di Stefano Carrer
Controlli sanitari nell’aeroporto internazionale di Najaf, in Iraq
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Mentre crescono le preoccupazioni per la diffusione dell’epidemia da coronavirus fuori dalla Cina - con riflessi negativi sui mercati finanziari - l’allarme per i suoi effetti economici globali sarà probabilmente il tema-chiave al vertice dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali del G20 che si apre in Arabia Saudita in assenza della delegazione cinese (e con qualche altra defezione).
L’effetto-coronavirus ha contribuito a far ripiegare le Borse europee (Milano -1,2%, -0,5% l’indice Stoxx 600), sulla scia della debolezza del settore automobilistico e di Wall Street dopo indicazioni negative dagli Usa su servizi e manifattura a febbraio (con l’Ihs Markit Pmi sceso sotto quota 50 per la prima volta dal 2013).
A sottolineare la centralità del tema coronavirus al G20 è stato il governatore della Banca del Giappone, Haruhiko Kuroda, in una audizione parlamentare poco prima della sua partenza per Riad, durante la quale ha affermato che l’istituto è pronto a intraprendere misure addizionali di politica monetaria se sarà ritenuto necessario per puntellare l’economia nipponica.
Il Giappone appare già sull’orlo della recessione, mentre il governo viene sottoposto a diffuse critiche per la gestione della quarantena della «Diamond Princess» (dove 634 crocieristi hanno contratto il virus) e il numero di casi a terra è salito intorno al centinaio, compresi due bambini in Hokkaido. Vari eventi di massa sono stati cancellati e cominciano a chiudere anche i parchi di divertimento (Sanrio Puroland, il popolare parco a tema Hello Kitty, chiuderà i battenti da oggi almeno fino al 12 marzo).
Ancora peggiore è la situazione in Corea del Sud, dove i casi sono saliti di 48 unità a 208, concentrati nella città di Daegu (2,5 milioni di abitanti). Finora all’Oms sono pervenute segnalazioni di 1.076 casi di infezione in 25 Paesi, mentre le infezioni in Cina sono tornate a salire (889 nuovi casi confermati ieri, contro i 395 del giorno precedente), per un totale di 2236 morti e oltre 75mila contagiati. La «Davos asiatica», ossia il Boao Forum, è stata posposta rispetto alla data fissata del 24-27 marzo.
Settore aereo in sofferenza
Ieri un’indicazione sulla pesantezza delle ripercussioni globali della crisi da coronavirus è arrivata dal trasporto aereo, che quest’anno registrerà la prima contrazione dal 2009: lo ha stimato la Iata (International Air Travel Association),secondo cui il coronavirus costerà alle compagnie aeree 29,3 miliardi di dollari in mancati ricavi da passeggeri.
La previsione sulla domanda è stata rivista al ribasso da +4,1% a -0,6%, sempre che l’epidemia resti per lo più concentrata in Cina: il calo del 4,7% della domanda attesa sarà guidato da un -13% nell’area Asia-Pacifico. «Sarà un anno molto duro per le compagnie, chiamate a difficili decisioni sul taglio della capacità e in alcuni casi delle rotte», ha detto il presidente della Iata Alexandre de Juniac.
Lusso a crescita zero
Tra gli altri settori destinati a soffrire c’è quello dei beni di lusso: lo indica una nota degli analisti di Goldman Sachs, che prevedono «una crescita media pari a zero nel settore lusso nell’anno fiscale 2020, contro il +5% precedente. Il rinvio degli acquisti potrà beneficiare le vendite dell’anno fiscale 2021», per il quale le stime sono state alzate da +6% a +8%.
Inoltre è «probabile una revisione al ribasso dei profitti», hanno aggiunto, tagliando le previsioni 2020 in media dell’11%: «Prevediamo ora un calo delle vendite del 9% nel primo semestre, contro la stima precedente per +6%. Riteniamo che la domanda comincerà a migliorare a metà 2020 con un periodo di ripresa nel quarto trimestre».
Goldman Sachs ritiene comunque che «l’impatto sarà temporaneo e probabilmente sarà seguito da un periodo di ripresa: i brand probabilmente recupereranno le vendite perse, a seconda della solidità del marchio, della categoria di prodotto e della durata delle turbolenze».
Auto in crisi
Intanto il principale mercato automobilistico del mondo appare virtualmente paralizzato: le vendite di auto in Cina sono crollate del 92% nella prima metà di febbraio (con una punta di -96% nella prima settimana), come ha indicato la Federazione cinese dei costruttori di automobili Cpca.
Geely ha avviato un servizio di vendite online con consegna a domicilio, mentre altre case hanno rafforzato le campagne di vendita su Internet per raggiungere una clientela alla quale viene sconsigliato di frequentare luoghi aperti al pubblico come le concessionarie.
Nel suo annual report, il gruppo tedesco Daimler ha avvertito sui rischi per il suo business e per l’economia globale: rischi che «potrebbero concernere non solo lo sviluppo delle vendite, ma portare anche a significativi effetti avversi su produzione, mercato delle forniture e supply chain».
I costruttori giapponesi Nissan e Honda hanno annunciato un ulteriore rinvio della riapertura di alcune fabbriche in Cina dentro o vicino alla provincia di Hubei. Toyota, invece, dovrebbe riavviare la produzione da lunedì anche nell’impianto del Sichuan, rimettendo in attività tutte e quattro le sue fabbriche in Cina, anche se la produzione non potrà ancora tornare ai livelli consueti.
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