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Export e produzione, anche la ricca Brianza ha smesso di crescere

di Luca Orlando

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L'interno dello stabilimento Candy di Brugherio

L'interno dello stabilimento Candy di Brugherio

Nel 2019 la produzione ha rallentato di un punto e le esportazioni hanno perso mezzo miliardo. Gomma-plastica, elettronica e macchinari sono i settori che hanno messo a segno i risultati migliori della classifica

17 gennaio 2020
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4' di lettura

Alfa Gomma. Oppure K-Flex o ancora Imr. Nomi non tra i più noti al grande pubblico eppure protagonisti di un percorso di crescita non banale. Perché è il loro settore, quello della gomma-plastica, il più performante del 2018 nel territorio di Monza e Brianza, sviluppando ricavi per 2,27 miliardi di euro, in crescita di quasi il 17% rispetto all’anno precedente. Si tratta del settore manifatturiero a più alto tasso di sviluppo registrato all’interno dell’analisi Top500+ di Assolombarda, rapporto che prende in esame i bilanci delle maggiori aziende del territorio analizzandone ricavi, marginalità ed export. Progetto arrivato alla sesta edizione e promosso oltre che da Assolombarda da PwC e Banco BPM, che include le maggiori 800 società della provincia di Monza e Brianza appartenenti ai settori dell’industria, dei servizi non finanziari e del commercio.

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Analisi dai due volti.
Perché se nel 2019 intercetta un brusco rallentamento di tutte le variabili, con una produzione industriale in calo di oltre un punto nei primi nove mesi e una flessione dell’8,2% dell’export nel primo semestre, con riguardo al 2018 presenta in realtà un quadro scintillante.

Nel confronto tra le 714 realtà comuni rispetto all’edizione precedente, i ricavi crescono infatti in media dell’8,8%, con progressi diffusi a tutti i settori.

Limitando l’analisi alle 394 realtà manifatturiere presenti nelle ultime due edizioni, in grado di sviluppare ricavi per 29,3 miliardi di euro, il top della crescita è per l’area della gomma-plastica, rappresentata da 39 aziende.

Uno scatto a doppia cifra (+11,1%) è però visibile anche nell’area dell’elettronica (54 aziende, 4,7 miliardi ricavi), che vede nel colosso Stmicroelectronics la figura apicale, con 1,78 miliardi di ricavi.

Altro sprint rilevante (+12,6%) è visibile per macchinari e mezzi di trasporto (3,07 miliardi di ricavi, 81 aziende), comparto che pure sul piano macro è caratterizzato da un momento non particolarmente positivo sul piano dell’export, con dati Istat che registrano una frenata già nel 2018, un calo di oltre cinque punti nel primo semestre dello scorso anno. Dal punto di vista dimensionale è però l’area allargata di chimica e farmaceutica a presentare i valori più robusti, con 7,7 miliardi di ricavi, in crescita del 6,2% rispetto all 2017.

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Guardando alla sola chimica il “campione” in termini dimensionali è la multinazionale Basf, seguita però da tre robuste realtà nazionali: Sol, Intercos e Sapio.

Aziende caratterizzate da una elevata redditività, a partire dai due gruppi operanti nei gas tecnici e medicali:  per Sol e Sapio l’Ebitda supera in entrambi i casi il 20%, insieme questi due gruppi hanno generato nel 2018 utili netti per oltre 100 milioni di euro.

L’elevata redditività è peraltro una caratteristica dell’intero campione, che per il 2018 vede crescere all’89% la quota di aziende in grado di produrre utili. Che per la totalità delle imprese arrivano a ridosso dei due miliardi di euro, quasi mezzo miliardo in più rispetto al 2017. Risultato comunque fortemente influenzato dai numeri di Elettronica Industriale, che grazie alla plusvalenza generata dall’operazione EiTowers presenta nel 2018 utili netti per 439 milioni di euro. Spinta che modifica solo in parte il quadro di fondo, in media positivo. Con un Roe mediano dell’intero panel pari all’11,5%, l’Ebitda mediano al 6,2% e le aziende in utile a quota 714, la stragrande maggioranza.

I campioni dei settori

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Scorrendo le classifiche settoriali per ricavi emergono le maggiori realtà del territorio, sede ad esempio di uno dei maggiori distretti mondiali dei fasteners per il settore automotive. Il gruppo Fontana è leader nel comparto della metallurgia, con 866 milioni, Agrati e Brugola sono ai primi posti nell’area dei prodotti in metallo, dove però al vertice c’è Vender, con 763 milioni. Tutti i produttori di serraggi presentano Ebitda positivo, il livello più alto è per Agrati con 1l 14,5%.

Nel settore degli apparati elettrici ovviamente non c’è storia, con Candy ampiamente leader, forte di 1269 milioni di ricavi, il secondo in graduatoria di settore fattura appena 74 milioni. Così come Stmicroelectronics domina nell’area elettronica, con 1,78 miliardi di ricavi e un’Ebitda che sfiora il 10% del fatturato. Altra area chiave della Brianza è quella del legno-arredo, dove prevalgono brand e aziende di dimensioni minori. Al top Haworth Italy Holding (Poltrona Frau), seguita da Formenti&Giovenzana e Molteni.

2019
Se lo scorso anno è certamente da incorniciare per la manifattura brianzola, non altrettanto si può dire per l’anno in corso, che quasi certamente chiuderà su livelli inferiori, interrompendo la lunga sequenza di progressi. Che hanno visto dal 2015 ad esempio i ricavi salire da quota 42,2 a 51,5; l’Ebitda dal 5,1% al 6,2%; il Roe dall’8,1% all’11,5%.

L’inversione di rotta sarà visibile nei conti del prossimo anno ma è già ben presente a livello macro. La produzione industriale dei primi nove mesi si riduce infatti dell’1,1% e tra i motivi di questo indebolimento vi è l’export. Che in nove mesi arretra nel totale registrato dall’Istat del 6,4% per il comparto manifatturiero, del 5,8% in generale: in valore assoluto si tratta di minori vendite per 436 milioni.

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