di Roberta Capozucca
“Villa Campolieto (Ercolano), dimora vesuviana del 18° secolo oggi utilizzata per ricevimenti e concerti”
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È entrata nel vivo la seconda edizione di Reinventing Cities , il programma internazionale coordinato dal network C40 Cities , che favorisce il riutilizzo dei beni comuni abbandonati attraverso progetti di rigenerazione urbana a emissioni zero. Si tratta di un bando senza precedenti, che dal 2017 ha già riqualificato 25 edifici in tutto il mondo, tra cui siti del patrimonio culturale e della cosiddetta archeologia industriale.
Per l'Italia, oltre Milano che partecipa al progetto dalla prima edizione, quest'anno anche Roma ha aderito all'iniziativa e, mentre nella Capitale si continua a parlare di speculazione immobiliare e svendita del patrimonio, le casse del comune di Milano gioiscono per l'ipotesi di introitare complessivamente circa 7,3 milioni di euro.
Il bando
A seguito della selezione delle città (Milano, Roma, Madrid, Chicago, Dubai, Montreal, Singapore, Cape Town, Reykjavik) che quest'anno parteciperanno al concorso, il Network C40 ha affidato alle singole amministrazioni il compito di indire le procedure di gara per scegliere le idee progettuali che daranno nuova vita ai 28 edifici selezionati .
Per le due città italiane partecipanti al programma, gli immobili messi a bando sono: a Roma l' Istituto Vertunni , l' ex Filanda , l' e x Mercato di Torre Spaccata , Mira Lanza , la stazione Tuscolana in partnership con il Gruppo FS Italiane. Per Milano, invece le aree sono sette: Piazzale Loreto , il nodo di interscambio Bovisa , lo scalo ferroviario di Lambrate , l’area dei Monti Sabini , Crescenzago , l'area dell' ex Macello e le Palazzine Liberty .
Come nella prima edizione, il bando è rivolto a team multidisciplinari di architetti, progettisti, sviluppatori, imprenditori, start-up, associazioni di vicinato, innovatori e artisti che vogliano unire le proprie competenze e sviluppare un progetto di rigenerazione urbana sostenibile dalla sua genesi alla fase di implementazione. Per candidare la propria idea progettuale, è necessario inviare una manifestazione d'interesse entro il 4 maggio 2020 attraverso le pagine web di ciascun edificio individuato. I progetti selezionati saranno resi noti nei primi mesi del 2021 quando saranno richieste ai team anche tutte le specifiche tecniche ed economiche al fine di organizzare l'accordo legale di vendita o di locazione.
Verso il riuso adattivo del patrimonio culturale
In quest'ottica, che sposta l'attenzione dall'idea di bene culturale da conservare ad una visione di capitale da valorizzare e riutilizzare, si inserisce il progetto “ CLIC − Circular models Leveraging Investments in Cultural heritage adaptive reuse ”(2017-2020), finanziato dal programma europeo Horizon 2020 per circa 5 milioni di euro e coordinato dall' Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRISS) . CLIC ha l'obiettivo di definire gli strumenti utili a favorire la rigenerazione del patrimonio nella prospettiva dell'economia circolare che, come spiega la coordinatrice del progetto Antonia Gravagnuolo, offre un punto di vista tutto nuovo nell'ambito della gestione culturale. “La peculiarità di questo approccio non riguarda, infatti, solo gli aspetti economico-finanziari di riuso adattivo di un edificio, ma concerne soprattutto la creazione di valore nella dimensione culturale, ecologica, ambientale e sociale del bene. Consideriamo, ad esempio, il numero e la qualità dei posti di lavoro che potrebbero essere generati, la creazione di relazioni di comunità, l'aumento di benessere e, non ultimo, il miglioramento delle performance energetiche e della qualità dell'aria grazie all'implementazioni di soluzioni nature-based. L'approccio dell'economia circolare, in analogia con il funzionamento dei sistemi naturali, è orientato a trasformare un luogo tendenzialmente morto in un sistema ecologicamente e socialmente autopoietico e rigenerativo. In questo senso, il riuso adattivo del patrimonio culturale attraverso l'economia circolare contribuisce alla ri-umanizzazione delle città e alla riconnessione dei paesaggi culturali oggi estremamente frammentati”.
Antonia Gravanuolo, Ricercatrice presso l'IRISS e Coordinatrice del progetto CLIC e Luigi Fusco Giraud, Professore Ordinario di Economia ed Estimo ambientale e di Economia Urbana presso l'Università Federico II di Napoli e Coordinatore Scientifico del Progetto CLIC.
Il caso Salerno
Attualmente, il progetto è in fase di sperimentazione in quattro città europee: Salerno (Italia), Rijeka (Croazia), Västra Götaland (Svezia) e Amsterdam (Olanda), dove università ed enti locali stanno elaborando insieme alle comunità di riferimento azioni concrete per il riuso funzionale e sostenibile del patrimonio.
A Salerno, per esempio, da un anno è stato attivato un laboratorio di consultazione e co-progettazione a cui stanno partecipando sia le associazioni locali, che già operano nell'ambito della rigenerazione urbana, sia le imprese che le banche, il Mibact attraverso le soprintendenze, il Comune e il Demanio che è proprietario della maggior parte dei beni abbandonati e oggetto del progetto. L'obiettivo di questi incontri è quello di elaborare un Piano di Azione per il riuso del patrimonio da proporre all'amministrazione comunale sul modello di altre città europee: Parigi, Amsterdam, Rotterdam, Glasgow, Amburgo, Marsiglia, Lisbona.
Il baratto amministrativo
Tra le principali questioni che si stanno affrontando in questo momento nella città campana, c'è la regolamentazione dell'affidamento e del riutilizzo del patrimonio abbandonato, secondo la logica della sussidiarietà orizzontale. Le proposte avanzate fino ad oggi al Comune di Salerno si rifanno, infatti, al regolamento per la gestione dei beni comuni già impiegato dal Comune di Bologna e basate sulla logica del “Baratto Amministrativo” ( Art. 190 del Codice dei Contratti Pubblici ): un istituto di partecipazione in cui i privati perseguono interessi pubblici. Il baratto amministrativo, introdotto con il Decreto Sblocca Italia (2014), rappresenta di fatto uno scambio concreto di servizi tra il Comune e i cittadini, che si mettono a servizio del territorio per la sua tutela e valorizzazione attraverso attività di decoro urbano o iniziative culturali in cambio dell'affidamento dell'area o di un'agevolazione fiscale, se indicate dalla previsione di spesa annuale.
Come spiega il professore Luigi Fusco Girard, coordinatore scientifico di CLIC: “l'obiettivo macro di tutto il progetto CLIC è proprio quello di elaborare strumenti a supporto dei processi decisionali degli investitori pubblici e privati che spesso non considerano utilizzabile questa porzione di immobili, ma anche a supporto delle imprese e delle startup creative che, invece, trovano nei siti del patrimonio culturale un importante fattore di localizzazione delle proprie attività”. Proprio grazie a questo lavoro di capacity building, per l'anno 2020 il Comune di Salerno ha già stanziato 23 milioni di euro dalle risorse del POR FESR Campania 2014/2020 (Programma Integrato Città Sostenibile) per la ristrutturazione di una parte dei 49 beni culturali abbandonati, e mappati dal progetto CLIC, che saranno destinati alla vendita o alla locazione di nuove attività commerciali o culturali, gestite sia dal pubblico che dai privati.
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