di Isabella Bufacchi
Il premier Michael Kretschmer (Cdu) assicura che darà alla Sassonia altri mille poliziotti (Afp)
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Le elezioni sono un campo fertile per le sorprese. E sarà così in Sassonia e Brandeburgo, i due Länder della ex-DDR (Repubblica democratica tedesca) alle urne domani lasciando la Germania, e l’Europa, fino all’ultimo con il fiato in sospeso. Le sorprese infatti potrebbero essere più di una, dando tuttavia per scontata - stando agli ultimi pronostici - la batosta per i partiti dell’establishment Cdu e Spd, l’ascesa a razzo attorno al 20% di AfD (Alternative für Deutschland) e un buon risultato dei Verdi. L’esito inaspettato ma non impossibile, rispetto ai risultati delle elezioni regionali del 2014, delle Europee 2019 e tenendo conto dei sondaggi altalenanti da mesi, vedrebbe da un lato ridimensionata la vittoria prevista del partito di estrema destra e dall’altro lato un gradimento dei Verdi superiore alle attese.
La Cdu dunque mira a confermarsi di misura primo partito in Sassonia, pur con un calo considerevole dei voti, inseguita da AfD al secondo posto. In Brandeburgo l’Spd potrebbe miracolosamente, e nonostante il calo a picco dei voti, mantenere la supremazia degli ultimi 30 anni bloccando al fotofinish AfD al secondo posto, dopo una rimonta insperata dei socialdemocratici e un serrato testa a testa.
Stando alle indicazioni tra tutti i partiti anti-razzismo determinati a fermare la deriva xenofoba, nel post-elezioni dovrebbe arrivare il “cordone sanitario” contro la destra estrema con governi di coalizione multicolore (per esempio il rosso-rosso-verde in Brandeburgo oppure il nero-rosso-verde in Sassonia), dove i Verdi potrebbero, con voti tra il 10% e il 14%, diventare l’ago della bilancia.
Il confronto con il passato
In Sassonia, per la Cdu è previsto un crollo verticale dal 39,4% delle ultime elezioni regionali del 2014 al 32% (-7,4%), AfD in ascesa dal 9,7% del 2014 al 24,5% (+14,8%)e i Verdi all’11% circa. Questo non tiene conto delle europee 2019 con un’affluenza record e dove AfD è stato il primo partito con il 25,3% seguito da Cdu al 23% e i Verdi al 10,3%. In Brandeburgo, l’Spd negli ultimi sondaggi è dato al 22% (-9,9% rispetto al 31,9% del 2014) contro il 21% di AfD (+8,8% rispetto al 12,2% del 2014). Ma alle europee 2019, AfD è risultato il primo partito con il 19,9% dei voti, rispetto al 17,2% dell’Spd e il 18% della Cdu. I Verdi potrebbero ottenere domani il 14,5%, in grande ascesa rispetto al 6,2% delle regionali 2014 e poco superiore al 12,3% delle europee 2019. I giovani voteranno Verdi, i meno giovani AfD o i nostalgici Linke.
Il fattore socio-economico
L’analisi del voto è complessa e qualche statistica economica può sorprendere. La Germania viene a tutt’oggi considerata divisa tra Ovest ed Est, in termini di produttività, salari, disoccupazione e Pil pro capite, ma i progressi sono stati considerevoli nel trentennio dalla riunificazione. Il tasso di disoccupazione in Sassonia e Brandeburgo è attorno al 6% , superiore rispetto al 4,2% su scala federale ma molto inferiore al 17% di 15 anni fa. Joachim Ragnitz, dell’Ifo Institute di Dresda, sottolinea che il reddito pro capite, in termini reali, nelle regioni della Germania orientale è pari al 92% di quello a Ovest (92,8% in Sassonia e 94,2% in Brandeburgo) ma la percezione dei cittadini nella ex-DDR è di un benessere peggiore, si sentono trattati come tedeschi di seconda categoria, poco considerati dalle politiche federali.
«Nessuno nell’Est vuole ricostruire il muro - dice Ragnitz al Sole 24Ore commentando il populismo separatista -. L’Est vuole che la sua voce sia sentita di più nell’Ovest e che i problemi nella ex-DDR siano presi più seriamente dai politici a livello federale. Servono più investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo, l’Est dovrà attrarre più investimenti esteri». Per Alexander Kritikos del think tank DIW, la demografia è un fattore chiave in queste elezioni. «In molte aree rurali della Germania est, la popolazione sta invecchiando più dell’Ovest perché molti giovani sono andati via, con picchi del 40% della popolazione sopra i 60 anni nell’Est rispetto per esempio a Francoforte che è al 20%».
Altra fonte di protesta e scontento è l’arretratezza delle infrastrutture locali: «Nell’Est mancano scuole, stazioni di polizia, ospedali, il trasporto locale è carente e questo rende i cittadini scontenti, specialmente nelle aree rurali». Secondo Kritikos, molto è stato fatto: «L’errore iniziale è stato sottostimare il divario della produttività, all’Est era al 35% rispetto all’Ovest trent’anni fa, ma si credeva fosse al 60%. Ora però è all’80%: dire che la riunificazione ha fallito non ha senso».
Isabella Bufacchi
vicecaporedattore corrispondente dalla Germania
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