di Gianni Trovati
Salvini rilancia sfida a Ue: manovra trumpiana e flat tax
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Le spese inferiori al previsto per reddito di cittadinanza e pensioni saranno uno dei pilastri della manovra 2020, insieme alla potatura degli sconti fiscali e alla nuova tornata di spending. Due mosse che serviranno a trovare parte delle coperture per evitare gli aumenti Iva da 23,1 miliardi previsti dal 1° gennaio prossimo.
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I documenti con cui la Commissione europea ha fermato la procedura d’infrazione per debito all’Italia e gli impegni ribaditi da Roma nella lettera firmata dal premier Conte e dal ministro dell’Economia Tria iniziano a costruire l’architettura della prossima legge di bilancio. Architettura in cui fatica a trovare spazio la Flat Tax, che non viene mai citata nelle carte con cui si è chiusa la trattativa. Ma la Flat Tax ci sarà «senza dubbio», si affretta a chiarire il leader leghista Matteo Salvini tornando a chiedere di «accelerare sulla manovra»; il taglio fiscale, concede Salvini, sarà «non per tutti e non subito, ma sostanzioso». «Ci stiamo lavorando, è un punto del programma di governo», spiega Tria in serata.
Perché la doppia mossa che ha permesso di evitare la procedura con la nuova clausola sulla spesa e l’impegno a utilizzare spending e riforma degli sconti fiscali per blindare i saldi 2020 presenta un prezzo politico importante alle ambizioni di casa Lega. Ma per disegnare davvero i confini del terreno di gioco della manovra bisognerà fissare i numeri di partenza. E nel pacchetto Ue qualche notizia positiva c’è.
Primo: il deficit al 2% indicato per quest’anno alla luce di assestamento e decreto salva conti incamera solo i “risparmi” realizzati nei primi sei mesi dell’anno rispetto ai fondi stanziati per reddito di cittadinanza e quota 100. Per certificare queste risorse è servita la nuova clausola sulla spesa che congela 1,5 miliardi di fondi ministeriali, per cui sarebbe stato impossibile anche sul piano tecnico mettere sul piatto del negoziato le minori spese possibili nella seconda metà dell’anno. I calcoli del governo, però, puntano a 3 miliardi per il 2019. Con questo elemento ulteriore, e con i primi effetti dei rendimenti in riduzione sui Btp, il deficit a consuntivo dovrebbe puntare sotto il 2%, almeno a quota 1,9%. Il miglioramento del deficit nominale è da 7,6 miliardi perché pesano 600 milioni di mancate entrate 2019 da rottamazione. Ma in termini strutturali, quelli al netto della congiuntura e delle una tantum su cui poggiano le regole fiscali Ue, la correzione dei saldi rispetto alle previsioni europee vale 8,2 miliardi, cioè lo 0,45% del Pil. Rispetto all’anno scorso, significano un aggiustamento strutturale da 3,6 miliardi (0,2% del Pil). Ma in gioco ci sono anche i 3,2 miliardi di flessibilità (0,18% del Pil) chiesti dall’Italia per le spese eccezionali dopo il crollo del ponte Morandi e e i danni da maltempo dell’anno scorso. Nei calcoli di oggi questo bonus non c’è ancora, perché andrà confermato a consuntivo in base alle spese effettive. E offrirebbe un altro aiuto sul saldo strutturale.
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Un deficit 2019 sotto al 2% offrirebbe un appoggio aggiuntivo per la scalata alla manovra 2020. E una spinta aggiuntiva arriverà dall’entrate, anche come effetto trascinamento sull’anno prossimo. Sul 2019 Roma ha messo per ora in tabella 3,5 miliardi di tasse e contributi aggiuntivi rispetto alle previsioni, e almeno 1,5 miliardi sono strutturali: si tratta di Irpef (400 milioni), Iva (350 milioni), giochi (200 milioni) e contributi (600 milioni), mentre i 2 miliardi da lotta all’evasione e aste Co2 sono una tantum. Le voci strutturali sono destinate a riprodursi sui conti 2020, insieme a una limatura più consistente delle previsioni di spesa per interessi se la frenata dei rendimenti prodotta da Bce e accordo europeo si manterrà nei prossimi mesi. Sul lato della spesa, poi, il meccanismo del decreto salva conti che cancellando i vasi comunicanti fra le due misure indirizza alla riduzione del deficit i risparmi da quota 100 e reddito (Sole 24 Ore di ieri) potrebbe valere l’anno prossimo tra i 5 e i 6 miliardi.
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La ristrutturazione dei conti, insomma, potrebbe portare con le cifre di oggi una decina di miliardi alla causa della manovra 2020, che avendo evitato la procedura di infrazione si potrà giocare all’interno dell’ennesimo negoziato con Bruxelles sugli obiettivi di finanza pubblica. La montagna rimane alta. Ma per decidere come superarla bisognerà definire davvero le scelte fiscali facendo incontrare i binari paralleli su cui finora hanno viaggiato le dichiarazioni della politica e le assicurazioni portate a Bruxelles.
Gianni Trovati
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