di Ivan Cimmarusti
Omicidio Regeni, spunta un supertestimone
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Di certo c’è che ci sono cinque agenti del servizio segreto egiziano accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso il giovane ricercatore italiano al Cairo, Giulio Regeni. A distanza di tre anni il governo di Al Sisi continua a non collaborare con le autorità italiane, tanto da non aver offerto alcun contributo reale all’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma, che solo grazie all’aiuto degli investigatori è riuscita a ricostruire una vicenda che ancora oggi non trova soluzione. Il governo cairota - accusato di usare la tortura - sembra non avere intenzione di far processare in Italia i carnefici di Giulio.
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Il filo che lega l’intelligence egiziana all’omicidio
Il filo che lega l’intelligence egiziana con il caso Regeni è il capo del sindacato indipendente cairota, Muhammad Abdallah. Una figura chiave nell’inchiesta sul sequestro e omicidio del giovane ricercatore, che per l’universtà di Cambridge stava studiando questi organismi, in apparenza contrastati dal governo di Al Sisi. Stando ai riscontri, Abdallah sarebbe legato ai servizi di sicurezza dell’Egitto, ai quali ha passato informazioni su Giulio e sulla ricerca scomoda che stava svolgendo. Lo avrebbe «venduto» come un agente infiltrato dell’intelligence britannica.
I documenti falsi e i depistaggi del Cairo
Nei documenti inviati a Roma dalle autorità egiziane, sono emerse ricostruzioni destituite di ogni fondamento. Una realtà costruita per addossare la responsabilità sul sequestro e l’omicidio a una banda di rapinatori, uccisa in un blitz della polizia il 25 marzo 2016 e trovata in possesso dei documenti di Giulio. L’ultimo depistaggio individuato dagli investigatori italiani riguarda la ricostruzione degli egiziani, circa il furgone bianco che i rapinatori avrebbero utilizzato per sequestrare Giulio. Stando alle analisi investigative italiane in realtà quel giorno il furgone era dal meccanico. Il secondo depistaggio è sul capo della banda di rapinatori: Tarek Abdel Fatah che però il giorno della scomparsa di Giulio era a 100 chilometri di distanza dal luogo dove sarebbe avvenuto il sequestro. Il terzo depistaggio, infine, riguarda la morte di Regeni. Per la polizia egiziana Giulio era stato ucciso poco dopo essere stato rapito, ma l’autopsia ha dimostrato che il ricercatore è stato seviziato per più giorni prima di essere eliminato.
Ivan Cimmarusti
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