di Marcello Frisone
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Si saprà il 9 dicembre se la Russia potrà partecipare alle competizioni che si svolgeranno da qui a 4 anni, in particolar modo nel 2020 alle prossime Olimpiadi di Tokyo e agli Europei di calcio. Il motivo è sempre lo “stesso”: il doping di Stato che sembra non abbandonare lo ex stato sovietico neppure dopo varie sanzioni comminate (soprattutto in atletica leggera) dal 2014 in avanti. Il giorno dopo l’Immacolata, dunque, il comitato esecutivo della Wada (World anti doping agency) stabilirà a Parigi, una vola per tutte, se la Russia è colpevole o meno di quanto accusata in tutti questi anni. Ma facciamo un passo indietro.
I consulenti indipendenti della Wada
Il Comitato di revisione della conformità (Crc) dell'agenzia antidoping mondiale (Wada, appunto) ha raccomandato pochi giorni fa di giudicare “inadempiente” l'agenzia antidoping russa Rusada. Il Crc ha emesso questa raccomandazione dopo aver chiesto alla Russia di spiegare le “incongruenze” nei dati di laboratorio consegnati da Mosca agli investigatori della Wada nel gennaio 2019. In quell’occasione, infatti, centinaia di presunti risultati analitici negativi sarebbero stati rimossi dalla copia del 2019 e i relativi dati grezzi sarebbero stati eliminati o modificati. Ulteriori cancellazioni o modifiche significative sarebbero poi state apportate a dicembre 2018 e gennaio 2019 (cioè, dopo che la Wada ha imposto l'obbligo dei dati). Queste attività, sempre secondo il Crc, sono state nascoste da back-dating di sistemi informatici e file di dati nel tentativo di far sembrare che i dati di Mosca fossero nel loro stato attuale dal 2015. Inoltre, i comandi emessi per eseguire manipolazioni, eliminazioni e back-dating erano anche cancellati nel tentativo di evitare il rilevamento di ciò che era stato fatto.
Insomma, la divulgazione di tutti i dati del laboratorio di Mosca era una condizione chiave della controversa reintegrazione della Rusada, sancita nel settembre del 2018 dopo 3 anni di sospensione per lo scandalo del doping di Stato in Russia, emerso per la prima volta dopo le Olimpiadi di Sochi nel 2014.
Il voto del 9 dicembre è anche un test cruciale
Il voto del consiglio del prossimo mese servirà anche come test cruciale della capacità della Wada di applicare le sue regole, vista la continua violazione da parte della Russia dello spirito e della lettera della legge antidoping globale. In particolare, nel 2016 la Russia è stata sorpresa a gestire uno dei programmi di doping più sofisticati nella storia dello sport. Un progetto pianificato meticolosamente, in cui esperti russi antidoping e membri del servizio di intelligence del Paese hanno sostituito di nascosto, durante le Olimpiadi invernali del 2014 a Sochi (Russia) campioni di urina contaminati da farmaci (che migliorano le prestazioni degli atleti) con urina pulita.
Le sanzioni
Il Crc Wada ha considerato la violazione da parte della Russia delle regole antidoping così grave che il paese dovrebbe essere escluso da tutti gli eventi sportivi globali nei prossimi 4 anni. Se la raccomandazione della Crc sarà approvata dal comitato esecutivo Wada il 9 dicembre, gli atleti e le squadre russi sarebbero esclusi non soltanto dalle Olimpiadi di Tokyo del prossimo anno ma da eventi importanti come i Giochi invernali di Pechino 2022, i Mondiali e gli Europei di calcio (la Russia si è qualificata per quel torneo e sta fornendo una delle città ospitanti, San Pietroburgo), i Campionati mondiali di tiro con l'arco, lotta e altri sport. Qualsiasi decisione, comunque, sarebbe soggetta a ricorso presso il Tribunale arbitrale per lo sport (Tas) di Losanna.
Non è chiaro quanti atleti russi potrebbero essere esclusi dalla competizione ma la Wada ha affermato di aver identificato i russi le cui informazioni mancavano dal database manipolato fornito all'organizzazione. «Il nostro principio - ha detto Thomas Bach, presidente del Comitato olimpico internazionale - è che i colpevoli devono essere puniti il più duramente possibile mentre quelli innocenti devono essere protetti».
I regolamenti Wada
Secondo i regolamenti adottati nel 2018, la Wada ha la completa autorità di punire la Russia, il che non è avvenuto quando lo scandalo è emerso per la prima volta dopo le Olimpiadi di Sochi nel 2014. All'epoca, le singole federazioni sportive erano autorizzate a gestire da sole i “tradimenti” della Russia. I risultati sono stati mescolati, tuttavia, con diverse federazioni che non hanno agito in modo decisivo e il Comitato olimpico ha dato il benvenuto alla Russia all'incirca quasi immediatamente dopo i Giochi invernali del 2018 in Corea del Sud, anche se non era stato ancora autorizzato dalle autorità di regolamentazione antidoping.
La Wada, infine, ha ripristinato l'agenzia antidoping russa l'anno scorso, ma si era riservata il diritto di revocare questa autorizzazione ed emettere punizioni più severe se la Russia non avesse fornito i dati dei test degli atleti dal laboratorio di Mosca al centro del precedente scandalo. A settembre 2019, gli investigatori hanno scoperto che i dati presentati sembravano essere stati modificati e la Wada ha detto alla Russia che era necessario fornire una giustificazione convincente per i cambiamenti effettuati oppure avrebbe dovuto affrontare gravi punizioni che adesso, appunto, dovrebbero arrivare.
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