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Ex Ilva, Conte tra gli operai a Taranto: se azienda va via dura battaglia legale

Ex-Ilva, Patuanelli: Arcelor non in grado di rispettare impegni

Il presidente del Consiglio ha partecipato al Consiglio di Fabbrica indetto dagli operai dello stabilimento siderurgico ex Ilva. La giornata è stata segnata dallo sciopero di 24 ore indetto dai sindacati, da Jindal, a capo della vecchia cordata concorrente, che si è definitivamente sfilata e da Moody's che ha avvisato Mittal del rating a rischio se non si perseguirà, velocemente, la strada dell’addio all’acciaieria italiana

8 novembre 2019
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6' di lettura

Si fa sempre più incandescente il fronte dell’acciaio a Taranto, dopo la decisione annunciata dal gruppo franco-indiano ArcelorMittal di abbandonare lo stabilimento siderurgico ex Ilva . Il capo del Governo Giuseppe Conte si è recato a Taranto per incontrare nello stabilimento ex Ilva gli operai. Conte ha prima partecipato al Consiglio di Fabbrica, quindi ha visitato l’altoforno due.

Conte: stiamo valutando il futuro dello stabilimento
«Dobbiamo valutare il futuro di questo stabilimento che dovrà essere socialmente responsabile. Affrontiamo insieme la sfida», ha detto agli oltre 200 operai. Il dossier ex Ilva, ha aggiunto il presidente del Consiglio, «è prioritario per il governo. Dobbiamo gestirlo tutti uniti, non solo il governo, ma anche voi. Tutti insieme dobbiamo combattere questa battaglia. Come sistema Paese». «Si può fare impresa se si crea un rapporto solido con gli stakeholders in un clima convincente, persuasivo sotto tutti i punti di vista - ha continuato -. Il nostro interlocutore va via perchè dice che non c’è sostenibilità sul piano economico e noi dobbiamo creare le premesse per un’attività produttiva perfettamente consonante con la comunità locale, ma non significa che diciamo a Mittal che può andare tranquillamente e ce la vediamo noi. Se andrà via comunque ci sarà una battaglia legale e saremo durissimi».

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La giornata è stata segnata dallo sciopero di 24 ore indetto dai sindacati (sostanzialmente fallito: adesione al 27% secondo fonti sindacali), da Jindal, a capo della vecchia cordata concorrente, che si è definitivamente sfilata e da Moody's che ha avvisato Mittal del rating a rischio se non si perseguirà, velocemente, la strada dell’addio all’acciaieria italiana.

L’azienda per ora tace, nonostante il pressing di tutto il governo che è compatto sull’indicare la trattativa con Mittal, per ora, come la strada maestra da percorrere per risolvere la crisi. Il piano A che per il momento va perseguito fino in fondo, facendo tutto il possibile per sventare un esito drammatico per l’area di Taranto e per il Paese.

La nazionalizzazione, insomma, resta sullo sfondo, anche se è lo stesso ministro dello Sviluppo economico Patuanelli, che in questo momento ha in mano la trattativa insieme al premier, ad ammettere che non è più un “tabù”, mentre per il ministro pugliese degli Affari Regionali, Francesco Boccia, l’acciaio resta «strategico» e «se il mercato fallisce non è uno scandalo ma semplicemente giusto che se ne occupi lo Stato».

Nella maggioranza emergono due linee diverse: quella del Pd a favore dello scudo penale per i vertici di ArcelorMittal, e quella dei Cinque Stelle, contrari. M5S lancia un messaggio all’alleato di governo, il Pd. «La linea di Conte è quella che ha permesso di smascherare A.Mittal» sullo scudo penale, ha sottolineato il leader politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio, al termine del faccia a faccia con i ministri M5S durato quasi tre ore. «Questo tema del pretesto neanche Mittal l’ha usato - ha continuato il ministro degli Affari esteri - e ora vedo che una parte del sistema, anche mediatico», concentrandosi sull’immunità, «invece di stare con i lavoratori dimostra di stare con Mittal». «Se il Pd presenta un emendamento» sullo scudo - ha sottolineato Di Maio - è un problema per il governo».

Meno polemiche e più solidarietà è la replica Dem. «C’è molto da fare - ha ricordato il segretario Nicola Zingaretti -, e questo governo deve farlo con una maggioranza unita e molto più solidale di quella vista fino ad adesso. Io non voglio in alcun modo andare al voto. Ma credo di debba dare l’idea di un governo che pensa ai problemi degli italiani, non a polemizzare tutti i giorni». Zingaretti ha replicato alla richiesta di un patto di governo più stringente avanzata da Di Maio. «Veramente - ha osservato il segretario del Pd - siamo noi che lo chiediamo da alcuni giorni».

Conte a Taranto: non ho la soluzione in tasca
Il premierha raggiunto lo stabilimento di Taranto. «Parlerò con tutti ma con calma», ha spiegato il presidente del Consiglio al suo arrivo davanti ai cancelli dell’Ex Ilva, dove era atteso da molti cittadini ed operai. All’ingresso si è creata una certa ressa ed è nato un botta e risposta con alcuni cittadini che gli chiedevano di chiudere l’impianto. «Dovete conoscere la situazione», gli ha detto un cittadino. «Sono qui per questo», ha risposto il premier. «Non ho la soluzione in tasca. Vedremo nei prossimi giorni», ha aggiunto il presidente del Consiglio. Quella che ha accolto il capo del Governo è una folla composta da ambientalisti, operai e abitanti del quartiere Tamburi. Il premier a molti di loro ha chiesto: «cosa volete, la riconversione?». Ma il gruppo che lo ha assediato all’esterno prima che potesse entrare dagli operai ha risposto: chiusura. Solo qualcuno ha accennato alla possibilità di una riconversione, impiegando per questo gli operai per la bonifica. Conte ha messo in evidenza l’attenzione dell’esecutivo all’ambiente: «stiamo lavorando tanto per l’energia pulita», ha detto.

Gualtieri, nazionalizzazione? Sul tavolo rispetto impegni Mittal
«L’ipotesi sul tavolo è che Mittal adempia ai propri impegni, deve sviluppare gli investimenti, il piano ambientale e industriale che si è impegnata a portare avanti, è questa la prospettiva del governo». Così ha risposto il ministro dell’economia Roberto Gualtieri a chi gli ha chiesto se fosse sul tavolo l’ipotesi di nazionalizzazione dell'Ilva.

Boccia (Confindustria): così nessuno più investe in Italia
«Il problema è il precedente che stiamo creando. Stiamo dimostrando al mondo intero che quando arriva un investitore cambiamo poi certe regole e lo facciamo scappare. Immaginate poi chi viene più a investire in Italia. Il problema non è sostituire un investitore con un altro ma creare una credibilità del paese rispetto alle regole del gioco». Lo ha detto il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia interpellato a Genova su una possibile nuova cordata italiana per l’ex Ilva. «Nel nazionalizzare - ha poi aggiunto Boccia - il problema è chi paga. Questo Governo dovrebbe cominciare a pensare a chi paga e quali sono gli effetti sull’economia reale di alcune scelte. Occorre assumersi delle responsabilità, avere senso del limite con l’auspicio che questa questione non diventi una questione ambientale come già era ma anche economica e sociale. Chiaramente nessuno lo auspica», ha concluso il leader degli industriali.

Landini (Cgil): controllo pubblico su 20-30% azioni
«Chi vieterebbe di avere il 20-30% delle azioni controllato dal pubblico? Così garantisco che non c’è ostilità e che gli investimenti siano fatti». Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, parlando di Arcelor Mittal al festival Economia ricordando come il gruppo «dice che c’è un clima un po’ ostile perché la magistratura ha bloccato un altoforno» dell’ex Ilva di Taranto. Del resto, ha aggiunto Landini, «già oggi i più grandi gruppi sono pubblici: Eni, Enel, Poste».

Berlusconi: A.Mittal scappa da Italia per colpa del governo
Sull’ex Ilva è intervenuto anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi: «Sono preoccupato quando gli stranieri scappano dall’Italia, come sta accadendo per la drammatica vicenda dell’Ilva di Taranto, per colpa dell’irresponsabilità di un governo inadeguato», ha confidato in un’intervista a Milano Finanza.

Messina: nazionalizzare
Secondo il Ceo di IntesaSanpaolo, Carlo Messina, il Governo italiano deve cercare di «trovare un accordo» con ArcelorMittal sull'ex Ilva ma, se ciò non fosse possibile, dovrebbe procedere alla sua nazionalizzazione. «La mia aspettativa è che ci sia una negoziazione sull’Ilva ma se non fosse possibile trovare un accordo con Mittal il governo dovrebbe considerare una nazionalizzazione molto dura, anche contro l'Europa» ha detto il banchiere.

Sospensione dei mutui ai dipendenti ex Ilva
Fabi (la Federazione autonoma bancari italiani) ha proposto la sospensione dei mutui ai dipendenti ex Ilva. Abi, Intesa e Unicredit hanno detto subito sì.

Allarme di Moody’s
Si infiamma anche il fronte finanziario. Moody's ha confermato oggi il rating di ArcelorMittal a Baa3 per il debito a lungo termine, ma ha anche sottolineato i rischi per il giudizio sul gruppo qualora non risolvesse il contratto con l'Ilva in maniera tempestiva come annunciato. Moody's intanto ha cambiato l'outlook da stabile a negativo.

Il rating
«Stiamo cambiando le prospettive sulle valutazioni di ArcelorMittal in negativo, riflettendo il forte calo degli utili del gruppo registrato quest'anno nel contesto della lenta domanda del mercato finale» ha affermato Goetz Grossmann, analista principale di Moody's per ArcelorMittal. «

Il mercato
In particolare - aggiunge Moody's - se la debolezza del mercato dovesse persistere più a lungo del previsto o addirittura peggiorare durante il 2020» ci sarebbe «una pressione negativa sul rating. Allo stesso modo, l'incapacità di eseguire il ritiro e la risoluzione proposti del contratto di locazione e successivo acquisto di Ilva (annunciato il 4 novembre 2019) in modo agevole e tempestivo aggiungerebbe ulteriore pressione di downgrade».

PER APPROFONDIRE:
ArcelorMittal e Ilva: nella crisi dell'acciaio l'Italia paga il prezzo più alto

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