di Giulia Crivelli
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«La vita di un appassionato di calcio è molto bella: quando ha voglia di vedere una partita o di riguardarsi i gol degli ultimi giorni o magari vuole sentire commenti, aggiornamenti di mercato, persino gossip, basta che accenda la tv, la radio, il pc o si colleghi a internet dal suo smartphone o in altri modi. La vita di un appassionato di nuoto è molto diversa, frustrante, potremmo dire: se ha voglia di seguire una gara o desidera un po’ di notizie sullo sport che ama, deve accontentarsi di Olimpiadi e Mondiali, cioè di eventi che si tengono ogni quattro e due anni. Ma vi sembra normale?».
Konstantin Grigorishin inizia così a spiegare cosa lo a abbia spinto a investire 25 milioni di dollari fin qui e a stanziarne altri 140 per i prossimi due anni per colmare, con la sua International Swimming League (Isl), il vuoto che gli sembra tanto assurdo. La Isl è un campionato di nuoto a squadre spalmato su una stagione che dura – per ora – meno di quelle del calcio, cioè da ottobre a dicembre, ma rappresenta una novità assoluta nell’attuale offerta semidesertica di eventi per nuotatori professionisti e per chi vuole seguire le loro gesta o fare il tifo. Cifre importanti, ma proporzionate al patrimonio e alle altre attività e passioni di Grigorishin. Dalle otto squadre del 2019 si dovrebbe arrivare a 12 nel 2021, moltiplicando il numero di eventi che compongono le stagioni.
Nato nel 1965 in Ucraina, nella città di Zaporizhia, quando l’Ucraina era parte dell’Unione sovietica, ha avuto soltanto la cittadinanza russa fino al 2016, poi ha ricevuto quella ucraina e – scrisse il Guardian nel 2017 – quella di Cipro. Laureato in fisica all’università di Mosca, Grigorishin è sicuramente dotato di un’intelligenza eccezionale; nonostante le origini ucraine delle quali ripete spesso «di essere molto fiero», in lui si percepiscono i tratti dell'anima russa, ancora così imperscrutabile (e affascinante) per noi occidentali. Iniziò la sua carriera con un’attività di export di prodotti metallurgici dall’Ucraina alla Russia alla fine degli anni 80, in concomitanza con la caduta del muro e dell’Urss, e si arricchì come trader di ogni tipo di metalli. Oggi è tra i principali azionisti di Energy Standard, gruppo con numerose attività in Ucraina nell’energia e in settori correlati. Difficile valutare il suo patrimonio: l’ultima classifica Forbes in cui è inserito è del 2015, con una cifra di 1,1 miliardi di dollari.
Per spiegare la nascita della Isl, Grigorishin torna a sottolineare l’inspiegable vuoto di attenzione mediatica sul nuoto. «Ho detto che c’è qualcosa ogni due anni, è vero solo in parte, se guardiamo l’evento dal punto di vista degli appassionati – aggiunge –. La copertura delle Olimpiadi è buona: per otto-nove giorni si può assistere a gare di ottimo livello. Ma la copertura dei Mondiali è praticamente inesistente. Quindi è più giusto affermare che l’appetito dei chi segue il nuoto viene soddisfatto una volta ogni quattro anni. Ripeto: le sembra normale? A me no e ho deciso di colmare questo vuoto, non per semplice passione, che peraltro c’è ed è pure forte, ma perché ho intravisto una possibilità di business. Per creare un business, di qualsiasi tipo, bisogna avere buone idee, visione e volontà e coraggio di investire. Il ritorno è assicurato». Vengono in mente le parole di un altro miliardario, apparentemente distante anni luce da Grigorishin, Warren Buffett, che sostiene di non essere assillato da persone che gli chiedono consigli, perché lui non ha niente da dire a chi – e sono la maggior parte delle persone, dice – vuole diventare ricco in fretta; parla solo con chi ha altri orizzonti.
Grigorishin si è avvicinato al nuoto quasi per necessità: per partecipare in modo competitivo – come evidentemente ama essere in ogni cosa che fa – alle gare di iron man, fu costretto a migliorarsi come nuotatore (mentre per corsa e bici, dice, era già al top). Salvo scoprire, una volta superata «la follia che spinge noi uomini a partecipare alle gare di iron man», che il nuoto gli piaceva più di ogni altra attività sportiva avesse intrapreso in vita sua.
«Qualunque medico vi dirà che si tratta dello sport meno rischioso per muscoli, ossa, giunture. Quello che forse non tutti sanno è che nel nuoto, a livello amatoriale, c’è una componente filosofica. O almeno, muoversi nell’acqua aiuta a rilassarsi, pensare liberamente, riflettere, sognare – spiega Grigorishin –. Senz’altro ha a che fare con la primordialità dell’ambiente acquatico: in fondo è da lì che ognuno di noi ha iniziato a crescere. Il liquido amniotico non è proprio l’acqua di una piscina al cloro o quella dolce dei laghi o salata dei mari, ma sicuramente ci ha lasciato un ricordo felice, a livello inconscio».
Grigorishin ha un modello ambizioso, la Champions League del calcio, e una prima somiglianza con la Isl c’è già: i play off che verranno affrontati dopo la prima fase dalle otto squadre della prima edizione. «Sogno, a occhi aperti e cervello ben collegato, di avere gli stessi ascolti, la stessa valutazione dei diritti tv e, forse ancora più importante, sogno che i nuotatori percepiscano gli stessi ingaggi e stipendi dei calciatori europei top o degli giocatori di football americano». Gli ingaggi che Grigorishin ha offerto a nuotatori e nuotatrici come l’americano Caeleb Dressel (otto medaglie ai Mondiali di luglio), Katie Ledecky e Federica Pellegrini sono molto più alti (si parla di 40mila euro per iniziare) di quanto la maggior parte di questi atleti guadagnino dalla loro attività principale, ma il fondatore della Isl è convinto che «sarebbe giusto che guadagnassero come i top player del calcio o del football americano, che fossero in altre parole milionari, in dollari o euro poco importa».
La chiave di tutto, ovviamente, sono i diritti tv: merchandising e biglietti sono «poco più che peanuts», dice. Grigorishin ha studiato i numeri con rigore da scienziato: «Eurosport ha pagato i diritti televisivi per l’Europa con esclusione della Russia di 4 edizioni delle Olimpiadi, da Pyeongchang 2018 a Parigi 2024 (2 invernali e 2 estive), 1,46 miliardi di euro. Possiamo quindi stabilire che il costo di un’ora di Giochi Olimpici, comprese le cerimonie di apertura e chiusura, è di circa 1,66 milioni di euro. L’importanza del nuoto nel contesto olimpico è indiscussa: a Tokyo 2020 le finali sono previste la mattina per garantire il prime time alla Nbc, storico broadcaster americano dei Giochi».
Ecco il benchmark, allora: la scommessa di Konstantin Grigorishin è creare un prodotto televisivo di altissimo valore: nella prima edizione ci saranno 30 ore di diretta tv (prodotte dalla stessa Isl), ma l’obiettivo è arrivare a 100 nel 2021. La prima tappa sarà il 5 e 6 ottobre a Indianapolis (Usa), poi verrà Napoli (12 e 13 ottobre). Seguiranno, distanziate di una settimana, Dallas, Budapest, Washington, Londra e Las Vegas. «Napoli l’ho scelta perché è una città che fa impazzire gli americani e noi puntiamo ad attrarre giornalisti e pubblico anche per il contesto in cui gareggiamo. Ma non escludo, per le prossime stagioni, di fare tappa a Roma, Milano e Torino: ho conosciuto il sindaco Chiara Appendino e credo che potremo fare buone cose insieme».
Giulia Crivelli
fashion editor
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