee, che vive a New York, viene rappresentata dalla O Gallery di Teheran, la sua fascia di prezzo è tra 2.000 e 7.000 $. Ala Dehghan (1982) invece, anche lei di base a New York, è rappresentata da Otto Zoo di Milano, i suoi prezzi vanno da 2.000 a 10.000 $. Anche lei lavora con materiali diversi e presenta le sue opere, che spesso trattano rappresentazioni del femminile, in grandi installazioni spaziali. Accanto alla stampa digitale “Synthetic S-XL Anti-Cut” del 2017, con una stima di 2.000 $, sono esposti una serie di piccoli dipinti soprattutto degli anni 2008-2010, con stime tra 1.200 e 1.500 $.

Tra le artiste più affermate nella mostra ci sono Afruz Amighi (1974), Hadieh Shafie (1969) e Shiva Ahmadi (1975). Amighi, rappresentata per molti anni dalla prestigiosa galleria Leila Heller di New York e Dubai, traduce i suoi fragili e fantastici disegni di grafite in grandi installazioni di filo e luce. Da Leila Heller, la sua fascia di prezzo era tra 3.500 e 80.000 $. All'asta, le stime per due dei suoi disegni del 2017 sono di 5.000 $ e per la sua installazione a parete “Headdress for the Beheaded” dello stesso anno di 25.000 $. Shafie è nota per i suoi lavori di grande formato, che realizza con rotoli di carta colorati, ognuno con la parola “eshgh”, amore o passione in persiano; sono piuttosto alti sul mercato secondario, all'asta Middle Eastern, Modern and Contemporary Art da Christie's a Londra il 23 ottobre, il suo lavoro “Transition 7” del 2018 è stato venduto per 109.310 $. Qui, invece, vengono presentati due disegni, “Grid Drawing 37” del 2015 e “Turn No. 11“ del 2019, a 15.000 e 7.500 $ ciascuno. Le opere di Ahmadi si riferiscono. sia nel loro stile – preferisce lavorare ad acquerello, anche nelle sue animazioni – che nei loro temi, alla pittura in miniatura persiana, ma le sue immagini, che a prima vista appaiono idilliache, si trasformano poi in scenari di guerra da incubo e da inferno industriale. Ahmadi è rappresentata dalla Haines Gallery a San Francisco, dove i prezzi vanno da 5.000 a 40.000 $. Le stime all'asta online per i due grandi dipinti su cartone e carta in mostra, “Carnage” del 2018 e “The Mesh” del 2016, sono rispettivamente 15.000 e 25.000 $.

La mostra trasmette un'impressione della diversità dell'arte contemporanea nella diaspora iraniana. Neshat ha riunito sia opere che in un modo o nell'altro tentano di visualizzare un'identità iraniana, che quelle che hanno trovato un linguaggio artistico lontano dalle nostalgie.

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