di Emilia Patta
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Mentre la partita dei sottosegretari si è appena chiusa dopo un lungo braccio di ferro, i due neo alleati di governo sembrano già dividersi sulla prospettiva di estendere l’alleanza a livello locale: con il Pd che apre e il M5s che frena ma non chiude del tutto. «Il tema delle alleanze alle regionali non è all’ordine del giorno. Ci sono temi importanti da affrontare a provvedimenti da realizzare in tempi celeri a favore dei cittadini. Rimaniamo concentrati sulle cose concrete come il taglio dei parlamentari e l’abbassamento delle tasse», è la risposta pentastellata alla proposta del Pd.
Proposta venuta in primis dal ministro Dario Franceschini con un’intervista a Repubblica («subito alleanza con il M5s alle regionali, è difficile ma dobbiamo provarci per battere questa destra pericolosa»), e poi rilanciata dallo stesso segretario. «L’idea di Franceschini è corretta - è il ragionamento di Nicola Zingaretti -. Bisogna rispettare le realtà locali, ma se governiamo su un programma chiaro l’Italia perché non provare anche nelle Regioni ad aprire un processo per rinnovare e cambiare?».
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Il tema c’è, soprattutto guardando al test più importante, quello dell’Emilia Romagna al voto a gennaio. Ma forse la tempistica è poco azzeccata, considerando che il governo Conte 2 deve ancora davvero partire. Tanta fretta da parte di un politico accorto come Franceschini ha tuttavia una spiegazione: il primo stress test per il governo giallorosso sarà il voto anticipato in Umbria il 27 ottobre prossimo, e dal momento che la presentazione dei candidati va fatta un mese prima il conto è presto fatto. Ci sono solo 15 giorni per trovare un accordo tra Pd e M5s per tentare di fermare la candidata del centro-destra Donatella Tesei, senatrice della Lega, spinta da un Matteo Salvini che già sta battendo il territorio palmo a palmo.
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Il Pd, dopo lo scandalo sanità che ha portato alle dimissioni della governatrice Catiuscia Marini, ha deciso di fare un passo indietro candidando un “civico”, Andrea Fora. E la trattativa tra pentastellati e democratici, in realtà già in corso nonostante le dichiarazioni ufficiali, prevede la possibilità di una sorta di scambio: in Umbria desistenza del M5s, che non presenterebbe un suo candidato, e in Calabria - dove si voterà entro l’anno e dove il M5s è più forte - desistenza del Pd. Ma il tempo stringe: un paio di settimane, appunto, con la propaganda di Salvini che morde i polpacci.
Emilia Patta
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