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Inchiesta Fondazione Open, ecco la lista dei finanziatori

di Ivan Cimmarusti e Sara Monaci

Renzi: il mio mutuo lo pagheranno i giornalisti che mi hanno diffamato

Si tratta di un sostegno che Bianchi e Marco Carrai, fedelissimi dell’ex premier, chiedono a ottobre 2013 a una serie di imprenditori, tra i quali Davide Serra e Beniamino Gavio. Il gruppo Menarini: mai fatte donazioni a Open

3 dicembre 2019
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3' di lettura

Stando al decreto di perquisizione di Alberto Bianchi, presidente della fondazione Open, le “interlocuzioni” con Matteo Renzi per fornire idee, suggerimenti, proposte o osservazioni, dovevano essere supportate da un finanziamento di 100mila euro all’anno per cinque anni. Un sostegno che Bianchi e Marco Carrai, fedelissimi dell’ex premier, chiedono a ottobre 2013 a una serie di imprenditori, tra i quali Davide Serra e Beniamino Gavio. Dalle indagini spunta ora una lista articolata con nomi di società che vanno da British American Tobacco a Gruppo Garofalo a Gruppo Moby.

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È una sorta di”tariffario” quello che emerge dagli atti depositati agli indagati dalla Procura della Repubblica di Firenze, nell’inchiesta sulla Fondazione Open, presieduta dall’avvocato Bianchi e ritenuta dai pm una «articolazione di un partito» che doveva «finanziare illecitamente» Matteo Renzi. Il fascicolo ruota attorno alle figura di Bianchi e Carrai, indagati con l’accusa di traffico di influenze illecite e finanziamento illecito. Nei giorni scorsi i due, vicini al leader di Italia Viva, sono stati perquisiti dagli investigatori della Guardia di finanza fiorentina.

Ed è proprio nel decreto notificato a Bianchi a emergere un particolare nuovo. Si tratta di una email che Bianchi e Carrai inviano a una serie di imprenditori prima che lo stesso Renzi vincesse le primarie dem. La email, del 23 ottobre 2013, ha ad oggetto “fondazione Bing bang”, il primo ente costituito per sostenere le attività politiche di Renzi, poco dopo trasformato nella più nota Fondazione Open, nel cui consiglio di amministrazione sedevano, assieme a Bianchi e Carrai, anche Maria Elena Boschi e Luca Lotti.

Nella email viene specificata la necessità di reperire risorse. Si parla, in particolare, di un supporto finanziario di 100mila euro all’anno per cinque anni. In cambio si dà la possibilità di fornire idee, suggerimenti vari, proposte e osservazioni per Matteo Renzi ma anche per la Fondazione stessa. Si specifica, inoltre, che le “interlocuzioni” possono avvenire anche tramite gli stessi Bianchi e Carrai.

La lista dei finanziatori
Dalle indagini emerge l 'elenco dei finanziatori di Open. Ovviamente il finanziamento a Open è lecito. Gli inquirenti stanno approfondendo i casi in cui si sospetta una erogazione illecita (ovvero indiretta e non dichiarata), e se è realistica la tesi per cui la fondazione rappresentava un articolato di partito.

Lo chiamano lo “schema Bianchi”, tutto da verificare. Una prima lista di finanziatori è composta da una ventina di soggetti redatti lo scorso ottobre dagli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Firenze: British American Tobacco, Chiantishire Società Agricola, Sanavir srl, Chiti Alessandro, Fingen spa, Rtv38, Gruppo Maestrelli Pida, Telecomunicazioni Italia srl, Gruppo Golden Production, gruppo Menarini, Gruppo Garofalo, l'Nh Group di Vittorio Farina, il Gruppo Moby di Vincenzo Onorato, Davide Serra, la galassia societaria di Alfredo Romeo e Vito Pertosa. Algebris Investments, di proprietà dello stesso Serra, «precisa di non aver mai finanziato la Fondazione Open».

C'è poi un secondo elenco: Alicross, Airlines Handling Agents spa, Corporation America Italia, Lagfin, Aurelia srl, Big Space, Begin, G.F. Uno, Getra Power, Mossi e Ghisolfi spa, Pizzarotti, Golden Production, Associazione Azimut, Associazione Comunicazione Reale, Intek Group, Promidis, Irbm spa, Karat srl, Intesa Aretina scarl, il Mercante dei sogni. Gli ultimi ad essere stati individuati dai finanzieri sono stati, un mese fa, Kairos Investment Management spa e Kairos Partners Sgr.

Il gruppo Menarini: mai fatte donazioni
«Le notizie di stampa che continuano a includere il Gruppo Menarini tra i finanziatori della Fondazione Open sono contrarie al vero». È quanto si legge in una nota diffusa dall’azienda farmaceutica fiorentina Menarini «in relazione alle notizie riguardanti la Fondazione Open». Nella nota il presidente del Gruppo Eric Cornut precisa che «Menarini non ha mai elargito alcuna donazione alla Fondazione Open, né ha mai intrattenuto rapporti professionali con alcuno degli indagati». Cornut chiede quindi che «tale notizia, che non corrisponde al vero, cessi di essere pubblicata e diffusa».

Per approfondire:
Indagato Alberto Bianchi, l'ex presidente della Fondazione Open
La nuova fondazione di Renzi e la trasparenza diventata obbligatoria

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