di Manuela Soressi
Si amplia la gamma dei gusti dei confetti (anche senza glutine)
3' di lettura
Non ci sono più (solo) i confetti di una volta. Questi dolcetti con un cuore di mandorla avvolta da uno spesso guscio di zucchero continuano sì ad accompagnare nascite e matrimoni, ma sono state affiancate anche da una nuova generazione di confetti, più in linea coi tempi. Morbidi, sfiziosi e proposti in decine di gusti insoliti (dallo zenzero all'aceto balsamico), i confetti “contemporanei” hanno cambiato il volto di un settore che vale 120 milioni di euro di vendite aiutandolo a reagire al calo strutturale della sua principale occasione di consumo: i matrimoni, giunti in Italia al loro minimo storico.
Se il confetto ha radici nell'antica Roma, ha assorbito una ricetta orientale “importata” dai veneziani ed è stato codificato a Sulmona, nel 15esimo secolo, invece la storia dei confetti moderni risale agli anni '90, quando i produttori iniziano a ricoprire le mandorle con il cioccolato e a ridurre gli strati di zucchero. L'obiettivo è chiaro: “cavalcare” i nuovi gusti, proporre altri modi di consumo e spalmarli lungo tutto l'anno, ben oltre la stagione delle cerimonie. Un'intuizione che ha diviso in due il mercato: da un lato i confettieri storici, che continuano a realizzare puntare su materie prime di qualità e a fornire un canale selezionato di botteghe, e dall'altro i competitor industriali, focalizzati su grandi volumi di prodotti destinati anche al retail (discount compresi).
Questo nuovo assetto ha ridato slancio al mondo della confetteria (+14% le vendite nel 2018), conquistato nuovi consumatori (grazie a prodotti che costano anche la metà rispetto ai confetti artigianali) e trainato i conti di alcune aziende, come la Italiana Confetti di Napoli, che in 20 anni ha decuplicato il fatturato (22 milioni di euro nel 2019) arrivando in 45 Paesi. «Con il nostro brand Maxtris abbiamo reinterpretato i confetti con gusti creativi (anche in co-branding con aziende come Kimbo e Caffarel), confezioni insolite (ad esempio il twist, incartato a doppio fiocco come una caramella) e con un efficace testimonial come Enzo Miccio, che firma anche una limited edition di grande successo» spiegano i proprietari Nicola e Dario Prisco.
Oltre 350 varietà
C'è l'estensione della gamma dei confetti anche dietro la moda della confettata, immancabile ormai in ogni cerimonia. Per farne un'esperienza di qualità Pierluigi Pizzone e Myriam Giovannini si sono inventati la professione di “sommelier dei confetti”: negli eventi ne fanno degustare oltre 80 varietà artigianali selezionate, illustrandone le caratteristiche e le peculiarità. Oltre alle occasioni speciali, i confetti sono diventati una delizia da servire anche a fine pasto, da gustare come snack o da portare in dono, tanto che sono nate botteghe dedicate a questi prodotti, come Stuzzicherie di Calabria a Guardia Piemontese Marina (CS), che ne offre ben 350 gusti diversi. Una tendenza che si sta affermando anche al nord. «Nel nostro negozio a Milano, aperto da un anno e mezzo, i clienti vengono anche per il semplice piacere di comprare un buon confetto tradizionale. Idem all'estero: negli Eataly di tutto il mondo i nostri prodotti vanno alla grande» spiega Cecilia Usuelli della storica fabbrica di confetti Ernesto Brusa di Varese (nata nel 1930).
L’export in crescita grazie ai matrimoni reali
Gli stranieri ne sono affascinati (sono in vendita anche nei duty free): ne apprezzano la lunga storia, la qualità degli ingredienti tradizionali (a partire dalla mandorla pizzuta di Avola), l'accurata tecnica di produzione (cinque giorni per un confetto artigianale) e le tante versioni. I confetti hanno, dunque, le carte in regola per diventare un'icona del made in Italy dolciario, la risposta italiana ai macarons francesi o a gli M&M's inglesi. E certe cerimonie nuziali da rotocalco (com'è stata quella di Megan ed Harry, dove sono stati serviti i confetti della storica azienda Pelino fondata a Sulmona nel 1783, fornitore tradizionale della corona inglese) rappresentano un volano per far conoscere i confetti italiani, le cui esportazioni continuano a crescere. Se in media pesano per il 25-30%, ci sono realtà per cui arrivano al 50% dei ricavi, come la William Di Carlo di Sulmona, che di recente ha aperto anche uno store a Dubai.
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy