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Il Fondo sovrano russo segue la Banca centrale: meno dollari, più euro e yuan

di Antonella Scott

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Un grande mappamondo al Padiglione dedicato allo spazio presso la VDNkh, il grande Centro Esposizioni di Mosca

Un grande mappamondo al Padiglione dedicato allo spazio presso la VDNkh, il grande Centro Esposizioni di Mosca

Nuovo passo della Russia per ridurre la dipendenza dal dollaro: il Fondo sovrano nazionale per il welfare ha annunciato l’intenzione di ridurre la quota di investimenti in dollari a partire dal 2020, a vantaggio di yuan, euro e altre valute

13 novembre 2019
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2' di lettura

La de-dollarizzazione prosegue in Russia con la riduzione della quota in dollari del Fondo sovrano nazionale per il welfare, che sulla scia di quanto sta già facendo da tempo la Banca centrale russa prenderà in considerazione investimenti in altre valute, inclusa quella cinese. Vladimir Kolychev, viceministro delle Finanze, ha spiegato alla stampa che i cambiamenti nella struttura valutaria del Fondo nazionale del welfare avranno effetto a partire dal prossimo anno.

«Posso dire con certezza che la percentuale di dollari diminuirà - ha detto Kolychev, citato dall’agenzia Tass -. Stiamo prendendo in considerazione diverse valute, tra queste lo yuan e altre monete». Al posto dei dollari che attualmente il ministero acquista a nome del Fondo, ha aggiunto Kolychev, si studia la possibilità di acquistare euro.

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Kolychev non ha precisato di quanto verranno ridotti gli investimenti in dollari nel Fondo, ma ha specificato che la decisione rientra nella “messa in sicurezza” delle riserve russe di fronte ai rischi geopolitici esterni. Il processo di de-dollarizzazione - che nelle riserve di Bank Rossii ha visto l’euro superare il dollaro - mira a ridurre la dipendenza di Mosca dal dollaro su vari fronti per attutire l’impatto delle sanzioni americane: quelle entrate in vigore dal 2014 con la crisi di Crimea e quelle che potrebbero arrivare.

A fianco della diversificazione delle riserve per esempio, come ha spiegato di recente al Sole 24 Ore il banchiere Andrey Kostin, presidente e Ceo del Gruppo Vtb, la più grande compagnia petrolifera russa Rosneft «ha fatto dell’euro la principale valuta per tutti i suoi nuovi contratti di esportazione».

Secondo i dati del ministero russo delle Finanze, a fine settembre le riserve del Fondo sovrano - in totale 124,46 miliardi di dollari, aiutati dai guadagni del petrolio - erano così divise (dati 11 novembre): 45,36 miliardi di dollari (40%), 39,05 miliardi di euro (30%), 7,66 miliardi di sterline (6%). Una volta applicati i cambiamenti, ha detto Kolychev, la struttura sarà simile, ma non identica, a quella delle riserve in oro e valuta della Banca centrale di Elvira Nabiullina: «Ci sincronizzeremo», ha detto Kolychev ricordando che le riserve del Fondo sovrano rientrano nell’ambito delle riserve internazionali del Paese.

Che nella nuova geografia della Banca centrale (dati 31 marzo 2019) vedono le riserve totali in oro e valute - 542,9 miliardi di dollari - divise tra investimenti in euro (30,3%), in dollari (23,6%), in yuan (14,2%), in sterline (6,6%), in altre valute (7,1% in yen, dollari canadesi e australiani). Lo scorso anno Bank Rossii ha “scaricato” cento miliardi di dollari a vantaggio di euro e yuan. Con la benedizione, naturalmente, di Vladimir Putin.

Per approfondire:
La Russia dimezza le riserve in dollari a vantaggio di oro, euro e yuan
Rosneft passa all’euro: non è più il dollaro la valuta di riferimento

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