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Dall’apertura a M5S agli «zero vicepremier», le mosse del mediatore Franceschini

di An.C.

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Il deputato del Pd Dario Franceschini (Ansa)

Il deputato del Pd Dario Franceschini (Ansa)

Oggi deputato Dem, ha proposto di ragionare sull’ipotesi di un Conte bis , senza alcun vicepresidente del Consiglio. Una carta calata a sorpresa sul tavolo della trattativa con i pentastellati per “stanare” il leader politico Di Maio, che rivendica quell’incarico per sé, e spianare così la strada a un esecutivo giallo rosso

2 settembre 2019
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2' di lettura

Da “pontiere della prima ora”, voce dissonante nel Pd sul rapporto che il partito dovrebbe avere nei confronti di M5S, all’impegno in prima persona per sbloccare la trattativa con i pentastellati e dar vita a un governo giallo rosso. Dario Franceschini, rappresentante dell’anima più centrista del Pd, è tornato a esercitare il ruolo di mediatore.

La spinta per aprire ai pentastellati
Prima un’intervista rilasciata al Corriere della Sera a fine luglio in cui rimarcava la differenza tra Lega e Cinquestelle e inseriva i secondi in un “arco costituzionale” anti-Salvini, scatenando la reazione di Matteo Renzi e di tutti i renziani pronti a chiudere all’ipotesi di un’alleanza tra Pd e M5S (l’uno e gli altri cambieranno posizione dopo lo strappo di Salvini e la crisi dell’esecutivo giallo verde). Poi, nelle ultime ore, la proposta affidata a un tweet di ragionare sull’ipotesi di un Conte bis del tutto privo di un vicepresidente del Consiglio. Una carta calata a sorpresa sul tavolo della trattativa con i pentastellati per “stanare” il leader politico Di Maio, che rivendica quell’incarico per sé, e spianare così la strada a un esecutivo Pd-Dem.

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Il suo nome circolato per il ruolo di vice premier in quota Pd
Franceschini, dopo la battuta d’arresto alle scorse Politiche nella sua Ferrara, quando ha perso il collegio contro la leghista Maura Tomasi, è in prima linea nella partita che i Dem stanno giocando in queste ore con i pentastellati. Da quando Salvini ha deciso di far saltare il tavolo del governo, l’ex ministro della Cultura negli esecutivi Renzi e Gentiloni, oggi deputato, “grande elettore” del segretario Nicola Zingaretti, si è mosso sottotraccia per far decollare il dialogo tra Pd e Cinque Stelle. Ha fatto parte della delegazione Dem che ha incontrato quella pentastellata e il premier incaricato Giuseppe Conte. Il suo nome, con quello di Andrea Orlando, è girato per l’incarico di vicepremier in quota Pd.

Franceschini aveva caldeggiato la formazione di un governo giallo-rosso già a inizio legislatura. La sua idea di fondo è che il M5s e la Lega sono molto diversi, e in epoca di proporzionale il compito del Pd è quello di dialogare con la parte “sinistra” dei pentastellati anche in un'ottica di prospettiva, ossia la formazione di una futura maggioranza di governo contro la destra salviniana.

Pontiere con M5S nella trattativa per il nuovo governo
Secondo il deputato Dem, la strategia del pop corn delineata nei mesi scorsi da Renzi, ovvero un Pd che non avrebbe dovuto abbandonare il ruolo di principale forza di opposizione all’esecutivo M5S-Lega, ha portato il Carroccio al 35% e danni al paese dalla politica del governo giallo verde. Ora lo scenario politico è cambiato in maniera sostanziale. Franceschini si è ritagliato un ruolo di pontiere in una trattativa, quella con i pentastellati per un nuovo governo, che procede al ritmo di ultimatum e aperture. Ma la mediazione fa parte del suo curriculum, ed è una lezione che ha appreso dalla scuola Dc, maturata nella militanza nella Margherita e prima ancora del Ppi.

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