di Fernanda Roggero
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Salina, isole Eolie: i genitori non vedono di buon occhio l'alberghiero ma la giovane figlia è caparbia e finirà per imporsi ai fornelli dell'albergo di famiglia. Ripagata dal plauso dei critici. Strongoli, costa ionica calabrese: qui la strada è meno accidentata. Il ristorante c'è già, nell'agriturismo di famiglia immerso tra ulivi e vigneti spioventi sul mare, ma la ragazza, carattere di ferro dietro a un volto angelico, lo trasformerà in destinazione fine dining. Roma (ma anche Castel di Sangro e Milano): la terza cuoca, alle spalle un percorso più articolato, è braccio destro di uno dei massimi rinnovatori della cucina italiana. E opera in un format che ha già fatto scuola.
In cucina
Martina Caruso, Caterina Ceraudo, Gaia Giordano. Si sono incontrate a congressi ed eventi. Si sono conosciute, confrontate. È nata la voglia di fare qualcosa insieme. Perché fare squadra aiuta. Ed è proprio con lo scopo di prendere parte a un progetto comune, pur mantenendo la propria individualità, avere l'opportunità di condividere, imparare l'una dall'altra, supportarsi a vicenda e far conoscere il proprio lavoro che sono nati alcuni progetti “al femminile”.
Per il momento si sono manifestati a tavola, con l'organizzazione di tre cene a sei mani. La prima in giugno al ristorante Signum di Salina dove cucina Martina Caruso, la più giovane chef stellata e Premio Michelin Chef Donna 2019 by Veuve Clicquot.
Il secondo appuntamento ha avuto luogo venerdì scorso al ristorante Dattilo di Caterina Ceraudo, Premio Michelin Chef Donna 2017 by Veuve Clicquot. Il 19 settembre ospiterà le colleghe amiche a Roma Gaia Giordano, Chef dell'anno per la Guida ai Ristoranti d'Italia L'Espresso 2018, a fianco di Niko Romito dal 2011 e ora responsabile di tutte le cucine legate al progetto Spazio Niko Romito.
Le accomuna una visione della cucina molto lineare: piatti precisi, “puliti”, sapori netti, nessuna concessione alla “piaggeria” gastronomica che si traduce in proposte accomodanti. Ingredienti del cuore e dunque del territorio, ma con il pudore di non cavalcare una tendenza - quella di usare materie prime locali - tanto giusta quanto a volte stucchevole.
Le tre chef in cucina
Tutte e tre fanno parte - insieme con altre 16 chef - di Atelier des Grandes Dames, network ideato da Veuve Clicquot con lo scopo di sostenere i talenti femminili dell'alta ristorazione dando un riconoscimento al loro impegno, valorizzandone il successo e l'imprenditorialità, traendo ispirazione dalla figura da Barbe-Nicole Ponsardin, la vedova Clicquot, che seppe rompere gli schemi all'inizio dell'800, come donna e imprenditrice di grande successo.
Indomite in cucina per creare un network solido tra le donne impegnate nel mondo dell'alta ristorazione, individuare strategie di valorizzazione di talenti, territori e materie prime di qualità, essere mentori per i professionisti del futuro, fornendo esempi concreti e positivi.
Martina, Caterina e Gaia - tre donne che rivendicano con orgoglio la propria femminilità - li stanno dando, così come le loro colleghe di Atelier Des Grandes Dames, convinte di poter davvero fare la differenza ed essere un modello per le giovani che si affacciano al mondo della ristorazione.
Le tre cene organizzate a Salina, Strongoli e Roma hanno tutte un tema. La prima ha posto l'accento sulla brace, la seconda aveva come protagonista l'orto, la terza, presso Spazio Niko Romito Roma, sarà elaborata intorno al mercato.
Il menu propone le tre visioni delle chef, perfettamente amalgamate nonostante caratteri e personalità diversi. Martina, impetuosa e delicata, incarna l'energia dei vicini vulcani; Caterina esprime una terra forte, orgogliosa e tenace che ribalta gli stereotipi da cui è soggiogata; Gaia dà concretezza e consistenza a una visione della cucina che riesce a unire creatività e imprenditorialità.
Fernanda Roggero
Collaboratore
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