di Riccardo Barlaam
6' di lettura
WASHINGTON - L'energia è un altro dei capitoli dell'America First di Donald Trump. «Il gas naturale liquefatto è una priorità per il presidente Trump e per il governo americano», secondo il segretario all'Energia Rick Perry.
Più petrolio e più gas
Gli Stati Uniti da tempo non erano così attivi nella produzione di oil & gas e negli investimenti alla ricerca di nuovi giacimenti. Trump lo ha ribadito di recente, durante una visita in Texas, lodando “il lavoro straordinario” fatto da Perry per rilanciare la potenza americana in questo settore. I primi frutti si vedono: nel 2019-2020 l'output petrolifero dei paesi non-Opec, che sono guidati dagli Stati Uniti, si stima in espansione di 2,2 milioni di barili al giorno stando ai dati del Dipartimento all'Energia.
La produzione petrolifera americana è arrivata a 12 milioni di barili al giorno nel mese di marzo: 1,6 milioni di barili in più rispetto a un anno fa. Sono cresciute anche le esportazioni di greggio made in Usa che nel gennaio 2019 hanno raggiunto i 2,5 milioni di barili al giorno (+90% rispetto all'anno prima).
Italia, Europa e Stati Uniti
Il segretario Perry a Washington ha aperto i lavori della due giorni di conferenza transatlantica “Italia, Europa e Stati Uniti: affrontare i cambiamenti inevitabili in modo intelligente”. L’Ambasciata d’Italia ha ospitato la conferenza organizzata da Aspen Institute Italia nella capitale federale alla presenza di economisti, politici e personalità dei due paesi. Un appuntamento annuale importante per coltivare e far crescere le relazioni bilaterali, come ha ribadito l’ambasciatore Armando Varricchio.
Perry ha spiegato la strategia della sua amministrazione sul settore energetico. Una strategia che ora, dopo l'aumento della produzione di greggio, punta a far crescere le esportazioni di gas Lng, con nuove bandierine a stelle e strisce da sistemare nel risiko geopolitico mondiale dell'energia. Una strategia, ancora, che parla di cooperazione e di rapporti privilegiati con i partner europei.
ANALISI / Petrolio, non siamo più negli anni 70
Aumentare l'export del 50%
L'attuale governo, si sa, ha già un rapporto privilegiato con l'amministrazione Trump e le aziende italiane sono chiamate a rispondere alla sfida di questa collaborazione transatlantica nell'oil & gas, parte di un mosaico più grande che coinvolge il made in Italy e i rapporti economici bilaterali. “Gli Stati Uniti – ha spiegato Perry, che prima di fare il ministro dell'Energia è stato governatore del Texas per quindici anni, dal 2000 al 2015 - esportano al momento gas liquefatto in 36 nazioni. Il nostro obiettivo è quello di espandere il mercato tanto da riuscire a collocare almeno la metà dell'incremento produttivo del 50% di gas Lng previsto al 2030”.
Meno dipendenza dalla Russia
L'amministrazione Usa da un lato ha interesse ad accrescere le vendite di gas ma dall'altro, come ha ricordato il segretario all'Energia, in una ottica più geopolitica vuole migliorare la sicurezza energetica dei paesi Ue, legata agli approvvigionamenti di gas, rendendo meno dipendenti i partner del Vecchio Continente dalle forniture e dai capricci della Russia.
Usa contrari a Nord Stream 2
Gli Stati Uniti, ha detto Perry, sono contrari alla realizzazione del nuovo gasdotto Nord Stream 2 e al gasdotto turco di cui si parla da anni. “Al momento undici paesi europei dipendono per il 75% del loro approvvigionamento energetico dal gas russo”. L'auspicio del segretario all'Energia è che questa percentuale possa scendere a favore delle quote di mercato per le eccedenze di gas americano.
Il contratto con la Polonia
Il riferimento diretto è ai paesi europei più vicini all'attuale amministrazione, come la Polonia ad esempio, che si è già impegnata ad aumentare gli acquisti di gas Lng. Varsavia in questo momento è forse il più fedele alleato dell'amministrazione Trump. Qualche mese fa la società polacca Pgnig ha siglato un contratto ventennale con American Venture Global Lng per la fornitura di due milioni di tonnellate di gas liquefatto l'anno.
INFODATA/ Cosa sta accadendo al mercato del gas?
L'impegno della Germania
Anche la Germania, locomotiva produttiva europea, ha aperto agli acquisti maggiori di gas americano. L'esecutivo Merkel ha deciso di co-finanziare la costruzione di un terminal navale per il gas liquefatto nel Nord della Germania. Un'opera da 500 milioni di euro. Progetto di cui si parla da anni, per trovare un'alternativa alle forniture energetiche, ma che non è andato mai avanti considerando il prezzo più basso delle esportazioni di gas dalle pipeline.
Gas liquefatto costa il 20% in più
Il gas naturale liquefatto si ottiene sottoponendo il gas naturale, dopo complesse fasi di lavorazioni, raffreddamento e condensazioni che permettono di ridurre i volumi del gas di circa 600 volte rispetto alle condizioni standard. Cosa che permette lo stoccaggio e il trasporto con le navi. Un processo produttivo più costoso di circa il 20% rispetto all'export di gas naturale via pipeline.
I dazi della Cina al gas Usa
L'amministrazione Trump spinge molto sulla possibilità di aumentare le esportazioni di gas liquefatto dopo che la Cina ha imposto dazi sul gas “made in Usa”. Con il Qatar, primo produttore mondiale di gas liquefatto, che ha già sostituito gli Stati Uniti nelle forniture a Pechino, firmando un contratto ultraventennale con Petrochina.
Mosca e Berlino
Il 50% del fabbisogno energetico della Germania viene coperto dalla Russia. Sulla decisione di dipendere dai russi ha pesato in questi anni il fatto che l'ex cancelliere tedesco Gerard Schroeder è diventato prima consulente dei russi in Gazprom, arrivando a occupare la poltrona di presidente del consorzio Nord Stream, la pipeline che collega Russia a Europa, e ora di Nord Stream 2, la nuova società controllata sempre da Gazprom, per raddoppiare le capacità di export di gas russo in Germania attraverso la realizzazione di un nuovo condotto accanto al primo. Progetto che - come accennato - non piace agli americani.
Scambio di favori
La Germania della cancelliera Merkel si è impegnata a realizzare una piattaforma per degassificare il gas liquefatto nel nord del paese (gli americani ne chiedevano quattro), in cambio di un tacito via libera dell'amministrazione – non ufficiale ovviamente - alla realizzazione del contestato secondo gasdotto russo ormai avviato. Tre consorzi si sono già offerti di realizzare il terminal. Il primo è un Consorzio internazionale che vuole realizzare la piattaforma nella città di Stade, vicino Amburgo, in un'area di 550 ettari dove sorgono gli impianti chimici dell'americana Dow: il Consorzio è formato dalla major americana DowDuPont, dal gruppo finanziario australiano Macquarie e da China Harbour Engineering Company. Altri due Consorzi hanno progetti per terminal navali a Brunsbüttel, una cinquantina di chilometri a Nord di Stade, e a Wilhelmshaven, vicino a una base della marina. Il governo tedesco dovrebbe prendere una decisione entro l'anno.
La situazione in Italia
In Europa sono già attivi una dozzina di terminal rigassificatori tra Portogallo, Francia, Spagna, Olanda, Italia e Grecia. In Italia in particolare arrivano ogni anno circa 70 navi cargo con il gas Lng in uno dei tre terminal italiani attivi (due controllati da Snam e uno da Iren). Gli operatori osservano che il primo problema all'aumento degli acquisti di gas Usa è dato, banalmente, dal prezzo. Il gas liquefatto necessità di particolari lavorazioni prima dello stoccaggio e poi per la fase successiva di degassificazione. Per questo motivo il costo industriale è in media più elevato del gas che arriva attraverso le pipeline.
Il gas russo costa meno
Il gas russo costa in Russia 1-2 dollari per ogni mmBtu (million metric British thermal units), unità di misura equivalente del barile per il greggio. Nell'Europa continentale il prezzo del gas russo, tra trasporto e profitti, sale a 5-6 dollari. In Italia il gas russo viene venduto a 6-7 dollari per ogni mmBtu. Con la concorrenza del nuovo gasdotto Tap che dalla Puglia dovrebbe far arrivare il gas azero al Paese il prezzo del gas russo in Italia potrebbe scendere di circa un dollaro sostengono gli operatori. Mentre il gas naturale liquefatto americano costa più dei 7 dollari pagati dall'Italia per acquistarlo dalla Russia di almeno un 20%.
Consumi raddoppiati in Europa
Un altro aspetto che va a favore di questa tesi del prezzo più basso del gas liquefatto è stato espresso da un recente report dell'Aie in cui si parla di un prezzo che si sta avvicinando strutturalmente tra il gas liquefatto con quello che arriva via gasdotto.
Negli ultimi mesi inoltre l'impiego di gas liquefatto in Europa è più che raddoppiato, con un aumento del 110% dei consumi su base annua in Italia, Francia, Belgio, Olanda, Spagna, Portogallo e Polonia. Determinante è stata la forte discesa dei prezzi del gas in Asia che ha reso più conveniente l'acquisto anche in Europa del gas liquefatto rispetto a quello proveniente dalle pipeline.
Usa pronti a trattare sui prezzi
Al segretario all'Energia Usa è stato chiesto se c'è la possibilità di trattare sul prezzo. Perry ha risposto di sì, che un'apertura sul prezzo c'è, lasciando la porta aperta a negoziati con Italia e con gli altri partner europei. Lo stesso Trump durante la sua visita in Polonia lo scorso anno aveva promesso a Varsavia consegne di enormi quantità di Gnl “a buon prezzo”. In ultimo, una strada per fare abbassare il prezzo del gas Lng, come è stato suggerito all'incontro di Aspen Italia, potrebbe essere quella di prevedere delle politiche fiscali di detassazione da parte dell'amministrazione per le aziende produttrici ed esportatrici di gas Usa.
Una decisione che potrebbe davvero avvantaggiare il gas americano rispetto a quello russo nel grande gioco geopolitico dell'energia.
Riccardo Barlaam
Caporedattore Economia e Politica Internazionale
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy