di Marco Ferrando
(REUTERS)
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Alla fine, la scelta è caduta su Ubi Banca. Nel brusio di questi anni, nutrito dalle ipotesi delle banche d’affari, contatti informali e mere speculazioni, per Intesa Sanpaolo si è ragionato per lo più di una preda estera. Cioè quello che servirebbe, in teoria, a un campionissimo nazionale com’è la banca guidata da Carlo Messina, che - da quando è al timone - ha saputo fare della crescita interna e dell’operazione sulle ex popolari venete un formidabile motore di crescita.
Ma, in pratica, sposarsi all’estero non è facile al giorno d’oggi. A ripeterlo fino alla nausea è soprattutto Jean Pierre Mustier, ceo di UniCredit, ma a pensarla così è anche Carlo Messina: con buona pace dell’unione bancaria europea ancora a metà del guado, oggi sono troppe le incertezze - regolatorie, ma soprattutto di capitale - che porta con sé un’aggregazione transfrontaliera. Tra i rumors più ricorrenti degli anni passati, quello che vedeva Intesa puntare alle attività Uk del gruppo britannico Coutts, o addririttura Julius Baer, in terra elvetica: operazioni interessanti ma doppiamente complesse visto che sono in aree extra euro.
E così, alla fine, la scelta è caduta su Ubi. Che per Intesa Sanpaolo , viste le affinità storiche (si pensi alla figura di cerniera di Giovanni Bazoli) , territoriali e identitarie è qualcosa che sta a metà tra una vicina di casa, una parente o un’amica di vecchissima data. Le sfide dell’efficienza e del fintech rendono non più rinviabili operazioni straordinarie che aprano a nuove economie di scala e a un ripensamento del modello di business, valorizzando quel che c’è di più prezioso: la fiducia dei clienti.
C’era da fare, e anche da fare presto: perché, si sarà chiesto alla fine Carlo Messina insieme al suo consiglio, andare tanto lontano se c’è qualcuno di interessante giusto all’altro lato di via Monte di Pietà? A conferma dell’operazione a chilometro zero, i due milanesissimi advisor della banca: lo studio Pedersoli, che sta sempre in Monte di Pietà solo un paio di portoni più avanti e Mediobanca, ormai consigliere fidatissimo di Messina.
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Marco Ferrando
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