di Davide Madeddu
(Maria Laura Antonelli / AGF)
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Si punta sul Giappone. Con tanto di marchio registrato a tutela del Pecorino Romano Dop, con l'obiettivo di far conoscere e diffondere il formaggio nei ristoranti nipponici. In quest’ottica il Consorzio per la tutela del formaggio, con sede a Macomer in Sardegna, ha depositato all'ufficio nipponico, il marchio collettivo del Pecorino Romano Dop. Si tratta dell'icona in cui viene rappresentata la testa di pecora stilizzata «che garantisce l’origine, la natura e la qualità del prodotto».
Per i rappresentanti dell'organismo che si occupa della tutela del prodotto si tratta di un tassello in più che va ad aggiungersi «Alla protezione già riconosciuta alla denominazione di origine protetta dall'Accordo di partenariato economico (APE) tra l’Unione Europea e il Giappone, entrato in vigore il 1° febbraio 2019». Un passo avanti in cui la ricerca di nuovi mercati viene affiancata da maggiori strumenti di tutela e difesa dei prodotti.
Un mercato ancora poco esplorato da 3 milioni di euro
«Quello ottenuto in Giappone è il risultato di un lavoro lungo e paziente, portato avanti dai nostri legali e durato diversi mesi, fatto di scambi dialettici continui con il loro ufficio preposto, che ci ha portati finalmente a ottenere la tutela del nostro marchio sul mercato – dice Salvatore Palitta, presidente del Consorzio – . Questo significa che il consumatore giapponese avrà da oggi un elemento in più per capire se quello che sta comprando è il prodotto originale. Il senso della nostra richiesta di registrazione del marchio è proprio questo: mettere il consumatore nelle condizioni di essere pienamente consapevole delle scelte che sta facendo nel momento dell'acquisto».
Nei prossimi mesi partirà una campagna di marketing finalizzata proprio a far conoscere e diffondere il prodotto anche nei ristoranti. Quello giapponese, come rimarcano al Consorzio «E’ un mercato in forte crescita: nell'ultimo triennio sono stati esportati circa 4mila quintali di Pecorino Romano Dop per un giro d'affari di 3 milioni di euro, e ci sono ancora molti spazi per crescere».
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