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Casa, il crollo dei prezzi rispetto al picco del 2010: -17,2%. Confedilizia contro l’Imu

di Giovanni Uggeri

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Nel primo trimestre 2019 l'indice dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie, per fini abitativi o per investimento, è diminuito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% nei confronti dello stesso periodo del 2018 (era -0,5% nel quarto trimestre 2018)

2 luglio 2019
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2' di lettura

Nel primo trimestre 2019 l'indice dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie, per fini abitativi o per investimento, è diminuito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% nei confronti dello stesso periodo del 2018 (era -0,5% nel quarto trimestre 2018). Lo stima l'Istat secondo cui la flessione «è da attribuire unicamente ai prezzi delle abitazioni esistenti» che hanno registrato «una variazione negativa pari a -1,3% (era -0,7% nel trimestre precedente)».

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I prezzi delle abitazioni nuove, invece, sono aumentati su base tendenziale dell’1,7% mostrando un'accelerazione rispetto al +0,6% del quarto trimestre del 2018. I prezzi delle abitazioni rispetto alla media del 2010 (primo anno per il quale è disponibile la relativa serie storica), sono diminuiti del 17,2%, a causa esclusivamente delle abitazioni esistenti i cui prezzi sono diminuiti del 23,7%, mentre per quelli delle abitazioni nuove si registra complessivamente un aumento, seppur debole (+0,8%).

«La nuova rilevazione Istat sull’andamento dei prezzi delle case conferma lo stato di crisi del mercato immobiliare italiano, unico in Europa a soffrire. Rispetto al 2010, i prezzi delle abitazioni esistenti risultano
in calo - secondo l'Istituto di statistica - del 23,7%», sottolinea con una nota il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. «La realtà, peraltro, è ancora peggiore: in molte zone d’Italia si registrano diminuzioni superiori e non si contano i casi di valori azzerati per effetto dell’assenza di compratori disposti ad acquistare. In questa situazione, un governo responsabile inizierebbe a smontare la patrimoniale sugli immobili da 21 miliardi di euro l’anno, anche per favorire una ripresa dei consumi e delle mille attività economiche collegate all’edilizia, con riflessi
positivi sull'occupazione. Ad oggi, invece, la patrimoniale Monti è ancora lì (anche se la legge del 2011 definisce l’Imu “sperimentale”...».

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