di Gerardo Pelosi
Forum Coronavirus: come combattere le fake news
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Sarebbero circa 500 gli italiani attualmente presenti in Cina che avrebbero manifestato finora l’intenzione di rientrare in Italia a seguito dell’emergenza coronavirus. Complessivamente gli italiani iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) che vivono in Cina sono circa 10mila ma si tratta per la gran parte di persone da tempo radicate nel Paese e che non intendono fare rientro in Italia. Diverso è il discorso per quei 500 registrati temporaneamente per motivi di studio o di lavoro. Ma, a differenza di altri Paesi europei che hanno suggerito ai connazionali di rientrare in patria, in Italia la situazione è diversa perché siamo l’unico Paese europeo ad avere sospeso venerdì scorso tutti i voli diretti da e per la Cina. Con il risultato che chi desidera rientrare in Italia è costretto a farlo ma con voli non diretti verso altri scali europei e mediamente più costosi.
Non sono infatti al momento programmati altri voli di Stato con aerei militari come quello che ha riportato circa 60 italiani da WuHan attualmente in quarantena nella caserma della Cecchignola. Ma non è esclusa una prossima ripresa dei voli diretti a fronte di un grande rafforzamento dei controlli sanitari in tutti i punti di arrivo portuali e aeroportuali italiani su tutti i passeggeri. Per valutare la situazione e studiare eventuali nuove misure nelle prossime ore potrebbe tenersi una riunione con i tecnici dei ministri della Sanità e degli Esteri insieme al commissario per l’emergenza, il direttore della Protezione civile, Angelo Borrelli. Se i risultati dei controlli effettuati con i termo scanner dovessero essere rassicuranti si potrebbe pensare a una ripresa dei voli accompagnata da misure molto più stringenti sul fronte dei controlli sanitari per tutti gli arrivi in Italia. In questo caso anche i prezzi dei voli per chi desidera rientrare potrebbero abbassarsi anche del 20-30%.
Di Maio: impatto economico non dipende da sospensione voli
In un’intervista alla AP il ministro degli Esteri, Di Maio ha tenuto a ricordare che «l’impatto economico del coronavirus è un problema mondiale e non dipende dal bloccare i voli da e per la Cina ma dall’effetto complessivo che avrà nel far rallentare l’economia in tutto il mondo, gli investimenti e gli scambi commerciali». Il responsabile della Farnesina ha poi precisato che «la Cina è impegnata in un enorme sforzo per combattere il virus» ma anche l’Italia sta facendo la sua parte. «Ci sono – ha aggiunto il ministro – due punti di ingresso principali dei voli dalla Cina a Malpensa e Fiumicino; stiamo provvedendo ad attrezzare i nostri aeroporti con tutti gli strumenti necessari per i controlli sanitari in relazione a questa epidemia con i volontari e i termo scanner per garantire che quando atterra un volo con passeggeri cinesi e di altre nazionalità provenienti da quel Paese si potranno effettuare i controlli previsti». Di Maio ha chiarito che «si tratta di misure temporanee» perché «stiamo realizzando questi controlli di emergenza nei nostri aeroporti e porti per le necessarie verifiche e, una volta che saremo adeguatamente attrezzati, potremo fare le nostre valutazioni».
Gerardo Pelosi
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